2024-02-08
La sfidante di Trump riesce a umiliarsi anche quando corre senza avversari
Figuraccia di Nikky Haley: alle primarie in Nevada la voce «nessuno di questi candidati» la doppia. Ormai è fuori, e il tycoon gongola.La campagna di Nikki Haley non riesce proprio a decollare. L’altro ieri, alle primarie repubblicane del Nevada, l’ex ambasciatrice si è piazzata seconda col 31% dei voti, arrivando dietro l’opzione «nessuno dei questi candidati», a cui è andato invece il 63%. E dire che la Haley era di fatto l’unico candidato in campo, visto che Donald Trump non si era iscritto! L’ex presidente concorrerà infatti oggi al caucus del Nevada: l’unica competizione che, secondo quanto stabilito dal Partito repubblicano locale, assegnerà delegati validi per la Convention nazionale. Questo curioso doppio appuntamento elettorale è nato dal fatto che il Gop non ha accettato la decisione dello Stato del Nevada di introdurre delle primarie invece dei soliti caucus locali (ricordiamo che le primarie avvengono sotto supervisione e organizzazione statale, mentre i caucus sono assemblee ristrette degli attivisti di partito).Ora, è chiaro che, se anche avesse vinto, la Haley non avrebbe ottenuto alcun delegato. Inoltre, l’ex ambasciatrice non ha mai fatto mistero di voler ignorare il Nevada per concentrarsi sul South Carolina, le cui primarie si terranno il 24 febbraio. È tuttavia evidente che, in termini di immagine, si tratta di un colpo devastante per la Haley, che si è attirata la derisione di Trump e degli stessi dem. Del resto, al di là della figuraccia in Nevada, il suo futuro elettorale è tutt’altro che roseo. Secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics, Trump avrebbe su di lei un vantaggio di 27 punti in South Carolina e di 47 punti in Michigan (Stato in cui si terranno le primarie il 27 febbraio). La situazione non migliora in vista del Super Tuesday del 5 marzo. Basta prendere in considerazione i due principali Stati in cui si voterà quel giorno: Texas e California, che mettono rispettivamente in palio 161 e 169 delegati. Secondo l’Università di Houston, l’ex presidente, in Texas, è all’80% contro il 19% dell’avversaria. In California, Real Clear Politics attribuisce invece a Trump un vantaggio di ben 50 punti. A chiudere il quadro sta il fatto che, dal 1980, ogni candidato che ha vinto le primarie californiane è poi riuscito a conquistare la nomination del Gop.E allora che cosa induce la Haley a restare in corsa? Forse sta trattando segretamente con Trump per ottenere una candidatura a vicepresidente (uno scenario, questo, meno probabile dopo la figura barbina rimediata in Nevada). O forse è sospinta da quei settori del Partito repubblicano che, sebbene minoritari, premono per spaccare il Gop e per far deragliare la candidatura di Trump, sperando che emerga un candidato a loro gradito alle presidenziali del 2028. Da questo punto di vista, è oggettivamente strano che, al netto delle debacle registrate in Iowa e New Hampshire, la Haley continui a ricevere il sostegno del potente network di finanziatori legato al magnate Charles Koch. Infine, un’ultima possibilità è che l’ex ambasciatrice stia scommettendo sui guai giudiziari di Trump.A prima vista, questa sembrerebbe una strategia sensata. Una corte d’appello ha recentemente negato infatti all’ex presidente l’immunità nell’incriminazione relativa al presunto tentativo di ribaltare le elezioni del 2020. Eppure, guardando più in profondità, la situazione potrebbe rivelarsi ben differente. Innanzitutto Trump sapeva probabilmente dall’inizio che la corte d’appello non gli avrebbe riconosciuto l’immunità. Le tesi che l’ex presidente aveva presentato a favore della sua richiesta erano infatti assai traballanti sul piano legale. L’obiettivo di Trump è semmai sempre stato quello di rimandare il più possibile l’inizio del processo sui fatti del 2020. E ci sta riuscendo. Adesso farà ricorso alla Corte Suprema, mentre l’avvio del procedimento, originariamente fissato al 4 marzo, è al momento slittato a data da destinarsi (indiscrezioni parlano addirittura di agosto, quando, cioè, la Convention nazionale del Gop si sarebbe già conclusa). In secondo luogo, la Corte Suprema degli Stati Uniti dovrà prima o poi pronunciarsi anche sulla sentenza del Colorado che ha interdetto Trump dalla partecipazione alle primarie locali. È assai probabile che quella sentenza venga ribaltata, dal momento che ha fatto scattare la clausola del Quattordicesimo emendamento sulle insurrezioni senza che l’ex presidente sia stato condannato in via definitiva per attività sediziose. Insomma, se la Haley sta realmente scommettendo sui guai giudiziari del rivale, ciò potrebbe trasformarsi in un boomerang per lei. Senza contare che, anche nel caso l’ex presidente fosse dichiarato incandidabile, è tutto da dimostrare che la Convention nazionale vada a investire una persona che, al momento, ha il sostegno di solo il 20% dell’elettorato repubblicano a livello nazionale. Trump ha infine ottenuto di recente una vittoria politica, riuscendo a far naufragare il compromesso che, raggiunto in Senato tra i dem e alcuni repubblicani, prevedeva di sbloccare gli aiuti all’Ucraina in cambio di un inasprimento delle politiche migratorie alla frontiera meridionale con il Messico: un compromesso, rispetto a cui la Haley si era invece mostrata maggiormente aperta. Ottenendo il tracollo di quell’intesa giudicata troppo blanda in materia migratoria, Trump ha assestato un durissimo colpo a un avversario interno, come il capogruppo dei senatori repubblicani Mitch McConnell, la cui leadership è stata, guarda caso, de facto appena contestata dal collega del Texas, Ted Cruz.Questo poi ovviamente non vuol dire che Trump abbia la strada totalmente in discesa. L’altro ieri, i repubblicani alla Camera non sono riusciti a mettere sotto impeachment il segretario alla Sicurezza interna, Alejandro Mayorkas, per pochi voti: una situazione che ha politicamente indebolito uno stretto alleato dell’ex presidente, come lo Speaker, Mike Johnson. Tuttavia, al momento, le speranze della Haley di vincere la nomination restano di fatto inesistenti. A maggior ragione se l’ex ambasciatrice decidesse di privilegiare gli Stati ricchi di delegati, ignorando gli altri: si tratterebbe di una strategia fallimentare, come provato, nel 2008, dalle campagne presidenziali di Rudy Giuliani e di Hillary Clinton.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.