
L'allentamento delle restrizioni parte da domani, persi gli incassi del giorno festivo.Venerdì il ministro della Salute Speranza ha firmato un'ordinanza per cui la Lombardia diventa gialla (strano: di solito i dpcm li facevano la domenica sera). Evidentemente voleva dare un contentino che addolcisse la scena indegna di questo cambio di governo, ma è riuscito a fare un disastro anche in questa occasione. Infatti, con una decisione totalmente priva di senso, permette ai ristoranti di aprire solo lunedì, facendo perdere loro il fatturato più importante, quello di sabato e domenica, il fine settimana. È vero che i politici vanno al ristorante tutti i giorni (avendone tra l'altro uno alla Camera e uno al Senato), ma la gente comune di solito, le famiglie, ci vanno il sabato e la domenica. E i ristoratori in questi due giorni fanno la parte di fatturato più importante. Capite la follia di questa decisione? Guardate, per questa volta ci tocca scomodare Giacomo Leopardi, La ginestra (XXXIV canto): «Non so se il riso o la pietà prevale». Il Tg regionale lombardo della Rai nella edizione delle 19:30 di sabato ha parlato chiaramente di «domenica gialla», e così ha fatto Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia. Evidentemente avevano capito bene, pensavano loro, e invece avevano capito male. Ma, come in molti casi, la colpa non era di chi doveva capire, ma di chi avrebbe dovuto spiegare una scelta incomprensibile e, quindi, ha preferito rimanere sul vago. Del resto il ministro si chiama Speranza e, come è noto, la speranza rimanda a qualcosa di incerto, esattamente come è il suo comportamento nella gestione di questa pandemia. Non saranno mica tutti scemi i ristoratori che per oggi, domenica, avevano preso un numero considerevole di prenotazioni? Hanno dovuto disdirle all'ultimo momento e quindi hanno dovuto mettere da parte tutto quel cibo e le bevande che avevano predisposto per i loro clienti. Certo - dirà Speranza - ci sono i frigoriferi. Sì, ma non per tutto. Non sappiamo se Speranza metta anche il pane in frigorifero per conservarlo per il giorno dopo. Dirà Speranza: ma cosa vuoi che sia un po' di pane? Certo, lui che è esile magari ne consuma poco, ma per i ristoranti è una spesa: chissenefrega? Ma torniamo alla questione economica. Togliere un fine settimana di lavoro, in questo momento, ai ristoratori - categoria tra quelle che soffrono maggiormente fino al punto che taluni hanno già chiuso l'attività - vuol dire non capire una mazza di come funzionano le economie dei servizi. E non capire che il fine settimana al ristorane poteva essere - sempre in questo momento - una boccata d'aria per individui e famiglie che, vivendo nell'incertezza da mesi, potevano trovare in un sabato o in una domenica fuori casa un momento di pace. Un'ora d'aria dalla prigione del Covid. Ma qui si va in un campo ancora più complesso, che è quello psicologico. E qui alziamo le mani. Anzi, ci cadono le braccia, perché evidentemente queste sono considerazioni troppo difficili per una classe politica alle prese con il mercato delle vacche. Ancora venerdì il ministro Speranza si trincerava per le sue scelte dietro alle decisioni del Cts (Comitato tecnico scientifico). Queste non sono scelte scientifiche, sono scelte politiche. Ma per fare scelte politiche occorre la virtù del coraggio, della decisione che, a sua volta, richiede di avere una coscienza esatta della situazione reale. Evidentemente non sono bastate a questi signori del governo che si apprestano a varare un Conte- ter, non per discendenza nobiliare ma per il contrario dell'aggettivo nobile, cioè indecoroso. Torniamo a Leopardi. Decidete voi se debbano prevalere il riso o la pietà. Secondo noi, la seconda.
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