2019-03-02
Se la mafia è nigeriana, non esiste. Però i pentiti dicono il contrario
Il Pg di Ancona: «Quello di Pamela non è stato un delitto rituale». Ma il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino può smentirlo. Intanto, sempre nelle Marche, un processo contro i clan africani va in prescrizione.Fossimo a Palermo o dalle parti di Gomorra e si trattasse di criminalità di Casa o di Cosa nostra, i professionisti dell'antimafia – come li definì Leonardo Sciascia– avrebbero già fatto denunce e fiaccolate gridando sdegno da articolesse scritte con l'inchiostro del luogocomunismo. Invece siamo in una provincia sonnacchiosa del Centro Italia e di mezzo ci sono i criminali con la pelle nera. Così i processi finiscono in prescrizione, i pentiti non vengono protetti e servirebbe che i delitti e lo spaccio fossero fatti evocando gli zombi per ritenere possibile che esista la mafia nigeriana. Tra qualche giorno ci sarà la seconda udienza al processo per la morte di Pamela Mastropietro, la ragazza romana di 18 anni ammazzata e fatta a pezzi il 30 gennaio di un anno fa, davanti alla corte d'assise di Macerata. Unico imputato del delitto, dello scempio del cadavere e di violenza carnale è il nigeriano Innocent Oseghale, di professione spacciatore, che può permettersi un collegio di difesa di due avvocati e quattro consulenti anche se nessuno sa chi li paga. Si dovrà parlare di mafia nigeriana? In effetti è un po' scomodo perché il processo rischia di diventare un caso politico. A Macerata ha sede il Gus, una onlus che si occupa di migranti accusata anche di evasione fiscale milionaria, che nel 2017 ha fatturato oltre 30 milioni di euro, ma ora costretta a licenziare e a disdire gli appartamenti affittati per ospitare i richiedenti asilo causa azzeramento sbarchi. Anche Osegahle è stato un ospite del Gus. Converrà ricordare che dopo l'assassinio di Pamela il centrosinistra a Macerata ha perso le elezioni e che la sparatoria di Luca Traini - ha agito tre giorni dopo il ritrovamento del cadavere fatto a pezzi, condannato a 12 anni - contro persone di colore ha trasformato la città in un teatro dell'antifascismo e dell'antirazzismo. Il Pd che governa città e Regione ha fatto di tutto per evitare che si dicesse che a Macerata e nelle Marche si è insediata la mafia nigeriana. Però il 6 marzo la mafia nigeriana potrebbe irrompere nel processo. Quel giorno dovrebbe deporre come primo teste di accusa Vincenzo Marino - già pentito di 'ndrangheta, poi collaboratore di giustizia - ma forse non lo farà perché gli è stato tolto il regime di protezione e lui teme per la sua famiglia che è stata minacciata (così ha sostenuto la moglie in una lettera a La Verità e in una denuncia penale) da persone di colore. Per quattro volte Marino ha reso informazioni sul delitto Mastropietro sostenendo che Oseghale gli ha confessato, mentre erano i reclusi ad Ascoli Piceno, di avere ucciso la ragazza. Il procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, lo definisce un teste molto importante e attendibile e tuttavia non ha chiesto il regime di protezione per Marino perché ciò che il collaboratore ha raccontato a giudizio del magistrato non c'entra con la mafia. Eppure Marino il 17 settembre del 2018 dice chiaro: «Nelle dichiarazioni del 4 agosto ho omesso di dire, per paura di ritorsioni, che Oseghale mi aveva riferito, allo scopo di avvalorare la sua difesa, di nominare un suo difensore di fiducia e che in cambio avrei avuto soldi e un incarico da “capo" a San benedetto del Tronto», e poi fa mettere a verbale che lui sa altro sulla presenza della mafia nera a Macerata e che è disposto a ripeterlo anche in Tribunale, ma solo se viene data protezione alla moglie