2024-07-23
Si dimette il capo del Secret service
Kimberly Cheatle lascia l’incarico il giorno dopo aver ammesso il flop nella protezione di Donald Trump. Che critica la Casa Bianca e attacca la sua sfidante: «È incompetente».Prima l’ammissione, poi le dimissioni. La direttrice del Secret service, Kimberly Cheatle, ha annunciato ieri il passo indietro dopo l’audizione in commissione di controllo della Camera in cui aveva definito la gestione della sicurezza durante il comizio di Donald Trump a Butler, in Pennsylvania, terminato con il tentato assassinio dell’ex presidente americano, come il più significativo fallimento operativo degli ultimi quattro decenni da parte dell’agenzia da lei guidata. L’ormai ex direttrice ha salutato i membri del suo staff attraverso una mail, ottenuta e pubblicata da Associated Press: «Alla luce dei recenti eventi, è con il cuore pesante che ho preso la difficile decisione di dimettermi». Joe Biden, dopo averla ringraziata per il lavoro svolto in questi due anni - era in carica dall’agosto del 2022 - ha già reso noto che presto provvederà a nominare un nuovo direttore a capo dell’agenzia che si occupa della sicurezza del presidente in carica, dei predecessori e delle rispettive famiglie: «Ha dedicato e rischiato la sua vita per proteggere il Paese. Sappiamo che quello che è accaduto quel giorno non può accadere mai più», si legge nella nota dell’inquilino della Casa Bianca. Le dimissioni della Cheatle, tuttavia, non basteranno ad archiviare il caso dell’attentato a Trump dello scorso 13 luglio. Il tycoon è andato all’attacco dell’amministrazione Biden-Harris: «Non mi hanno protetto». L’indagine prosegue su pressione di entrambe le ali del Congresso.Nel frattempo cresce l’attesa per il discorso con cui Biden spiegherà alla nazione le ragioni del suo ritiro dalla corsa alle presidenziali del prossimo 5 novembre. A tal proposito, Axios e Politico hanno rivelato un retroscena contenuto in un documento confidenziale distribuito lo scorso maggio dal Partito repubblicano ai principali collaboratori in vista della campagna elettorale per sostenere la rielezione di Trump. Il documento, intitolato La nomina di un candidato democratico alternativo, conteneva infatti l’eventualità che avrebbe portato il tycoon a competere per la Casa Bianca con un candidato democratico differente da Biden, ipotizzando il ritiro di quest’ultimo a causa di un «passo indietro», di una «ribellione interna al partito» o di un «atto divino». All’interno delle 11 pagine, rilasciate con un mese di anticipo rispetto al dibattito televisivo tra Biden e Trump andato in scena ad Atlanta lo scorso 28 giugno e in cui il presidente in carica mostrò chiari segni di confusione e mancanza di brillantezza, si motivava tale scenario spiegando che «qualcosa potrebbe succedere e Biden e i democratici non avranno altra scelta che nominare una sostituzione alla convention o in una speciale riunione del Dnc». Nel documento c’erano anche i nomi dei candidati alternativi, tra cui ovviamente Kamala Harris, definita ieri da Trump «incompetente» a causa della cattiva gestione del confine con il Messico. The Donald, con un post sul suo social Truth ha rincarato la dose con un altro affondo sui dem: «Hanno detto bugie e ingannato il pubblico su Biden, hanno anche ingannato i repubblicani, ai quali hanno causato uno spreco di soldi».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)