2018-09-10
Se vuoi diventare un grande genio devi pensare di esserlo veramente
Non bisogna sottovalutare l'intelligenza emotiva che ci rende capaci di sviluppare le nostre potenzialità. E se siete sempre in ritardo non dite che siete idioti, ma provate a ripetere: «Adoro arrivare in orario».Noi diciamo intelligenza, ma in realtà sono le intelligenze. Una persona può avere una strepitosa intelligenza cognitiva, fare le equazioni di terzo grado come fossero esercizi dell'asilo, ma essere incapace di vivere, come John Nash, il matematico la cui vita è stata raccontata nel film A beautiful mind. Mozart aveva un'intelligenza musicale divina, ma zoppicava nelle altre. Noi abbiamo le intelligenze, numerose e sono raggruppate in due gruppi, le intelligenze che agiscono su base razionale e logica e quelle che agiscono su base emotiva e analogica. Il tenere i neurotrasmettitori endorfine e serotonina alti, fa in maniera che tutte le intelligenze giochino nella nostra squadra, tutte si muovano all'unisono.L'Intelligenza emotiva, ridotta ai minimi termini: con il termine intelligenza emotiva o emozionale intendiamo la nostra capacità di capire le nostre emozioni e quelle altrui, e una volta che le abbiamo capite? Una volta che le abbiamo capite, il vantaggio è enorme, riusciamo a prevedere le conseguenze delle nostre azioni su di noi e sugli altri.Ritorniamo all'esempio della settimana scorsa. Ho fatto una cosa sbagliata; posso rivolgermi a me stesso in diverse maniere, la prima è sono stata un'idiota, seconda sei stata un'idiota, terza ho fatto uno sbaglio. La prima maniera «sono stata un'idiota» è enormemente distruttiva; sia Martin Seligman che Aaron Beck, psichiatri e teorici del cognitivismo, hanno ampiamente trattato l'importanza del dialogo interno. Come parliamo a noi stessi ha molta importanza. In un certo senso noi siamo quello che pensiamo di essere. Se io penso di essere Napoleone sono Napoleone? No, quella è una psicosi, ma se penso di essere stupido, divento oggettivamente stupido; il mio io inconscio rende più farraginosi i miei processi mentali, se sono convinto di essere sciocco, distratto e pasticcione, così dice la mamma, anche nonna, gli zii, io aumenterò il mio livello di errore. Più sono convinto di essere intelligente e capace, più divento intelligente e capace, non oltre i limiti delle mie potenzialità certo, ma spesso le nostre potenzialità sono ben più di quanto pensiamo. E, soprattutto se pensiamo di non avere potenzialità, non sviluppiamo quelle che abbiamo, che restano minuscole e secche, come le piantine dimenticato sul balcone d'estate.Quando mi accorgo di avere fatto una cosa che sarebbe stato meglio non fare, ho tre possibilità per parlare a me stesso, tre diversi toni di voce.Sono un idiota.Sei un idiota.Ho fatto un errore.«Sono un'idiota», oltre che una frase distruttiva è una frase errata: ho fatto un errore, anche le persone intelligenti fanno errori.«Sei un'idiota», ho diviso me in due parti, e una parla all'altra, c'è una Silvana intelligente che sgrida la Silvana scema. La Silvana «intelligente» ha interiorizzato un adulto molto severo e prova quasi piacere a insultare l'altra Silvana. Almeno una parte di me è intelligente; siamo leggermente al di sopra dell'esempio precedente ma, non di molto. Sia nel primo che nel secondo esempio diventa un problema di identità.«Ho fatto uno sbaglio» è la frase corretta, è un problema di comportamento, inoltre ho fatto uno sbaglio, mi permette di analizzare la situazione. Se ho l'impressione di fare sbagli con maggiore frequenza, con più frequenza di quanti ne facevo in altre epoche, oppure con maggiore frequenza di quella con cui sbagliano gli altri, potrebbe essere un'operazione utile domandarmi perché sbaglio così spesso? Domandarlo con il tono di voce di uno scienziato che sta risolvendo un problema; forse sono sotto stress, sto fabbricando troppo cortisolo, potrei mettere nella mia vita qualcosa che mi piace e mi diverta, forse è il caso di sacrificare qualche soldo e andare in palestra o qualche minuto, o anche più di qualche minuto, per camminare ascoltando la mia musica preferita e il mio livello di stress si abbasserebbe, forse ho una scarsa presenza nel presente, dicono che facendo dieci minuti di meditazione al giorno questo problema migliori enormemente, potrei provare. Il ginkgo biloba e le capsule di omega tre aiutano la memoria e l'attenzione: perché non usarne? Nel momento in cui io sto esprimendo una diagnosi, invece che picconarmi inutilmente addosso, prima o poi risolvo il problema.Perché arrivo sempre in ritardo? Perché sono un'idiota. No, anche le persone intelligenti arrivano in ritardo. È una piccola forma di auto sabotaggio dicono; forse è il caso che riveda le mie motivazioni. Se per me essere sempre in ritardo è un problema, per risolverlo devo fare queste operazioni.1) Devo volerlo. Dichiaro di voler essere sempre puntuale. Lo scrivo su un'agenda tutte le mattine.2) Elimino la parola ritardo dai miei pensieri. «Ho paura di essere in ritardo», «sono sempre in ritardo» diventano «adoro essere in orario», «rispetto il mio tempo e quello degli altri».3) Metto in ordine. Il ritardo cronico fa parte dello stesso tipo di autoaggressione del disordine. Cominciamo a mettere in ordine le nostre cose, i libri, l'armadio: il ritardo scomparirà dalle nostre vite. Molti dei nostri ritardi, tra l'altro dipendono dal dover perdere tempo a cercare il cellulare o le chiavi. Per mettere in ordine le istruzioni sono le stesse che per l'elefante: come si mangia un elefante? Un boccone alla volta. Come si mette in ordine? Mezzo metro quadrato al giorno. Un pezzetto alla volta.Il cervello infinito: Alle frontiere della neuroscienza: storie di persone che hanno cambiato il proprio cervello è un bel libro di Norman Doidge che spiega il benefico effetto che ha sul nostro cervello aumentarne le competenze. Il cervello è plastico. Non è mai troppo tardi. Imparare a suonare il pianoforte, imparare a ricamare o a lavorare il legno, studiare lo spagnolo anche in età avanzata, non solo potenziano memoria e lucidità, ma ci ricordano la nostra potenza. Sapere oggi cose che ieri non sapevo, sapere fare oggi cose che ieri non sapevo fare, mi dà un meraviglioso senso di potenza, anzi, mi ricorda quanto è potente una creatura umana.