2024-09-24
In passerella la tradizione ritorna nel futuro
Durante la settimana della moda Milano accoglie il marchio di Hui Zhou Zhao (Getty)
Alla Fashion week Hui svela il suo personale mix tra cultura millenaria cinese e Occidente. Keqiao porta a Milano quattro talenti. Qinghe cashmere si conferma leader di una delle fibre più pregiate. Segnali di vitalità anche se il Dragone continua a essere in crisi.Ferrari riesce a far convivere modernità e classicità. Grande ritorno per Biagiotti.Lo speciale contiene due articoliL’occasione per parlare con Mario Boselli, presidente della Italy China coucil foundation e presidente onorario della Camera moda italiana, è stata la sfilata di Hui, disegnata da Hui Zhou Zhao, la «Signora della moda e della cultura» cinesi. «Ho premiato questa brava stilista a un importante concorso di moda a Beijing, alcuni anni fa», racconta il presidente. Cosa sta accadendo in Cina? «È un Paese che sta molto soffrendo e l’uscita dalla crisi non potrà essere immediata non essendoci una causa determinante ma varie concause. Finito il Covid si pensava che la Cina ripartisse alla grande e invece non è successo. Varie cause negative tra cui la crisi immobiliare che ha impoverito i cinesi. La conseguenza che vedo grave non è per i grandi gruppi, guadagneranno un po’ di meno per un anno o due ma hanno le spalle grosse, il problema è la sub fornitura italiana ai grandi gruppi, che rappresenta il 70% dei beni di lusso, quella è in ginocchio. Abbiamo aziende che hanno fatturati in calo dal 20% al 50%». Conferma Hui la situazione. «La crisi in Cina», dice, «è più grave della crisi in Giappone negli anni Novanta». Lei, comunque, prosegue proficuamente il suo lavoro. La grande capacità di Hui è quella di saper unire le culture cinesi con quelle italiane. I suoi sono capi che vanno sui mercati internazionali ma che alla base hanno cromosomi cinesi in tanti aspetti senza essere etnici. Se fosse tutto cinese non funzionerebbe mentre il mix è riuscito alla grande. «L’identità del mio brand è intimamente legata al contrasto tra tradizione e innovazione, all’incontro tra la millenaria cultura d’Oriente e quella di un Occidente esteticamente proiettato alla modernità», spiega Hui. «Tutto è partito nel 1997 quando, non molto tempo dopo essermi laureata, ho deciso di continuare lungo la strada della moda, la mia passione, e per questo ho creato il mio marchio che ha preso vita in una piccola stanza con diverse macchine da cucire. Ufficialmente la mia avventura è partita quando sono stata invitata a partecipare alla settimana della moda di Milano. Dopo il regolare percorso di studi in Cina, mi ero iscritta al master in Design e fashion management del Politecnico di Milano. Studiare per due anni in una delle città più eleganti e cosmopolite della Terra mi ha fatto capire quale fosse la direzione da dare alla mia vita e alla mia professione, ovvero costruire un marchio cinese dal forte respiro internazionale». Per questa collezione, davvero riuscita, Hui si è ispirata a donne muse, icone della indipendenza femminile. Si resta in Cina con Keqiao, tornato sotto i riflettori di Milano. Il distretto cinese della città di Shaoxing, situato nella provincia di Zhejiang, ha portato quattro dei suoi talenti nel capoluogo lombardo in occasione della Milano fashion week women’s collection, con un collective runway show. Un progetto che rappresenta un importante comeback, dopo la prima mostra-evento «Keqiao, the excellence exhibition sustained for a better future», tenutasi a Palazzo Isimbardi lo scorso anno e dedicata alla ricerca innovativa e alla sostenibilità del noto distretto tessile. I quattro protagonisti sono saliti in passerella con 15 look ciascuno: Zuyao Song, fondatore del brand omonimo; Qing Leng, con il suo marchio Moi aussi; Ziye Wang, che ha creato il brand eponimo, MinuitCode e infine Yan Zhang con la label Suncun. Per l’occasione il celebre artista Zhu Bingren, ricercatore della Chinese national academy of arts, artista dello Smelting realism, riconosciuto come maestro delle arti e dei mestieri cinesi e padre dell’architettura contemporanea in rame, ha realizzato una limited edition di ventagli, che rappresentano alcune delle sue opere. L’iniziativa è frutto di un accordo di tre anni con Cnmi e vedrà come prossima tappa la Settimana della moda di Keqiao, che si svolgerà nel mese di ottobre, e la partecipazione di una selezione di designer italiani emergenti. Un’importante partnership sancita con Cnmi per creare opportunità e scambi culturali, un’intesa utile a rafforzare le relazioni tra i due Paesi. Anche Qinghe cashmere torna a Milano per la fashion week. L’associazione che riunisce le più importanti aziende produttrici della pregiata fibra della regione cinese, situata a Sudest della provincia di Hebei e da sempre riconosciuta come la Capitale del cashmere, ha portato sei brand del distretto. La presentazione ha svelato il talento di E-San, Langkun, Xinhua, Hongtai, Huangtaiji e Zhonghui, 18 look che uniscono tradizione e innovazione, celebrando tutta l’arte e lo stile della manifattura orientale. L’evento ha raccontato i nomi più promettenti della regione, che vanta una filiera industriale all’avanguardia in ogni fase, dalla raccolta di cashmere grezzo, passando per la pettinatura, filatura, fino alla produzione di capi di abbigliamento di alta gamma.