e ai figli. Ma questa protezione non c'è e se Marino non verrà a deporre il 6 marzo Oseghale potrebbe anche farla franca e non si parlerà più di mafia nera. Eppure Marino, sentito nel carcere di Pescara, non ha dubbi: «Tengo a precisare che, da quanto sono venuto a sapere, a Macerata si è instaurata la mafia nigeriana, in quanto essendo a metà strada tra la Campania (a Castelvolturno la mafia nera ha il suo centro di reclutamento e in Veneto il suo quartier generale ndr) Macerata è considerata strategica. So che Oseghale è il referente della comunità mafiosa presente a Padova. Lo stesso, in collaborazione con i malviventi nigeriani presenti a Padova, era incaricato d'ingaggiare soggetti malavitosi del maceratese per trovare appartamenti ove collocare donne da avviare alla prostituzione e allo spaccio». Peraltro l'ultimo rapporto della Dia (Direzione investigativa antimafia, dati primo semestre 2018) cita Macerata affermando che proprio il delitto Mastropietro e l'ingente attività di spaccio di cui anche il presunto assassino della ragazza era responsabile sono esemplificativi di come agisce la criminalità organizzata nigeriana che importa la sua manovalanza con l'immigrazione clandestina. Ma non basta. Il procuratore generale di Ancona, Sergio Sottani, esponente di spicco di Magistratura Democratica, in un convegno di LiberaIdee - il coté culturale dell'associazione antimafia Libera promossa da don Luigi Ciotti - il 24 febbraio scorso, come riporta Il Resto del Carlino, ha precisato: «A Macerata finora non sono emerse forme di criminalità organizzata che facciano pensare alla mafia nigeriana. Le indagini ci sono, ma finora quello che è emerso è altro. Se si fosse dimostrato che l'omicidio di Pamela aveva le forme di un omicidio rituale allora si potrebbe cambiare idea: la Procura lo ha escluso. Non basta un'attività di spaccio: ci vogliono modalità precise». Sottani le elenca: controllo del territorio, spaccio organizzato, intimidazione. E allora Marino? Se gli si crede quando accusa Oseghale, bisogna credergli anche quando parla di mafia? Ammesso che deponga in aula. Nel frattempo però un processo per mafia a carico di nigeriani proprio a Macerata è finito in prescrizione. Il Resto del Carlino il 17 ottobre 2018 scrive: «Ventuno nigeriani erano stati accusati di aver messo in piedi un traffico internazionale di cocaina, con base a Porto Recanati (lì c'è l'Hotel House: 2500 persone di 23 differenti etnie dove si vendono droga e ragazze ad ogni ora del giorno e della notte e dove è stata trovata sepolta in un campo una ragazzina morta ammazzata ndr) costringendo le connazionali a spacciare con la minaccia del voodoo. Ma i fatti sarebbero avvenuti nel 2006, per questo ieri è stato tutto dichiarato prescritto. Si è chiusa così – senza condanne né assoluzioni – l'inchiesta chiamata “Foglie nere" condotta dai carabinieri del Ros di Ancona». A Macerata il procuratore Giorgio aveva lanciato un allarme per gli interpreti intimiditi nell'inchiesta Mastropietro, dopo l'arresto di 27 nigeriani per spaccio aveva parlato di territorio diviso in zone, di gerarchie nell'organizzazione del traffico di droga, di Oseghale e di altri due nigeriani, Desmond Lucky e Lucky Awelima entrati e usciti nel caso Pamela ma condannati a 6 e 8 anni per droga, come di possibili vertici dell'organizzazione. Desmond era stato accusato da Oseghale di aver ucciso Pamela, Awelima in un'intercettazione dice di aver paura di Oseghale perché è un capo e che ha pratica di squartamento di cadaveri in maniera rituale. Ma da qui a parlare di mafia ce ne corre. Vedremo il 6 marzo se Vincenzo Marino darà una mano a capirci qualcosa.
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