
La serie tv targata Amazon con protagonista Al Pacino torna sulla piattaforma streaming con nove nuovi episodi.Hunters è un prodotto difficile da recensire. La prima stagione, dieci episodi in cui Al Pacino ha accettato di ricoprire il ruolo di protagonista, ha portato con sé una serie di dubbi, impressioni ambivalenti.L’idea di partenza, immaginare un mondo in cui i nazisti siano sopravvissuti e si nascondano dietro facciate ordinarie in attesa di consumare la propria vendetta, pareva interessante, magnetica quasi. Ma lo sviluppo di Hunters, quei dieci episodi ancora disponibili su Amazon Prime Video, non è stata all’altezza dell’idea. Hunters si è persa via, valicando a più riprese il confine labile che tiene separate furbizia e cattivo gusto. Eppure, non parlare della prima stagione, non cercare un confronto con altri spettatori, esimersi dal dire la propria si è rivelato difficile. Hunters non ha convinto, ma ha centrato un punto, l’unico punto ormai fondamentale in campo televisivo: ha prodotto l’urgenza di essere aggiornati in materia. Bisognava sapere cosa fosse, perché deprecarla o apprezzarla, bisognava averla vista quella serie con Al Pacino. E la seconda stagione, al debutto su Prime Video venerdì 13 gennaio, questo punto è tornata a centrarlo. I nuovi episodi, gli ultimi per Hunters, sono pop tanto quanto i vecchi. Brillano di quella luce dorata che Hollywood riserva ai suoi film più costosi, invitano chi guardi ad andare oltre, a lasciare che le puntate corrano e scorrano. I registri, di nuovo, si mescolano. Troppo, perché Hunters, seconda stagione, possa sciogliere le riserve di cui sopra. Quentin Tarantino è evocato ancora, e ancora si fatica a capire cosa voglia essere la serie Amazon, se satira impegnata, bieco prodotto d’azione o commedia nera. Ma le domande e i dubbi e le riserve scompaiono nel frastuono della trama, una trama costruita su un mondo passato e ipotetico. È il 1977, nella prima stagione: una nonna, una sopravvissuta all’Olocausto, è trovata morta. Suo nipote, Jonah Heidelbaum, la piange, un uomo lo avvicina. Meyer Offerman, il volto di Al Pacino, è un ricco filantropo a capo di un’organizzazione segreta. Sono ebrei, decisi a sventare la minaccia nazista. Il Terzo Reich non è finito. Gerarchi e militanti vivono e operano negli Stati Uniti. È una guerra silenziosa, quella fra gli Hunters – i cacciatori di nazisti – e i seguaci di Hitler. È una guerra che Jonah sceglie di combattere in prima persona, finendo, nella seconda stagione, per teorizzare la stessa verità sostenuta da alcuni e realissimi complottisti. Adolf Hitler è vivo e si nasconde in Sud America. Hunters, stagione due, è una caccia all’uomo senza pari. In palio ha la libertà del mondo, nel mezzo gli interpreti e i meccanismi che hanno reso la prima stagione dello show quel qualcosa di cui parlare e cui, quindi, guardare. In più, poi, ha Jennifer Jason-Leigh, nuova aggiunta al cast di cui Al Pacino continua ad essere il fiore all’occhiello.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
iStock
A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





