2024-03-09
Si allarga l’inchiesta sull’eredità Agnelli. «Una truffa allo Stato da 44 milioni»
Tasse di successione: dopo John indagati pure Lapo e Ginevra. Trovato appunto sui viaggi di Marella: «Una vita di spostamenti».Almeno 44 milioni di euro. È la tassa di successione che sarebbe stata evasa, nell’ipotesi della Procura di Torino, sull’eredità di Marella Caracciolo Agnelli. Questa ricostruzione ha fatto scattare l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato, contestata a John Elkann e ai fratelli Ginevra e Lapo. E fa salire di molti milioni di euro il conto della presunta evasione, finora ferma a 3,5 milioni. Oltre alla truffa ai danni dello Stato, c’è anche la frode fiscale già contestata per gli anni 2018 e 2019 (anno della morte di Marella) e adesso ampliata anche alle dichiarazioni dei redditi compilate nel 2016 (per i redditi del 2015) e 2017. Mentre per gli anni precedenti gli eventuali reati fiscali sarebbero ormai prescritti. Nel nuovo decreto, non c’è la quantificazione puntuale della tassa di successione evasa. Ma viene indicata la percentuale di patrimonio che sarebbe stato sottratto al Fisco italiano: 734 milioni di euro. Sulla quale i fratelli Elkann avrebbero dovuto pagare una tassa di successione del 6%. Inoltre, «appare ipotizzabile l’integrazione della base imponibile sottratta a tassazione, già costituita dalla rendita vitalizia, con l’ulteriore significativa somma di 30 milioni di euro di redditi derivanti dalle disponibilità offshore di Marella Caracciolo e generati in ognuna delle annualità contestate (2015 2016 2017 2018 parte del 2019)», è scritto nel decreto. Il reato di truffa ai danni dello Stato è contestato oltre che a John, Lapo e Ginevra, anche a Gianluca Ferrero - commercialista di fiducia della famiglia nonché attuale presidente della Juventus, estranea all’indagine - e al notaio svizzero Urs von Grunigen. Questi ultimi due sono già indagati, con John Elkann, per l’ipotesi di frode fiscale. A ieri, il decreto non era ancora stato contestato a Lapo Elkann, che si troverebbe in Portogallo. Nel nuovo decreto di sequestro, emesso dagli inquirenti dopo che il tribunale del Riesame ha accolto il ricorso delle difese e imposto la restituzione di gran parte del materiale sequestrato nelle perquisizioni dello scorso 8 febbraio, i pm contestano anche la truffa ai danni dello Stato oltre alla frode fiscale già contestata in precedenza. Al centro delle nuove accuse ci sono i 734 milioni di euro (circa 900 milioni di dollari) «emersi» dopo una verifica anti riciclaggio alla P fiduciaria, la società del gruppo svizzero Pictet & Cie. Soldi dei fratelli Elkann, sanati nell’ottobre del 2023 e dichiarati come redditi prodotti all’estero. Sono i fondi dei fratelli Elkann, custoditi dal family office Tremaco, in Liechtenstein. E gestiti tramite due finanziarie del principato alpino: Blue dragons ag e Dancing tree ag, costituite rispettivamente nel 2017 e nel 2020.Nella nuova ipotesi formulata dagli inquirenti, queste somme sarebbero parte dell’eredità di Marella. Un tesoretto che però - sempre nell’ipotesi degli inquirenti - avrebbe dovuto sottostare alla tassa di successione italiana, in quanto Marella non sarebbe stata residente in Svizzera come dichiarato, ma in Italia. Secondo gli inquirenti, si tratta di una «costruzione di una residenza estera fittizia» - è scritto nel decreto - che «ha avuto una duplice e concorrente finalità: da un lato, sotto il profilo fiscale, evitare l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e redditi derivanti da tali disponibilità; dall’altro, sotto il profilo ereditario, sottrarre la successione» di Marella Agnelli «all’ordinamento italiano». A rafforzare l’ipotesi della Procura, un documento rinvenuto durante le perquisizioni dello scorso 7 febbraio. Un appunto a mano di quattro pagine, intitolato «Una vita di spostamenti». È il riepilogo degli spostamenti di Marella tra Italia e estero. Secondo questo documento, Marella sarebbe stata «in Svizzera meno di due mesi» contro i poco meno di 300 giorni in Italia. Nel 2018, 227 giorni in Italia e 138 all’estero. Un documento che potrebbe rivelarsi chiave per l’accusa, perché dimostrerebbe la permanenza in Italia di Marella ben oltre i limiti che impongono di pagare le tasse nel nostro Paese. La legge impone infatti, per fissare la residenza fiscale all’estero, di restare in Italia meno di 183 giorni all’anno. Tanto che nel nuovo decreto di sequestro il reato di frode fiscale viene fatto risalire alla dichiarazione dei redditi del 2016, relativa ai redditi del 2015. Il nuovo decreto di sequestro chiede di lasciare alla Procura tutti gli atti e i documenti in mano agli inquirenti. Compresi gli atti relativi ai passaggi di quote della Dicembre, la società che a cascata controlla la Giovanni Agnelli & C. nv (con il 40%, le altre quote sono in mano agli altri rami della famiglia Agnelli) e la finanziaria Exor, che detiene le quote di Stellantis, nella quale è il primo azionista, Ferrari, Juventus e gli altri investimenti finanziari. Il Tribunale del riesame aveva invece ritenuto legittimi solo i documenti relativi all’eredità di Marella: dai contratti di assunzione del personale di servizio alle cartelle cliniche fino ai contratti di comodato delle residenze utilizzate da Marella e passate alla figlia Margherita con l’eredità di Gianni Agnelli.Tra i documenti cercati dagli inquirenti c’è anche una comunicazione della Simon fiduciaria del maggio del 2004. Con la quale veniva chiesto alla fiduciaria del Liechtenstein di pagare le quote della Dicembre che Marella aveva passato al nipote John. Altro passaggio chiave per accertare se quei fondi fossero parte dell’eredità di Gianni Agnelli, scomparso nel gennaio del 2003. E se fossero in realtà di John o di Marella.
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
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Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)