Emanuele Galtieri, ad di Cy4Gate: «È un momento storico: campagne acquisti di specialisti»
Emanuele Galtieri, ad di Cy4Gate: «È un momento storico: campagne acquisti di specialisti»Regione Lazio, numerose aziende private. Tutte vittime di attacchi cyber e di una guerra asimmetrica che combina armi complesse, con semplici trucchetti psicologici. I dati e la privacy come raccontano le cronache di tutti i giorni sono sempre più a rischio. Eppure non è ancora chiaro, soprattutto in Italia, il momento storico nel quale ci siamo infilati.Cittadini, contribuenti o semplici utenti sono convinti che la loro vita sia invasa dalla nuova tecnologia digitale. Invece è il contrario. Sono le nostre persone fisiche a essere catapultate nel contesto digitale. In un nuovo mondo digitale. A cui volenti o nolenti non si può più scappare. Il ministero della Difesa ha emanato la scorsa settimana la direttiva per la politica industriale del settore e pe rla priva volta riferendosi alle attività, alle armi, o più semplicemente alle tecnologie dual use (validi per usi civili e militari) che - per usare un termine diffuso negli ambienti della Difesa - creano una virtuosa «osmosi bidirezionale. Rende perfettamente l'idea di quella quinta dimensione che secondo la Nato è l'ambiente in cui si svolgono molte delle guerre attuali. E, in futuro, se ne svolgeranno molte di più. Più che mai i civili - per usare un termine convenzionale - saranno vittime o effetti collaterali. Ecco perché è bene accelerare sulla neonata agenzia di cyber sicurezza nazionale. Ma pensare subito a nuovi percorsi formativi, sin dalle scuole dell'obbligo, capaci di creare i soldati del cyberspazio. «Al di là delle pur necessarie misure di natura tecnica», spiega alla Verità Emanuele Galtieri, amministratore delegato di Cy4Gate, «e dei temi legati all'obsolescenza delle tecnologie e sistemi posti a salvaguardia del perimetro cibernetico di aziende e istituzioni ci sono due elementi fondamentali da mettere sul tavolo in questo momento. Il primo è la formazione».Il riferimento è alla totale scarsità di figure idonee e preparate. Il Paese deve non solo recuperare un gap, ma anche evitare che le poche risorse professionali vadano altrove. Non è detto che basti garantire un contratto di assunzione modello Bankitalia per attirare figure flessibili per definizione e difficilmente inquadrabili in uno schema rigido come quello di un tradizionale Ccnl. «Come noto, il successo in scenari di conflitto asimmetrico quale quello cibernetico, passa prioritariamente dalla capacità di saper arruolare, formare e trattenere i migliori talenti cyber ». Nei prossimi mesi l'Agenzia cyber nazionale dovrà reclutare la prima tranche di personale, ma entro i prossimi sette anni dovrà arrivare un migliaio di unità. Se si aggiungono le esigenze delle multinazionali e delle aziende del comparto è facile capire la delicatezza del momento.«A cui si aggiunge a mio avviso», prosegue Galtieri, «la necessità di sviluppare e valorizzare tecnologie proprietarie nazionali, per garantire piena autonomia strategica, creazione e mantenimento del know how dentro i confini. Ciò assicurerà all'Italia il ruolo di primo piano che merita nei contesti internazionali quali l'Ue e la Nato di cui è partecipe». C'è inoltre il tema delle piccole e medie imprese. Spesso le più innovative. Chi sta al governo ha l'opportunità di poter ben impiegare importanti fondi presenti nel Pnrr a beneficio della digitalizzazione e protezione cibernetica nazionale. L'Italia vanta numerose aziende d'eccellenza nei servizi molte meno nello sviluppo di tecnologie proprietarie. Al tempo stesso potrebbe destinare molti più soldi per gli istituti tecnici, in modo da creare fin dalla giovane età percorsi adatti alle nuove sfide e ai nuovi pericoli. «È non finiremo mai di dire che la formazione è utile a generare consapevolezza sulla minaccia, chiarire il contesto e fornire a tutti le basi per vivere in sicurezza la propria vita digitale», conclude l'ad di Cy4Gate. «Un po' come l'educazione stradale insegna come andare sulle due ruote o attraversare la strada. Piccole cose che spesso possono evitare disastri nel breve termine». Nel lungo invece sarà necessario investire e dotarsi di armi idonee. L'industria della Difesa va in questa direzione e prima si sterza il volante meglio è.
