2018-10-24
Sedicenne stuprata e uccisa dagli africani
Desirée Mariottini è morta il 19 ottobre in un palazzo occupato di Roma frequentato da spacciatori e sbandati. Ieri sulla Rai la testimonianza di un senegalese: «Sono stati in tre o quattro, anche arabi. C'erano due ragazze, una non respirava più». Ammazzata nel covo degli spacciatori africani dopo essere stata drogata e violentata. A seguito delle dichiarazioni rese da un senegalese - che è diventato il testimone chiave dell'inchiesta - si indaga su quattro immigrati.Era andata lì per recuperare il tablet che le avevano sottratto. Nulla di più pericoloso: ad attendere Desirée Mariottini, 16 anni, c'erano spietati assassini. La tragedia è avvenuta lo scorso 19 ottobre: la ragazza, liceale di Cisterna di Latina, viene ritrovata senza vita in uno stabile diroccato di via dei Lucani a Roma, un'area dismessa trasformata in fortino per sbandati e pusher. Alle 3 di notte un anonimo ha chiamato i soccorsi da un telefono pubblico, ma i paramedici arrivati in loco con un'ambulanza del 118 non hanno potuto superare il cancello e soccorrere subito l'adolescente, perché l'accesso era chiuso con un lucchetto. Sono riusciti a raggiungere la vittima solo dopo l'intervento dei vigili del fuoco. Desirée era già morta, l'hanno trovata fra le impalcature che sorreggono il rudere. L'indagine è partita proprio dalla telefonata al 112. In poco tempo si è scoperto che Desirée aveva detto ai genitori che avrebbe dormito da un'amica ma la ragazzina, non si sa ancora perché, come nel caso di Pamela Mastropietro (uccisa a Macerata), si è imbattuta in un branco. Nelle prime ore il giallo di Desirée sembrava un rompicapo dalla soluzione indecifrabile. Poi gli investigatori hanno raccolto le dichiarazioni del senegalese, che ha anche parlato con i cronisti di Rai 1, raccontando di essere arrivato lì «tra mezzanotte o mezzanotte e mezza». Di essere «entrato» e di aver visto che «c'era una ragazza che urlava». L'immigrato potrebbe aver descritto gli ultimi istanti di vita della giovane. O forse è arrivato tardi anche lui: «Ho guardato quella che urlava e c'era un'altra ragazza a letto: le avevano messo una coperta fino alla testa ma si vedeva la faccia. Non lo so se respirava ma sembrava già morta, perché l'altra ragazza urlava e diceva che era morta». In quello stabile secondo il giovane senegalese «c'erano africani e arabi: un po' di gente... sette persone o sei. L'altra ragazza era italiana: penso pure fosse romana, parlava romano. Urlava che l'hanno violentata, poi lei ha anche preso qualche droga perché lì si vende la droga. È stata drogata perché aveva 16 anni. Da quello che diceva lei sono stati tre o quattro». Oltre al senegalese la Squadra mobile ha individuato tre testimoni: un altro immigrato africano e due ragazze. Martedì mattina gli anatomopatologi dell'istituto di medicina legale dell'università La Sapienza hanno effettuato l'autopsia. Il referto è agghiacciante: l'adolescente è stata drogata e violentata da più persone. Ora è caccia ai responsabili. Per lavorare nella più assoluta tranquillità - all'inizio dell'indagine - gli investigatori avevano detto ai giornalisti che la vittima era una donna tra 25 e 30 anni, probabilmente tossicodipendente, vestita e senza evidenti segni di violenza. Una sbandata, insomma, che probabilmente viveva in uno dei palazzi occupati in quell'area, stroncata da una overdose. Così non era. Desirée non era tossicodipendente né frequentava abitualmente quel rione romano. Gli investigatori lo avevano capito subito, ma sapevano anche che in quel momento era necessario il massimo riserbo sull'inchiesta.La causa precisa della morte è ancora in fase di accertamento. In Procura, dove è stato attivato il pool antiviolenza, è attesa la prima relazione dei medici legali. Ma dalle prime notizie nel sangue di Desirée è stata trovata della droga. Per stabilire se sia stata questa (o delle percosse) a ucciderla, serviranno approfondimenti. Per questo motivo chi indaga al momento è cauto e ai giornalisti dice: «Stiamo verificando le dichiarazioni del senegalese». Che però paiono trovare conferma ogni minuto che passa.
(Arma dei Carabinieri)
Nella serata del 25 novembre i Carabinieri della Compagnia di Milano Duomo hanno arrestato per detenzione illecita di sostanze stupefacenti due bergamaschi, un palermitano e un soggetto di nazionalità spagnola, rispettivamente di 28, 32, 29 e 54 anni.
I militari dell'Arma, nel corso di un più ampio servizio di prevenzione generale organizzato per le vie di Milano, insospettiti da un autoarticolato con targa spagnola di dubbia provenienza, dopo una prima fase di monitoraggio fino alla provincia di Bergamo, hanno sorpreso i soggetti mentre scaricavano 10 borsoni dal mezzo, all’interno di un capannone.
Alla perquisizione, sono stati trovati 258 chilogrammi di hashish, suddivisi in panetti da 100 grammi ciascuno e termosigillati.
L’autoarticolato, sottoposto a sequestro, è risultato dotato di un doppio fondo utilizzato per nascone la droga.
Nel corso dei successivi accertamenti sviluppati nelle abitazioni degli indagati, sono stati rinvenuti in casa del 28enne altri 86 chili di hashish, termosigillati e nascosti all’interno di un congelatore oltre a materiale per il confezionamento, due pistole cariche con matricola abrasa, munizioni e materiale riconducibile ad altri reati tra cui t-shirt riportanti la scritta «Polizia», un paio di manette, una maschera per travestimento, il tutto ancora ancora al vaglio degli inquirenti. Per il 28enne è scattato l’arresto anche per detenzione abusiva di arma clandestina. Nell’abitazione del 29enne sono stati invece trovati altri 4 chilogrammi di droga, anche questi custoditi in un congelatore, suddivisi in panetti da 100 grammi ciascuno e termosigillati. Complessivamente, sono stati sequestrati circa 348 chilogrammi di hashish.
Su disposizione del Pubblico Ministero di turno presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Bergamo, i quattro sono stati portati nel carcere di San Vittore di Milano in attesa dell’udienza di convalida.
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Brian Hughes (Getty Images)