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/settimana-moda-milano-occidente-oriente-2669261649.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-made-in-italy-riscopre-se-stesso-ripartendo-dallalta-artigianalita" data-post-id="2669261649" data-published-at="1727186364" data-use-pagination="False"> Il Made in Italy riscopre sé stesso ripartendo dall’alta artigianalità Artigianalità, stile, eleganza, modernità e classicità sono stati i termini più usati in questa Fashion week milanese. Rocco Iannone, direttore creativo di Ferrari, ne è una conferma. Settima collezione questa, è il frutto di un processo evolutivo che di stagione in stagione «ci ha portato a collezionare informazioni utili per definire che cos’è il guardaroba Ferrari, quali capi lo compongono, come sono costruiti, che valore hanno nelle nostre vite», spiega lo stilista. La gonna a matita, il bomber, il pantalone, il vestito leggero e tutto questo condito da una ricerca artigianale molto importante, sono alla base di una collezione accattivante. Come lo sono i pellami ispirati ai volanti in radica degli anni Settanta, lucidati al massimo del proprio potenziale, tamponati a mano, il denim che rappresenta la parte utilitaria del lessico Ferrari e poi una ricerca del rosso, un’armonia di rossi iconici Ferrari che dialogano tra di loro in modo sensuale. «Sono partito dagli interni delle auto degli anni Settanta, una combinazione tra cuoio, legno, cromo, una sofisticatezza cromatica per inserire novità nella collezione, poi il giallo che da qualche stagione mancava ma che ha un ruolo molto importante». Dal Teatro di piazza Vetra di Ferrari al Piccolo Teatro studio, storica location di Biagiotti, che festeggia i 50 anni del brand nella Milano della moda con la collezione «Fiori bianchi». «Quale marchio storico e emblematico del made in Italy sentiamo la responsabilità di dare un contributo nel fare “squadra e sistema” in uno scenario di cambiamenti epocali quale l’attuale, recuperando, insieme, un sentimento di fiducia nel futuro», ha sottolineato Lavinia Biagiotti Cigna, presidente e Ceo di Biagiotti group. Anche Martino Midali ha una lunga storia di moda iniziata quando lui era giovanissimo. Non a caso continua il suo capitolo «Storia di donne» con la collezione per la prossima stagione calda dal nome manifesto E-Materica. «È un periodo difficilissimo per il settore», sostiene Midali, «bisogna uscirne con idee nuove e con capi che rendano facile la vita delle donne. I miei vestiti li lavi la sera e al mattino sono pronti, senza stirare. Con un accessorio diverso può essere usato in tutti i momenti della giornata. Ho dedicato la vita alle donne e il mio pubblico mi sostiene proprio perché conosce la mia moda facile e comprensibile. Sono partito con le radical chic milanesi ma oggi la mia moda è per tutte». John Richmond riparte dalle sue origini con la collezione Primavera/Estate 2025, che racchiude l’energia e il caos di una vita underground. Le influenze punk, profondamente radicate nel brand, si presentano con jeans skinhead decolorati con zip, biker in pelle tatuata dipinta a mano, giacche in denim scintillanti con borchie d’argento e abiti in cristallo impreziositi abbinati a minigonne di tulle nero. Anche Curiel attinge al patrimonio storico del brand che viene reinterpretato attraverso l’utilizzo di tessuti e lavorazioni innovative, che si uniscono armoniosamente con la natura. Questo non è solo fonte d’ispirazione estetica, ma anche il cuore della collezione. Gentryportofino presenta la collezione «Essence of faces», dove esplora i tratti del volto femminile. Pezzo iconico, sintesi d’eleganza e innovazione, anche grazie all’utilizzo di ricercate materie prime, è proprio uno chiffon di seta stampato con un volto di donna, dai lineamenti intimi. Izumi Ogino, direttore creativo di Anteprima, ha collaborato con l’artista giapponese Mika Tajima, che nelle sue opere si interroga sul rapporto tra umanità e tecnologia. Peserico ed Eleventy confermano la coerenza a uno stile ben preciso partendo da una qualità eccezionale. Manila Grace, brand di proprietà del Gruppo Casillo, ha puntato su sovrapposizioni e leggerezza mentre Twin Set su esperienza, competenza e savoir faire. Tra i costumi da bagno ecco quelli inconfondibili di Cristina Ferrari, ispirata dai colori vibranti e dinamici che richiamano le sfumature cangianti e magiche delle luci del Nord. Quelli di Miss bikini guardano a un viaggio multiculturale intorno al mondo. Da Pin Up si celebra lo spirito libero della cowgirl modern. Le sfilate milanesi passano il testimone a Parigi ma a chiudere la kermesse ci sarà il defilè di Kontatto tra qualche giorno.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.