2023-12-16
Sgarbi espone un quadro rubato alla mostra? «No, è una copia»
Vittorio Sgarbi. A sinistra la copia del quadro di Rutilio Manetti, a destra quello originale esposto dal critico alla mostra di Lucca del 2021 (Getty Images)
«Il Fatto» e «Report» contro il critico. Che si difende: «Non c’è nessun giallo».È il mistero del quadro caravaggesco: forse rubato, pare ritrovato, addirittura pataccato. Un intrigone rivelato ieri dal Fatto quotidiano. Avrebbe come protagonista il sottosegretario alla Cultura: Vittorio Sgarbi. Ci sarebbe lui, accusa il quotidiano, dietro la sottrazione della preziosa tela. Due anni fa, dunque, inaugura a Lucca la mostra I pittori della luce. Il pezzo forte è un «inedito» di Rutilio Manetti, dipinto del Seicento, che appartiene al critico d’arte. Nella scheda dell’opera viene indicata una provenienza certa: Villa Maidalchina, acquistata nel 2000 dalla fondazione Cavallini-Sgarbi. Come conferma anche il politico alle telecamere di Report, che ha condotto assieme al Fatto «un’inchiesta congiunta che sarà trasmessa domenica prossima». Ed ecco il busillis: il quadro, assicurano, tanto inedito non sarebbe. Quella Cattura di San Pietro sarebbe stata rubata. Difatti, compare tra le foto della banca dati dell’Interpol. Fino al 2013, sostiene il Fatto, si trovava in un castello di Buriasco, non lontano da Pinerolo. Era di un’anziana signora, Margherita Buzio. Sgarbi sarebbe stato lì più volte. È un suo fedelissimo, Paolo Bocedi, avrebbe provato a comprare invano il quadro. La donna, poche settimane dopo, scopre però che hanno rubato quella tela. Che sarebbe riapparsa dieci anni dopo, nella mostra lucchese inaugurata dal sottosegretario. Mistero. Ma ancora più intrigante è il prosieguo della storia. Il dipinto ha un dettaglio diverso: una torcia sul fondale. In quello rubato non c’è. Al Fatto, Sgarbi chiarisce: «Uno ha la candela e l’altro no, sono diversi», dice.Incuriositi dall’enigma, abbiamo quindi chiamato il sottosegretario. Alla Verità, Sgarbi racconta la sua versione. Premette: «Ormai da un mese e mezzo, partendo da una lettera anonima di un mio collaboratore, il Fatto continua a infangarmi. Una storia surreale dopo l’altra. Trovano elementi suggestivi e li mettono insieme. Siamo arrivati al trentatreesimo articolo». Sì, ma come si difende dalle accuse? «Semplice. Qualunque pittore fa delle repliche. E le ha fatte anche Manetti, un artista della scuola senese». Quindi i quadri sarebbero due, non un solo? «Certo». E qual è l’originale? «Quello che ho trovato a Villa Maidalchina, un luogo incredibile del mondo. È rimasto tutto com’era. Ci sono ancora le porte originali. L’unico lavoro che ho fatto è stato restaurare il tetto. E lì, nella soffitta, ho trovato questa tela piegata. Un’opera interessante, che ho poi fatto restaurare». Valore? «L’ultimo quadro di Manetti, che ha maggior pregio del mio, è stato venduto quattro mesi fa da Sotheby’s, a Milano, per 22.000 euro». Dunque quella rubata a Buriasco sarebbe la copia? «L’ho vista durante un evento a cui ero stato invitato, proprio in quel castello. Sì, era una copia. Il mio quadro ha una candela, quell’altro no. Mi sono, comunque, incuriosito», racconta ancora Sgarbi alla Verità. Tanto da inviare successivamente Bocedi dalla signora Buzio: «Per fotografare l’opera. Invece, ci hanno visto una spedizione che preludeva all’azione criminosa. Era semplicemente la ricognizione di un quadro quasi identico al mio. Cosa molto frequente, tra l’altro. Copie che variano solo per piccoli dettagli». Quella custodita nel castello, però, è stata rubata. «Una coincidenza. Ma vi pare possibile? Avrei organizzato il furto delle secolo per rubare la copia di un quadro che vale meno di 22.000 euro?». Quindi? «Quindi siamo già a otto querele. E il mio legale già diffidato Report a non mandare in onda il servizio. Anche l’altra persona di cui si parla, Bocedi, ha querelato. Siamo al trentatreesimo articolo, appunto. Non è un’inchiesta. È un romanzo». L’indagine del Fatto e di Report conta sulla «testimonianza decisiva» di Gianfranco Mingardi, definito «restauratore di Sgarbi»: un sessantottenne che «che fin dagli anni Ottanta collabora con il critico-collezionista». L’uomo assicura: «Il quadro è quello, me lo portò un amico di Vittorio insieme a un trasportatore, arrotolato come un tappeto». A metà luglio 2013. Il restauro sarebbe durato oltre cinque anni. Per i giornalisti è l’opera rubata, a cui sarà aggiunta una candela. Per il sottosegretario, è invece il dipinto rinvenuto a Villa Maidalchina. Ma l’ex proprietario, Luigi Achilli, racconta a Report che quella casa era un rudere, già spogliato di tutto. Così, il cronista domanda al critico d’arte: «Dove si trovava il quadro?». Risposta in perfetto stile sgarbiano: «Ma cosa gliene frega a lei, faccia di merda?».
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)