2023-05-29
Se il vecchio è il male. La nostra società detesta gli anziani?
Crisi climatica e bomba pensionistica esacerbano i conflitti generazionali. E sotto traccia si fa largo l’idea indicibile dell’eutanasia per i «non produttivi».La silver economy è ricca di opportunità. «In salute e spendono: gli over 50 sono i clienti ideali».Le strategie di mercato cambiano. «Il marketing deve intercettare anche quella fascia».Anziani, un onere per la società o un’opportunità economica? I movimenti ecologisti hanno riproposto un conflitto generazionale che sembrava superato. Al grido di «ci state rubando il nostro futuro» hanno messo sul banco degli imputati la silver generation, i genitori, colpevoli, a loro dire, di tutte le malefatte ai danni dell’ambiente. C’è chi poi vorrebbe posticipare il pensionamento per paura dell’onere che gli assegni previdenziali avrebbero sul bilancio statale. La Francia lo ha già fatto, limitandosi a due anni ma anche la Germania ha aperto una discussione sull’opportunità di alzare l’età dell’addio al lavoro dagli attuali 67 anni. L’economista Stefan Kooths del Kiel Institute for the World Economy è convinto che il governo non potrà fare a meno di prendere una decisione in questa direzioni. «Le pensioni sono il grande rimosso della politica tedesca». Nella seconda metà di questo decennio si ritirerà la fascia di popolazione dei «baby boomer». Kooths sostiene che questa sarà una «zavorra» per l’economia tedesca che dovrà affrontare una voragine nei conti pubblici e un buco nell’occupazione. Una questione demografica che è al centro delle politiche dei Paesi più industrializzati. E c’è chi prospetta che si possa risolvere non con più nascite ma con l’eliminazione del problema anziani. Sì avete capito bene, una sorta di eutanasia per chi ha superato i 70 anni e non ha niente da dare al sistema produttivo. È il tema di un film molto discusso, Plan 75, nelle sale da poco, vincitore della Camera d’Or a Cannes 2022, di una giovane regista giapponese, Chie Hayakawa, che mette in scena il lato oscuro del produttivismo sfrenato, di una società del futuro che non dà più valore alle persone «fuori mercato» e in cui il ricambio generazionale passa attraverso la morte e non con nuove nascite. Il film descrive un Giappone di un non meglio precisato futuro, alle prese con un welfare non più sostenibile. La trama inquietante è su un ipotetico piano governativo, il Plan 75, che per arginare quella che è diventata un’emergenza nazionale, l’invecchiamento della popolazione con i relativi costi pubblici, mette a disposizione degli anziani indigenti, l’eutanasia di Stato in cambio di una somma di denaro da devolvere agli eredi. È una realtà in cui anche i legami familiari, così forti nella tradizione culturale giapponese, si sono indeboliti. A un’intera generazione viene chiesto di sacrificarsi per far continuare a far girare l’economia. La regista in una intervista ha spiegato che «ovviamente in Giappone non c’è nessuna volontà di eliminare gli anziani, però il film mette in scena tensioni sociali che sono molto presenti». Poi ha sottolineato che dopo l’uscita del film «numerose persone hanno cominciato a dire di volere questa opzione perché c’è ansia rispetto alla vecchiaia e si pongono diversi interrogativi come l’arrivo della demenza o la mancanza di soldi o l’assenza di una famiglia». Questa ansia, aggiunge la regista, è determinata anche da «un’informazione che restituisce un’immagine negativa dell’essere anziani. Quindi le persone sono davvero preoccupate dello scorrere del tempo e anche i più giovani temono la vecchiaia. Così molte persone pensano che l’eutanasia sia una delle opzioni per risolvere il problema». E ricorda che durante la pandemia ha sentito di casi «in cui si doveva fare una scelta per le cure in base all’età».