2020-09-02
Se le ostetriche fan la guerra a donne e bimbi
Vi sono associazioni professionali favorevoli all’utero in affitto e indifferenti a chi muore o resta invalida a seguito della sindrome da iperstimolazione ovarica per la vendita di ovuli. Perché la gravidanza per altri è il sacrificio femminile per sentirsi «buone»Il 10 giugno 2020, agli indirizzi mail degli Ordini professionali e delle seguenti importanti associazioni (Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Federazione nazionale degli ordini della professione di ostetrica, Consiglio nazionale ordine psicologi, Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Associazione culturale pediatri, Federazione italiana medici pediatri, Associazione consulenti professionali in allattamento materno, Associazione movimento allattamento materno italiano, Associazione doule Italia, Melograno: centro informazione maternità e nascita, Associazione italiana psichiatri, Associazione Ibfan Italia, Scuola Elementale di arte ostetrica, Freedom for birth action group, Comitato per il rispetto dei diritti dei neonati (Cordin),Centro studi scuola del portare, Mippe - Movimento italiano psicologia perinatale, Psicologia perinatale) è stata recapitata una richiesta: quella di assumersi la responsabilità di riconoscere che la pratica dell’utero in affitto (o Gpa, gestazione per altri) sia un abominio per i bambini sottoposti a compravendita e per le donne usate come fornitrici di ovociti e come «forni gestazionali». Tale istanza è stata firmata da tre professioniste, l’avvocato Monica Boccardi, la dottoressa Federica Mattei, psicologa psicoterapeuta, e la dottoressa Rachele Sagramoso, ostetrica. Se posso dare un consiglio, non perdetevi Rachele Sagramoso. Scrive per testate online, e tiene un imperdibile blog che si chiamava Sei di tutto e ora è ora è diventato Sei di tutto più uno: il titolo allude al fatto che, benché abbia una laurea in ostetricia e quindi abbia le nozioni tecniche su come evitare una gravidanza, Rachele ha messo al mondo 7 figli, proprio perché le sono simpatici. La sua è una famiglia numerosa, ma, se guardiamo la Storia, la sua è una famiglia normale e sono le altre a essere striminzite. La lettera non è stata inviata a persone estranee al tema, anzi, al contrario: la missiva è giunta perché in alcune circostanze, alcuni enti formativi hanno preso posizione proprio sull’argomento (loro rappresentanti ufficiali o loro membri) e non in modo chiaro. Un paio di esempi: i Centri del Melograno, conosciuti in tutta Italia per aver reso la gravidanza, la nascita e l’accudimento del neonato una parte fondamentale della relazione madre-figlio e che sono enti formativi per persone che desiderano ricevere una formazione in tal senso (per esempio per chi inizia il percorso per diventare doula, una donna che accompagna la donna nella maternità, oppure per chi decide di divenire consulente per l’allattamento o per il cosiddetto «portare in fascia») hanno organizzato nel 2017 un evento denominato «Mio tuo suo loro. Donne che partoriscono per altri» (www.melograno.org/corsi-e-seminari/bologna-mio-tuo-suo-loro-donne-che-partoriscono-per-altri) che appare proprio essere stato - data la presenza di Elisa Dal Molin, rappresentante delle Famiglie arcobaleno - uno di quei velati spot a favore della legalizzazione della pratica. La Scuola Elementale di arte ostetrica, nel numero 93 di D&D («Maternità e paternità surrogate»), dalle parole della sua fondatrice, l’ostetrica Verena Schmid, pare proprio che sia dalla parte dei bambini nel suo articolo «I bambini parlano», dove elenca tutta una serie di riflessioni da compiere quando si parla di fecondazione eterologa e utero in affitto, per esempio quella di diffondere le esperienze e le riflessioni dei figli di tali scelte, che si portano dietro sofferenze enormi. La dottoressa Elisa Dal Molin sa che le loro testimonianze sono sotto censura e che sono continuamente aggrediti come ingrati e omofobi? Tuttavia il numero di D&D dà voce ad altre ostetriche: Aida Hilviu, per esempio, è a favore della regolamentazione dell’utero in affitto, un utero in affitto dal volto umano, orrido ossimoro non meno delirante di comunismo dal volto umano, e prostituzione dal volto umano, regolamentata in molte nazioni, ma anche tossicodipendenza