2019-05-18
Sea Watch, scendono solo i bambini. Ma sui porti chiusi è lite nel governo
Sbarco per sette minori e un ferito. Matteo Salvini: «Basta trafficanti, non c'è premier che tenga». Luigi Di Maio: «Non sei solo al comando».Ancora una volta puntava verso l'Italia sfidando il Viminale. La Sea Watch 3, nave della omonima Ong tedesca battente bandiera olandese, con 65 immigranti imbarcati di fronte alle coste della Libia e 22 uomini d'equipaggio (tra cui 4 medici), si era posizionata a poche miglia dalle acque territoriali italiane con la solita richiesta: un porto sicuro per lo sbarco. Alla fine hanno ottenuto il permesso a mettere piede sul suolo italiano soltanto le famiglie: sette bambini con i genitori (sette madri e tre padri) e una persona ferita. A bordo se ne erano infischiati di ciò che aveva detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini nei giorni scorsi: «Io i porti li apro ai pescatori e ai pescherecci pugliesi, ai turisti che pagano. E non ai turisti a pagamento». Appena la Guardia costiera ha intuito le intenzioni del comandante della Sea Watch 3 ha inviato un motoscafo da ricognizione e una motovedetta della Guardia di finanza per diffidare ufficialmente l'imbarcazione diretta a Lampedusa. Coincidenza: proprio ieri a Lampedusa erano presenti i magistrati della Procura di Agrigento per l'interrogatorio del comandante e del capo missione della Mare Jonio.La storia si ripete sempre con lo stesso copione: la Sea Watch chiede un porto sicuro a Malta e punta verso l'Italia dopo aver ricevuto il solito «niet». Intanto la Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta contro ignoti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La giornata è stata caratterizzata dal solito braccio di ferro di Salvini contro tutti. «Se tu hai a cuore la vita di quelle persone dove vai? Vai nel porto più vicino, o vai a Malta o vai in Libia, non è che fai il doppio della distanza», ha detto in mattinata il ministro dell'Interno in tv. «Questa è l'indicazione che è stata data a questa nave, se uno invece volesse arrivare in Italia ti multo e ti sequestro l'imbarcazione perché non sei un soccorritore, ma un potenziale assassino complice di scafisti e io i trafficanti di essere umani che mettono a rischio le vite di donne e bambini sono stufo».Le notizie battute dalle agenzie di stampa nel primo pomeriggio confermano che la linea dura del Viminale sembra aver convinto il capitano della nave a rispettare la diffida. L'ulteriore indicazione trasmessa dal Viminale tramite la Guardia di finanza è quella di fare rotta verso la Tunisia.La Procura di Agrigento non ha aperto un fascicolo, perché l'imbarcazione della Ong tedesca si è fermata in acque internazionali. Ma il procuratore aggiunto, Salvatore Vella, e il pm Alessandra Russo, hanno seguito costantemente l'evolversi della situazione e hanno chiesto alle forze dell'ordine di essere informati in tempo reale. Ma la questione ormai è politica.E ha scomodato anche il premier Giuseppe Conte: «Il mio governo sul fronte delle migrazioni ha una politica molto articolata, non è solo un problema di porto o non porto. Recentemente le situazioni di emergenza le abbiamo risolte egregiamente e seguiremo anche quest'ultima». Poi ha aggiunto: «Sia ben chiaro a tutti, vogliamo contrastare le criminalità organizzata e riteniamo di poterlo fare rispettando i diritti fondamentali delle persone. Non abbiamo mai consentito che morisse nessuno». Ma la dichiarazione di Conte ha innescato un botta e risposta tra Salvini e Luigi Di Maio. «Di uomini soli al comando ne abbiamo già avuti e in Italia non ne sentiamo certo la mancanza», ha affermato Di Maio. In serata, invece, sempre prendendosela con Salvini, gli ha dato del prepotente e dell'arrogante, «come Renzi».«Non c'è presidente del Consiglio che tenga e non c'è ministro dei 5 stelle che tenga», ha subito replicato Salvini, «in Italia i trafficanti di esseri umani non arrivano più». Concetto che ha ripetuto più volte durante la giornata: «Se la nave di una Ong tedesca che ha preso immigrati in acque libiche e decide di venire in Italia nonostante i divieti vuol dire che quelli che dicono di voler salvare vite sono delinquenti e trafficanti e un porto in Italia non ce l'hanno».Da Sea Watch si sono risentiti. Ed è intervenuto Arturo Centore, il comandante della nave in persona: «Non siamo scafisti, siamo un equipaggio di volontari. Vengono dette tante cose inesatte sul nostro conto e per questo ci tengo a parlare e dire come stanno veramente le cose». E subito la Sea Watch ha incassato il sostegno di Mediterranea saving human, la Ong del neo armatore veneziano Luca Casarini (consulente dell'ex ministro per la Solidarietà sociale Livia Turco durante il primo governo Prodi), che da sette anni vive a Palermo dove ha trasformato un rimorchiatore degli inizi degli anni Settanta, la Mare Jonio, in una nave da salvataggio: «Siamo al loro fianco e speriamo che l'equipaggio e le persone soccorse possano approdare al più presto in un porto sicuro, come è loro diritto. Siamo in un mondo al contrario in cui queste navi coraggiosissime che dovrebbero ricevere medaglie sono trattate come nemici pubblici». Sostegno incassato in serata anche dalla Chiesa. Un gruppo di parrocchiani, alla cui guida c'era il sacerdote della cappella di San Gerlando, don Carmelo La Magra, ha affisso alla banchina di Lampedusa uno striscione per chiedere l'apertura dei porti. La risposta del Viminale è «nisba».