È un film che proprio perché ambientato in un Paese come il Giappone, per tanti aspetti simile alla vecchia Europa, fa pensare. Forse qualche decennio fa a nessuno sarebbe venuto in mente di trattare il tema dell’invecchiamento della popolazione in questi termini.Ma c’è chi invece vede nell’anzianità un’opportunità economica. Basta qualche cifra a dimostrare che sono un business e possono diventare uno strumento di sviluppo economico. Una ricerca di Kearney-Swg, dice che nel 2050 i settantenni saranno il 70% della popolazione. Il rapporto tra anziani e giovani che oggi è di 4 a 10, tra meno di trent’anni crescerà del 34% arrivando a un rapporto di 7 a 10. Quella dei settantenni diventerà una nuova classe che, contando su un’aspettativa di vita più lunga e in buona salute, è oggi fuori dal servizio pubblico e assicurativo tradizionale, ma che rappresenterà un valore non solo da proteggere ma anche una importante opportunità di sviluppo.Il Centro studi di Confindustria ha tracciato l’identikit dell’over 65: è proprietario di casa, conduce una vivace vita sociale e frequenta spesso gli amici, fa sport (il 14,4% tra i 65 e i 74 anni), va in vacanza e si dedica sempre più al volontariato. Ma soprattutto ha un’alta capacità di spesa, avendo goduto di un’epoca di rapida crescita economica con salari stabili. Secondo lo studio Swg, i «Settantennials» in Italia detengono una quota consistente della ricchezza complessiva del Paese rappresentandone il 30% dei consumi annuali (220 miliardi) e più del 30% del patrimonio di ricchezza complessivo (3.200 miliardi). Pertanto generano una domanda di beni e servizi crescente, diversificata e sempre più significativa, molto differente da quella che le statistiche fotografavano solo un decennio fa. La silver economy ha un valore in Italia stimato, tra Pil diretto, indiretto e indotto, di circa 620 miliardi di euro.L’Oxford Economics e Technopolis Group ha calcolato, per conto della Commissione Europea, che entro il 2025 solo nel Vecchio Continente «l’economia d’argento» arriverà a valere 5,7 trilioni di euro, pari a quasi un terzo del Pil dell’Unione, e darà lavoro a 88 milioni di persone (quasi il 38% del totale). Se fosse uno Stato sovrano, sarebbe la terza potenza economica mondiale, subito dopo Stati Uniti e Cina. Imprenditori di grande calibro si sono da tempo focalizzati sulla terza età con progetti di ricerca avanzati. Jeff Bezos sta finanziando Unity Biotechnology e Altos Labs, aziende che lavorano su tecnologie per prolungare la vita umana, Bill Gates ha ripetutamente investito nella «rivoluzione alimentare», con il progetto Impossible Foods mentre Sergey Brin e Larry Page hanno fondato la start-up Calico, dedicata alla lotta contro l’invecchiamento.La finanza guarda con interesse a questo fenomeno demografico.«La silver economy presenta interessanti opportunità di investimento» dice Roberto Magnatantini, portfolio manager di Decalia, gestore dei fondi Decalia Silver Generation e Decalia Eternity, tra le società di gestione del risparmio più innovative.L’anziano inoltre è colui che fa da ammortizzatore sociale. Con la sua pensione contribuisce a mantenere un livello di vita decente ai giovani disoccupati o precari, sostituisce la carenza di strutture a sostegno delle giovani coppie come gli asili nido, i sistemi di scuola-bus, consente alle mamme di conciliare lavoro e vita privata prendendosi cura dei bambini finché non sono autosufficienti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/se-il-vecchio-e-il-male-la-nostra-societa-detesta-gli-anziani-2660715539.