2020-10-23
Si va verso il blocco dei licenziamenti fino a gennaio. Ai sindacati non basta
Cgil, Cisl e Uil chiedono di non stabilire una data e di legare Cig e divieto: così lo stop potrebbe arrivare perfino all'estate.Addio nonostante 100 milioni di sgravi. Luigi Di Maio nel 2018 si vantava di aver risolto tutto.Lo speciale contiene due articoli.Il governo è pronto a raggiungere un compromesso con i sindacati sullo sblocco dei licenziamenti. Il faccia a faccia di mercoledì sera è finito con una fumata nera ma il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, insieme a quello del Lavoro, Nunzia Catalfo, avrebbero già messo sul piatto la proroga dello sblocco da metà a novembre al 31 gennaio. La data proposta dall'esecutivo non piace ai leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil. «Noi chiediamo di non legare la fine del blocco a una data, ma di conteggiare le settimane» ulteriori di proroga della Cig «che sono 18» e «di tenere insieme la possibilità di fruire di cassaintegrazione e blocco dei licenziamenti», ha detto ieri il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Le 18 nuove settimane dovrebbero essere divise in sei settimane fino alla fine di quest'anno in modo da coprire chi avrà esaurito le precedenti del dl Agosto, a partire da metà novembre fino al 31 dicembre, e dovrebbero entrare nel prossimo decreto legge; le altre 12 sarebbero previste nel 2021 e andrebbero in legge di bilancio. Questo significa che se con un utilizzo continuativo delle nuove 12 settimane di cassaintegrazione nel 2021 si arriva fino al 21 marzo, con un ricorso scaglionato si potrebbe andare a una copertura più lunga, fino ad arrivare potenzialmente a giugno (se venisse indicato questo come mese entro il quale usufruire della Cig Covid). Un'ipotesi di blocco ancora più lungo che il governo non sarebbe disponibile a considerare.I sindacati ieri si sono rivolti direttamente al premier Giuseppe Conte e hanno chiesto l'avvio, in tempi brevissimi, di un tavolo a Palazzo Chigi sulla riforma degli ammortizzatori sociali, sulle politiche attive del lavoro, sulla manovra economica e sui fondi europei. Che la situazione richieda ancora un argine è lo stesso premier a dirlo, affermando che «i contraccolpi della crisi sono ancora forti e non è possibile, in questa fase, dismettere la rete di protezione disposta sin dall'inizio della crisi in favore dei lavoratori e delle imprese» e per questa ragione «rifinanziamo con 5 miliardi un nuovo e ulteriore ciclo della cassaintegrazione». Le trattative, dunque, vanno avanti. E il punto di caduta di un eventuale accordo potrebbe comunque essere sbloccare tutto nei primi mesi del prossimo anno. Ma più si aspetta a togliere «il tappo» e più rischiano di lievitare i tagli. C'è poi un problema di fondi: in manovra sono stati stanziati 5 miliardi per la Cig al 2021 ma gran parte di queste risorse sono i risparmi sulla parte stanziata nel 2020. Se si prolunga il blocco il governo dovrà garantire altra cassa e dunque anticipare la spesa. L'effetto collaterale sarà quindi che i fondi per il 2021 si ridurranno drasticamente e come tutte le coperte corte lasceranno scoperto qualcosa. Non solo. Se Giuseppe Conte dovesse ammettere che il 2021 sarà funestato da richieste di Naspi, sarebbe costretto a smontare il calcolo di rilancio del Pil che a sua volta permette di inserire nei file excel (inviati a Bruxelles) percentuali di gettito fittizio. Nel frattempo, ieri dall'Osservatorio sul precariato dell'Inps sono arrivate i numeri aggiornati sul mercato del lavoro: le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nei primi sette mesi del 2020 sono state 2.919.000. Rispetto allo stesso periodo del 2019 la contrazione è stata «molto forte (-38%): particolarmente negativa nel mese di aprile (-83%), risulta però progressivamente attenuarsi fino a luglio (-20%)». Sempre secondo i dati dell'Inps, nel mese di settembre sono state autorizzate 254,9 milioni di ore di cassaintegrazione, segnando +1.215% sullo stesso mese del 2019 e -13,2% sul precedente mese di agosto. Il 98% delle ore di Cig ordinaria, deroga e fondi di solidarietà è stato autorizzato con causale «emergenza sanitaria Covid-19». ll numero totale di ore di Cig autorizzate nel periodo dal primo aprile al 30 settembre per l'emergenza sanitaria è pari a 3.058,1 milioni, di cui 1.475,9 milioni di Cig ordinaria, 988,2 milioni per l'assegno ordinario dei fondi di solidarietà e 594,0 milioni di Cig in deroga. A settembre le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate