2018-06-21
Dopo i porti il governo blocca le tasse
Matteo Salvini lancia la sanatoria per i debiti fiscali che piccoli imprenditori e artigiani schiacciati dalla crisi non riescono a pagare. Ma se non è accompagnata da una vera riforma è una misura iniqua e inutile.Dopo i porti, Matteo Salvini blocca le cartelle di Equitalia. Neanche il tempo di riprendersi dalla schermaglia sui migranti e il duello sui rom, che il ministro dell'Interno ha già aperto un nuovo fronte: quello delle tasse. Davanti a una platea di alti papaveri riunita per festeggiare la Guardia di finanza e la caccia agli evasori (quest'anno le Fiamme gialle ne hanno stanati 12.000, recuperando 2,3 miliardi di euro), il capo della Lega è passato a parlare della seconda parte del programma, quella che prevede la riduzione delle imposte. Non siamo alla flat tax, che anzi dopo l'intervento di lunedì del ministro dell'Economia pare un po' più lontana di quel che si pensava, ma siamo alla rottamazione delle cartelle. «Bisogna chiudere tutte quelle sotto i 100.000 euro», ha sentenziato dopo essersi fatto ritrarre fra il presidente del Consiglio e un alto ufficiale. Che cosa voglia dire chiudere non è chiaro. Qualcuno ipotizza una sanatoria previo pagamento di una percentuale di quanto è reclamato dal fisco. Si parla di tre scaglioni, in una forbice che oscilla tra il 6 e il 25 per cento, ossia un super sconto sul dovuto. Salvini, a dire il vero, l'idea della sanatoria l'aveva già buttata lì in campagna elettorale, per poi ribadirla nel contratto per il governo del cambiamento. Sotto il titolo «Pace con il fisco», infatti, faceva capolino il progetto di un'operazione che mettesse una pietra tombale sulle richieste dell'Erario, liberando artigiani e piccoli imprenditori dalla spada di Damocle dei pignoramenti e degli interessi di mora. All'inizio, addirittura, si era parlato di un tetto più alto, intorno ai 200.000 euro, ma forse qualcuno deve aver pensato di abbassare la soglia per non premiare i grandi evasori. Per i quali, come contrappeso alla pacificazione fiscale, sarebbero pronte le manette. O per lo meno questo sembrava il quadro che ispirava la nuova maggioranza, in particolare quella di tendenza leghista. Il succo del discorso è più o meno il seguente. Visto che Equitalia non riesce a incassare una montagna di miliardi (i dati segnalano un pregresso di circa 800 miliardi, cioè un terzo del debito pubblico), vediamo di fare i saldi di fine stagione per svuotare il magazzino dalle tasse che non si possono più recuperare e poi ripartiamo con regole nuove. Progetto in sé di buon senso, perché qualsiasi imprenditore che non riesca a portare a casa un credito cerca di realizzare in parte quello che gli spetta per poi andare avanti. Si dà però il caso che nel passato a fare cassa con le tasse ci abbiano pensato in molti e non sempre abbia funzionato. O meglio: è servito, ma solo a portare a casa i soldi di cui lo Stato aveva urgente necessità. Però non è bastato a fermare i furbi, i quali anzi sono stati incentivati a frodare ancora di più l'Erario, contando sulla benevolenza futura. Se alziamo il sopracciglio di fronte alla misura governativa non è però per accodarci alle reazioni immediatamente seguite alle parole del barbuto ministro dell'Interno. Che il Pd accusi la maggioranza di voler fare un condono dopo averne fatti a sua volta fa ridere e dimostra solo l'ipocrisia della sinistra. È vero che, per presentare meglio il provvedimento per fare cassa, i compagni usarono termini inglesi, affinché nessuno o quasi capisse di che si trattava, tuttavia un condono rimane un condono anche se l'infiocchettatura è british. Del resto, in Italia sono trent'anni che andiamo avanti con la stagione dei saldi sulle tasse e non c'è forza politica che possa chiamarsi fuori.Il problema dunque non è demonizzare la sanatoria fiscale, che se serve a fare pulizia di cartelle inesigibili, consentendo a chi è davvero un povero cristo messo in croce dal fisco di regolarizzare la propria posizione, va bene. No, il problema è che se da un lato il super sconto consente di raggranellare i soldi necessari a finanziare qualche progetto, poi alla rottamazione delle cartelle di Equitalia deve seguire altro, ovvero una vera riforma fiscale. I meccanismi presuntivi che consentono di stimare redditi mai avuti, le norme che impongono di pagare le tasse su fatture mai incassate, l'inversione a carico del contribuente dell'onere della prova, i meccanismi che moltiplicano all'infinito le sanzioni per un ritardato versamento: i capitoli da cambiare sono tanti. Ecco, se si vuole parlare di un fisco giusto e consentire che gli italiani facciano pace con l'erario, c'è bisogno di partire da qui.Il condono va bene, ma poi bisogna tagliare le unghie a un sistema che considera gli italiani tutti potenziali evasori. Così, magari, quello stesso sistema prima o poi si concentrerà sui veri evasori, che non sono il gelataio che non fa lo scontrino per un cono, ma chi da anni lecca il cono senza mai pagare.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)