2021-06-02
Per dare i sieri ai ragazzini hanno conteggiato (male) un milione di minori a rischio
Per il «Corriere», un under 18 su 10 è fragile. Gli esperti insorgono: «Dato assurdo persino per i Paesi poveri». Il legale: «Informare bene i genitori sugli effetti avversi».Abbiamo un milione di bambini fragili «per malattie o disabilità» di cui non c'eravamo accorti. Ieri il Corriere della Sera affermava che i «minorenni in Italia sono circa 10 milioni: uno su dieci è un soggetto fragile, per malattie o disabilità, che con il contagio potrebbe rischiare la vita o conseguenze devastanti». Quindi dovrebbe essere vaccinato, secondo la tesi cavalcata dal quotidiano di via Solferino.Per la verità il dato deve essere sfuggito anche all'Istat, se nel report del 2019 indicava che nella fascia 0-14 la percentuale di minori in buona salute è del 96%. I giovanissimi con almeno due malattie croniche sono l'1,7%; quelli con malattie del cuore lo 0,5% e i cronici con diabete non superano lo 0,4%. Percentuali ben diverse da quelle cui fa riferimento il Corriere.«Fortunatamente non vedo un adolescente su dieci che abbia di questi problemi e che sia a rischio di morire se non vaccinato», commenta Gian Vincenzo Zuccotti, responsabile pediatria e pronto soccorso pediatrico dell'ospedale Sacco e dell'ospedale dei bambini Buzzi di Milano. Il professore, pur non avendo dati a livello nazionale, giudica questi numeri «non compatibili con quello che accade nella vita reale. Sarebbe uno scenario drammatico per il nostro Paese». Precisa che i bambini, purtroppo, sono pure loro colpiti da forme tumorali, soffrono di malattie metaboliche, degenerative «ma parliamo di percentuali molto piccole. Nemmeno lo Stato più povero della Terra ha un bambino su dieci in sofferenza», esclama Zuccotti. Se invece nel conto si includono diabete, obesità, malattie allergiche e altre cronicità, i casi possono aumentare «ma mai in quella proporzione indicata. E senza condizioni di rischio elevato». Alberto Villani, past president della Società italiana di pediatria, al Corriere ha dichiarato: «Non è vero che bambini e ragazzi sono immuni da forme gravi di Covid, o addirittura dalla morte». Salvo poi precisare che «in Italia ci sono stati una trentina di morti per Covid tra gli under 18, tutti con malattie pregresse», quindi un numero relativamente contenuto. Ancora più basso, in realtà, perché l'ultimo rapporto dell'Iss indica 24 decessi per coronavirus nella fascia 0-14 anni. E «nella popolazione pediatrica il rischio di andare incontro a patologia grave indotta da Sars-Cov-2 è contenuto se non irrilevante», dichiarava lo scorso mese Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. Il professor Villani conferma: «Per fortuna i bambini con forme severe di Covid che abbiamo curato non sembrano risentire di effetti a lungo termine, come invece accade agli adulti». Ancora più incomprensibile risulta, dunque, questa insistenza nel vaccinare una popolazione non a rischio e che forse avrà più problemi nel tempo per eventi avversi provocati da farmaci, che sono ancora in via sperimentale. Non dimentichiamo, infatti, che l'estensione alla fascia 12-15 anni è stata concessa dall'Ema, l'Agenzia europea del farmaco, attraverso una valutazione accelerata e dopo trial, di Pfizer, su appena 2.260 adolescenti. Per Villani, gli under 16 vanno vaccinati perché «lasciare un'intera fascia di popolazione scoperta significa permettere al virus di continuare a circolare. Dobbiamo chiudere tutte le porte per sconfiggerlo». Detta così, più che per il bene dei minori sembra per proteggere gli adulti, che però se vogliono possono vaccinarsi e sperare di sviluppare un'immunità nel tempo, senza inoculare farmaci nei più piccoli. «Avere malattie croniche non significa essere ad alto rischio in caso di infezione da Covid», interviene Antonio Clavenna, responsabile dell'unità di farmacoepidemiologia dell'Istituto Mario Negri. «La vulnerabilità riguarda circa 200.000 minori italiani, affetti da tumori, malattie rare o del sistema immunitario, che possono essere protetti con la vaccinazione. Gli stessi che rientrano nelle condizioni per ricevere gli anticorpi monoclonali». L'esperto è convinto che non sia «una priorità vaccinare bambini e adolescenti sani», rispetto ad anziani e a categorie fragili ancora scoperte. Se lo si vuole fare, dice, bisogna essere chiari: «Va detto con onestà che la scelta nasce da una strategia ben precisa, cioè non tanto tutelare la salute del singolo ma tutelare la comunità. Chiediamo ai ragazzini “il sacrificio" di vaccinarsi nell'ottica di proteggere chi sta intorno a loro». Intanto già ci si chiede come si comporteranno genitori, magari divorziati, qualora abbiano idee contrarie sull'opportunità di immunizzare i loro figli. «Mi auguro che il buon senso prevalga e che non si debba finire davanti a un giudice, unica soluzione possibile», commenta Francesco D'Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale per la bioetica. «Purtroppo», aggiunge il giurista, «si doveva rendere obbligatoria la vaccinazione contro il Covid, in nome del fondamentale diritto alla salute». E se il bambino vuole il vaccino o è contrario, ha voce in capitolo? «Il minore non ha facoltà di autodeterminazione in tema di salute. Sono i genitori che decidono e prestano il consenso», spiega l'avvocato Alessandra Devetag del Ciatdm, il Coordinamento internazionale delle associazioni a tutela dei diritti dei minori. Aggiunge: «Mi chiedo se mamme e papà verranno informati delle miocarditi su cui stanno indagando i Cdc (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie degli Stati Uniti, ndr). O dei rischi neurologici, di sterilità, infertilità che altri scienziati hanno evidenziato. Perché nessuno scudo penale protegge per mancata informazione atta a esprimere un consenso, come ha confermato anche una recente sentenza della Cassazione».