sono state 94,2 milioni e si riferiscono quasi interamente alla causale «emergenza sanitaria Covid-19», registrando un calo del 6% sul mese di agosto. Per la cassa straordinaria sono state 10,5 milioni, di cui 1,3 milioni per solidarietà, segnando rispetto al mese precedente un aumento del 23,3%.A dare i numeri è anche un'indagine della Fondazione studi consulenti del lavoro svolta tra fine settembre e metà ottobre tra 5.000 professionisti iscritti all'Ordine. Secondo la ricerca, sono circa 1 milione i posti di lavoro che le piccole e medie imprese italiane potrebbero perdere tra l'inizio e la fine del 2020. Un bilancio pesante quindi per il milione e mezzo di aziende assistito dai consulenti del lavoro, visto che i loro organici potrebbero contrarsi di circa il 10%.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/si-va-verso-il-blocco-dei-licenziamenti-fino-a-gennaio-ai-sindacati-non-basta-2648446962.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="schiaffo-di-whirlpool-a-patuanelli-il-31-cessa-la-produzione-a-napoli" data-post-id="2648446962" data-published-at="1603394103" data-use-pagination="False"> Schiaffo di Whirlpool a Patuanelli. Il 31 cessa la produzione a Napoli A pensare alla Whirlpool di Napoli, non si contano le volte in cui un qualche esponente del governo affermava di aver trovato la quadra per fare restare gli americani a produrre elettrodomestici nel capoluogo campano. Invece lo stabilimento Whirlpool di Napoli chiuderà definitivamente il 31 ottobre. L'ad di Whirlpool Italia e vice presidente operazioni industriali per l'Europa, L'Africa e il Medioriente, Luigi La Morgia, ieri ha confermato quanto già annunciato un anno fa, spiegando, nel corso dell'incontro al Mise che si è tenuto ieri, che la decisione è dovuta al drastico crollo nella domanda globale per Omnia, il modello di lavatrici di alta gamma che viene prodotto nel sito campano. Così 350 lavoratori, più tutti quelli dell'indotto, si troveranno a perdere il lavoro in uno dei momenti più duri e difficile per l'economia italiana. Era il 30 ottobre del 2018 quando Luigi Di Maio, ai tempi a capo del Mise scriveva su Facebook che «Whirlpool non licenzierà nessuno e, anzi, riporterà in Italia parte della sua produzione che aveva spostato in Polonia». A distanza di due anni la pandemia si è unita ai problemi dello stabilimento campano e così l'azienda, attraverso una nota, ha fatto sapere che le interruzioni sulla catena di fornitura le stanno impedendo di produrre tutti gli elettrodomestici richiesti dai cittadini statunitensi costretti a rimanere in casa a causa della pandemia di coronavirus». Nel dettaglio, la società ha dichiarato che le sue vendite hanno mostrato un calo dell'1,6% nel terzo trimestre in Nord America a causa delle interruzioni operative dovute alla pandemia. La società ha osservato anche che gli ordini in arretrato sono molto al di sopra dei livelli tradizionali. In parole povere, il gruppo ha bisogno di tagliare i costi e così il numero uno dell'azienda nel Vecchio continente ha confermato la chiusura dello stabilimento di Napoli. «Dopo 18 mesi, sebbene gli sforzi messi in campo siano stati importanti e unici, il mercato su Napoli non è cambiato. Quindi confermo quanto abbiamo già detto un anno fa. Il 31 di ottobre la produzione su Napoli cesserà», ha detto ieri La Morgia nel corso dell'incontro avuto con il ministro dello Sviluppo eeconomico Stefano Patuanelli, Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud, sindacati e rappresentanti di Regione ed enti locali. «Abbiamo cesellato tutti gli strumenti che potevamo costruire per incentivare la permanenza di Whirlpool a Napoli», ha commentato il ministro Patuanelli. «Prendere atto che dopo tutto questo la decisione non è cambiata ci porta a essere in sofferenza e difficoltà per quei lavoratori. Io personalmente ero convinto che ci fossero le condizioni per continuare, prendiamo atto che così non è». Molta amarezza è stata espressa anche dal ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, che ha detto che la questione sarà subito affrontata dal Consiglio dei ministri: «Una decisione grave e inaccettabile». «Il governo ha messo in campo strumenti unici, arrivando a offrire un pacchetto da oltre 100 milioni alla multinazionale tra taglio del costo del lavoro, fondo perduto, fondo per le crisi d'impresa, fiscalità di vantaggio e prestiti garantiti», ha aggiunto la sottosegretaria Alessandra Todde.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)