dal volto umano: quando si sceglie quello che si crede il male minore, si sta comunque scegliendo il male, e il male non si ferma, non si lascia imbrigliare. Lei, come altre ostetriche, non è disturbata dalla gravidanza surrogata, afferma, come non è disturbata da chi desidera abortire o sottoporsi a un parto cesareo volontario: l’importante - scrive - è che la donna sia informata e sostenuta nelle sue scelte. Anche le prostitute nei luoghi di prostituzione dal volto umano, nei luoghi dove la prostituzione è correttamente regolamentata, sono informate e sostenute e questo non impedisce loro né l’herpes, né l’incontinenza fecale, né avere lesioni alla vagina, né l’Aids né l’epatite B e la sifilide. La dottoressa pensa che le donne che muoiono e restano invalide a seguito della sindrome da iperstimolazione ovarica per la vendita di ovuli, non fossero state informate e sostenute? Che una volta che ci sia l’informazione e il sostegno, che una donna danneggi la sua salute per denaro sia bello? O crede che una gravidanza per altri smetta di avere rischi moltiplicati rispetto a una gravidanza normale se ci sono informazione e sostegno? Queste scelte sono della donna o dell’ideologia liberista che monetizza anche le parti del corpo? L’aborto è un suicidio differito, una donna uccide il suo bimbo, trancia la sua proiezione nell’eternità. La gestazione per altri è un suicidio differito: la donna dà via la propria maternità, distrugge la propria ancestrale potenza. Le scelte non sono libere: dipendono dalla necessità di denaro, e anche da situazioni psicologiche di autoaggressione. La gravidanza per altri gratuita è l’apogeo, il fiore all’occhiello dell’autoflagellazione femminile del sacrificarsi per sentirsi «buone». Lo spirito di sacrificio è fisiologicamente normale nelle donne, altrimenti ci saremmo estinti perché non si alleva un neonato senza sacrifici, ma può essere facilmente manipolato contro una donna. Alessandra Bortolotti, psicologa esperta in perinatalità (proprietaria del sito Psicologia perinatale e fondatrice del Mippe), autrice apprezzata a livello nazionale per la conoscenza sulla fisiologia del neonato, nel medesimo numero di D&D, scrive che non è possibile, come invece sostengono i vari siti che si occupano di surrogazione - aggiungiamo noi -, che avvenga la «disconnessione emotiva» tra la gestante e il bambino, quantunque la gestante medesima lo desideri perché deve vendere il bambino appena questi viene al mondo (Bortolotti cita Relier, Buckley, Schore e Freybergh): questo non si discosta dal discorso dell’ostetrica Hilviu? E che dire di tutti i racconti di varie genitorialità diverse da quella biologica, che vengono riportati nella medesima rivista? Guarda caso l’ostetrica Sonia Richardson racconta di quella surrogata nel modo più petaloso possibile: quella di una donna che mette al mondo un figlio per la sorella (quante volte mai succede a confronto con le gravidanze surrogate delle schiave indiane o nepalesi o africane o ucraine? Ed è corretto che una donna corra rischi per mettere al mondo un figlio non suo? Quanti embrioni sono eliminati e quanti bimbi sono abortiti prima che si giunga alla gravidanza a termine?). Veronica Toniutti Costa, consulente formatasi presso la Scuola del portare, è convinta del fatto che la regolamentazione della pratica dell’utero in affitto sia il modo migliore per tutelare donne e bambini. Possiamo arrivare a capire le donne, ma i bambini? Non si può far firmare un consenso informato a un embrione. Dottoressa, ma di che parla? Lei crede a quello che scrive? O ha bisogno di un doppio salto mortale perché condannare la Gpa vuol dire troncare un traffico miliardario da cui sicuramente qualche beneficio prima o poi arriverà a tutti coloro che lo sostengono, e soprattutto vuol dire guadagnarsi il timbro di omofobia, perché la Gpa è l’unica maniera con cui due maschi che odiano il corpo delle donne possano avere un bambino. Meglio calpestare il diritto di un figlio a sua madre. Soprattutto ora, che con il ddl Zan Scalfarotto parlare del diritto di un figlio a sua madre implicherà anche perdita del lavoro, condanne e perdita di denaro.A oggi nessuno ha ancora risposto alla lettera.
Jeffrey Epstein (Getty Images)
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)