Stefano Arcifa
Parla il neopresidente dell’Aero Club d’Italia: «Il nostro Paese primeggia in deltaplano, aeromodellismo, paracadutismo e parapendio. Rivorrei i Giochi della gioventù dell’aria».
Per intervistare Stefano Arcifa, il nuovo presidente dell’Aero Club d’Italia (Aeci), bisogna «intercettarlo» come si fa con un velivolo che passa alto e veloce. Dalla sua ratifica da parte del governo, avvenuta alla fine dell’estate, è sempre in trasferta per restare vicino ai club, enti federati e aggregati, che riuniscono gli italiani che volano per passione.
Arcifa, che cos’è l’Aero Club d’Italia?
«È il più antico ente aeronautico italiano, il riferimento per l’aviazione sportiva e turistica italiana, al nostro interno abbracciamo tutte le anime di chi ha passione per ciò che vola, dall’aeromodellismo al paracadutismo, dagli ultraleggeri al parapendio e al deltaplano. Da noi si insegna l’arte del volo con un’attenzione particolare alla sicurezza e al rispetto delle regole».
Riccardo Molinari (Ansa)
Il capogruppo leghista alla Camera: «Stiamo preparando un pacchetto sicurezza bis: rafforzeremo la legittima difesa ed estenderemo la legge anti sgomberi anche alla seconda casa. I militari nelle strade vanno aumentati».
«Vi racconto le norme in arrivo sul comparto sicurezza, vogliamo la legittima difesa “rinforzata” e nuove regole contro le baby gang. L’esercito nelle strade? I soldati di presidio vanno aumentati, non ridotti. Landini? Non ha più argomenti: ridicolo scioperare sulla manovra».
Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, la Cgil proclama l’ennesimo sciopero generale per il 12 dicembre.
«Non sanno più di cosa parlare. Esaurito il filone di Gaza dopo la firma della tregua, si sono gettati sulla manovra. Ma non ha senso».
Francesco Filini (Ansa)
Parla il deputato che guida il centro studi di Fdi ed è considerato l’ideologo del partito: «Macché, sono solo un militante e il potere mi fa paura. Da Ranucci accuse gravi e infondate. La sinistra aveva militarizzato la Rai».
Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia, la danno in strepitosa ascesa.
«Faccio politica da oltre trent’anni. Non sono né in ascesa né in discesa. Contribuisco alla causa».
Tra le altre cose, è responsabile del programma di Fratelli d’Italia.
«Giorgia Meloni ha iniziato questa legislatura con un motto: “Non disturbare chi vuole fare”. Il nostro obiettivo era quello di liberare le energie produttive».
Al centro Joseph Shaw
Il filosofo britannico: «Gli islamici vengono usati per silenziare i cristiani nella sfera pubblica, ma non sono loro a chiederlo».
Joseph Shaw è un filosofo cattolico britannico, presidente della Latin Mass Society, realtà nata per tramandare la liturgia della messa tradizionale (pre Vaticano II) in Inghilterra e Galles.
Dottor Shaw, nel Regno Unito alcune persone sono state arrestate per aver pregato fuori dalle cliniche abortive. Crede che stiate diventando un Paese anticristiano?
«Senza dubbio negli ultimi decenni c’è stato un tentativo concertato di escludere le espressioni del cristianesimo dalla sfera pubblica. Un esempio è l’attacco alla vita dei non nati, ma anche il tentativo di soffocare qualsiasi risposta cristiana a tale fenomeno. Questi arresti quasi mai sono legalmente giustificati: in genere le persone vengono rilasciate senza accuse. La polizia va oltre la legge, anche se la stessa legge è già piuttosto draconiana e ingiusta. In realtà, preferiscono evitare che questi temi emergano in un’aula giudiziaria pubblica, e questo è interessante. Ovviamente non si tratta di singoli agenti: la polizia è guidata da varie istituzioni, che forniscono linee guida e altro. Ora siamo nel pieno di un dibattito in Parlamento sull’eutanasia. I sostenitori dicono esplicitamente: “L’opposizione viene tutta dai cristiani, quindi dovrebbe essere ignorata”, come se i cristiani non avessero diritto di parola nel processo democratico. In tutto il Paese c’è la percezione che il cristianesimo sia qualcosa di negativo, da spazzare via. Certo, è solo una parte dell’opinione pubblica, non la maggioranza. Ma è qualcosa che si nota nella classe politica, non universalmente, tra gli attori importanti».






