2021-02-03
Sfida Renzi-D’Alema per il sostegno Usa. La Casa Bianca vuole l’addio alla Web tax
Massimo D'Alema (Getty images)
Janet Yellen chiama Roberto Gualtieri e rinsalda la sua posizione. Però oggetto della telefonata è il balzello introdotto il primo gennaioLunedì il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e la collega americana neo nominata, Janet Yellen si sono telefonati. Anzi, è stato l'ex capo della Fed a chiamare il numero uno del Mef. Dettaglio che ha spinto gli osservatori ad analizzare il fatto come una sorta di endorsement in un momento delicato come questo. Gualtieri traballa sotto i colpi di Matteo Renzi. La lettura della telefonata non è per nulla sbagliata, spiega però quanto i dem Usa siano al loro interno spaccati e si muovano in ordine sparso. I clintoniani hanno storici rapporti con Massimo D'Alema mentre in questo momento Matteo Renzi sembra essere più vicino a Joe Biden. Nulla di definitivo. Qui da noi la situazione è magmatica, mentre oltreoceano deve ancora consolidarsi. Citare D'Alema e Renzi è fondamentale per capire che cosa sta succedendo a Roma e come da fuori venga vista la crisi di governo. Un interessante articolo di ItaliaOggi a firma di Franco Bechis ieri mattina descriveva perfettamente la lotta in corso tra i due ex leader di sinistra e il tentativo da parte di Giuseppe Conte di blindare il trio Gualtieri, Speranza, Arcuri. Altrettanto bene i tentativi di Renzi di dare la spallata. L'ultima volta che i due si erano confrontati in modo diretto fu in occasione della tornata di nomine tra le controllate di Cdp. Ci riferiamo alle scelte del novembre 2019. Rodolfo Errore, già membro del cda Sace e partner di Ey, è finito in Sace. Mentre ad è stato nominato Francesco Latini, già chief risk officer di Cdp. Quella di Errore è una figura gradita al mondo della ex Dc e, inutile dirlo, a Massimo D'Alema. E assieme a Donato Iacovone, presidente di Webuild, completa una doppietta che fa riflettere. Fa pensare quanto l'intellighenzia dei Ds abbia deciso di rialzare la testa. Per certi versi ha influito l'addio di Giuseppe Guzzetti all'Acri che agli occhi degli ex Ds ha depotenziato il ruolo della finanza cattolica che tutti sanno essere più vicina al mondo della Margherita e soprattutto all'eredità di Beniamino Andreatta. Non a caso nel giorno del suo addio Guzzetti ha citato quattro persone: Andreatta, Sergio Mattarella, Romano Prodi e il Papa. Non certo Massimo D'Alema. Per altri versi a spiazzare la finanza cattolica è stata la capacità dei grillini di farsi infiltrare da correnti esterne. Aspetto che invece non è sfuggito a D'Alema né al suo avversario. A presidente di Simest, l'altra controllata di Cdp, a novembre del 2019 è stato nominato l'ex ambasciatore in Qatar. Pasquale Salzano. Contento è stato Renzi che ha spesso approcciato l'ambasciatore nelle sue visite nel Golfo. In aggiunta la mega infornata di novembre (ben 50 nomine) si è riempita di altri renziani. Da notare Ada Lucia De Cesaris che ha trovato un posto nel cda di Cdp immobiliare e soprattutto Federico Lovadina, partner dell'avvocato Francesco Bonifazi nello stesso studio dove hanno lavorato Maria Elena Boschi e il fratello Emanuele. Lovadina è diventato presidente di Sia, società specializzata in servi di information technology. Insomma, è la dimostrazione plastica di come e quanto la coppia Renzi e D'Alema si fronteggi. Solo che adesso il Rottamatore ha alzato la posta. Lo ha dimostrato il recente viaggio in Arabia Saudita. L'ex sindaco di Firenze si muove sull'asse Riad-Tel Aviv-Emirati Arabi. Mentre D'Alema resta vicino al mondo iraniano. Tant'è che non si sbaglierebbe a pensare che la mossa annunciata da Luigi Di Maio di stoppare l'export di armi verso i sauditi sia farina del sacco di Baffino. I duellanti stanno chiaramente cercando sponde politiche, mentre è interessante notare come l'ala del Pd più atlantista (quella capeggiata dal ministro Enzo Amendola) sia stranamente silente contro Conte. Forse attende di comprendere il riassetto definitivo degli equilibri attorno alla Casa Bianca. Così si torna alla telefonata della Yellen che dimostra un pragmatismo da incorniciare. L'aspetto della telefonata con Gualtieri che non è stato sottolineato è in realtà il più interessante. «I due hanno inoltre discusso», si legge nella nota ufficiale della diplomazia Usa, «della necessità di trovare un approccio multilaterale per risolvere il tema della corretta tassazione» dei colossi transnazionali. Dalla nota del Mef si capisce che la risposta è stata un sì. Il convitato di pietra della telefonata è stata la Web tax e la richiesta di portare il tema sotto le ali dell'Ocse. Chiaramente con l'obiettivo di sterilizzare l'imposta. Inutile ricordare che l'Italia assieme alla Francia ha dato il via al prelievo. Da noi la Web tax è scattata il primo di gennaio dopo che per tre anni era rimasta nel cassetto di Fabrizia Lapecorella, dg delle Finanze. Rendere effettivo il prelievo non è piaciuto agli Usa. Così adeguarlo alle scelte Ocse significa, nella sostanza anche se non nella forma, abolirlo. Il pragmatismo è questo. Una telefonata di sostegno e un po' di moral suasion. Vedremo se il Pd cambierà idea anche su questo. Bisogna stare però attenti, gli americani hanno buona memoria.