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-salute-e-spendono-gli-over-50-sono-i-clienti-ideali" data-post-id="2660715539" data-published-at="1685297044" data-use-pagination="False"> «In salute e spendono: gli over 50 sono i clienti ideali» «Gli anziani sono una risorsa per l’economia e la finanza, altro che peso. E poi la cosiddetta silver age, comincia nella definizione ufficiale della Commissione europea, a 50 anni. Non c’è più la figura del vecchio malmesso in salute che vive solo in casa. Anche gli over 70 hanno una vita brillante e soprattutto hanno un’alta capacità di spesa e un’altrettanto alta voglia di passare l’ultima parte della vita nel miglior modo possibile. Per questo sono i consumatori ideali di un numero sempre maggiore di aziende». A parlare è Walter Ricciotti, Ceo e cofondatore di Quadrivio Group, uno tra i maggiori operatori nel settore del private equity e degli investimenti alternativi. Ha creato il Silver Economy Fund, il primo fondo di Private Equity italiano, che investe in aziende europee e statunitensi che offrono prodotti e servizi su misura alla fascia over 50. Il manager spiega perché gli over 50 sono così interessanti per le aziende. «I 50-60enni, nell’ultima decade, sono cresciuti più dei trentenni. Ed è un trend che continuerà, favorito dalla bassa natalità e dall’allungamento della vita. Pertanto la fascia anagrafica oltre i 50 rappresenta un bacino interessante per le industrie e per la finanza. Chi fa prodotti per neonati ha meno consumatori potenziali. Quando si parla di silver economy si pensa ad un fenomeno del futuro ma è un errore, è il presente». Ricciotti sottolinea che ci sono tre buoni motivi per investire negli anziani: «È la quota maggiore di popolazione, sono più benestanti dei giovani e hanno più potere di spesa rispetto ai loro figli o nipoti. Chi è nato negli anni Sessanta ha una condizione economica migliore dei propri genitori, ha vissuto il boom produttivo del Paese, ha investito, ha creato un patrimonio. Non si può dire lo stesso dei trentenni di oggi che spesso vivono aiutati dai genitori, hanno carriere precarie e con scarse retribuzioni». Il manager poi sottolinea che la silver generation ha un approccio alla spesa diverso da quello dei giovani. «Gli over 50 ma anche gli over 70 sono mediamente in buone condizioni di salute grazie a uno stile di vita attento e sono ancora attivi, non pensano più a risparmiare perché è ciò che hanno fatto finché lavoravano e vogliono divertirsi, trascorrere l’età anziana nel miglior modo possibile. Quindi per le aziende sono i clienti ideali». Questi i motivi che hanno portato alla creazione di un fondo che investe in aziende dedicate alla fascia anziana della popolazione. «I gruppi in espansione non sono solo quelli impegnati nella cura e della tutta della salute, c’è anche la nutraceutica, l’oftalmologia, l’ortopedia e perfino la medicina estetica. Noi investiamo anche nel wellness, nelle aziende che si occupano della cura domiciliare avanzata come quelle che producono dispositivi elettronici in grado di monitorare i valori in modo costante, poi in quelle dei viaggi. Sono sempre più numerose le imprese turistiche focalizzate sugli over 60. Sono settori in forte espansione. È vero che la previdenza rappresenta un onere per il bilancio pubblico. Ma è altrettanto vero che il bacino della popolazione anziana rappresenta un’opportunità economica interessante». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/se-il-vecchio-e-il-male-la-nostra-societa-detesta-gli-anziani-2660715539.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-marketing-deve-intercettare-anche-quella-fascia" data-post-id="2660715539" data-published-at="1685297044" data-use-pagination="False"> «Il marketing deve intercettare anche quella fascia» «Qualche anno fa, nella nostra assemblea annuale, intervenne l’amministratore delegato di Procter&Gamble Italia e disse una cosa che può sembrare banale ma è indicativa di come sta cambiando il marketing. Tutti vanno alla ricerca di target giovanili per comunicare prodotti e servizi mentre in realtà i soldi li hanno i genitori. Una relazione interessante dove si ribaltava il luogo comune che vede i pubblicitari rincorrere solo la fascia giovanile dimenticando quella anziana». Raffaele Pastore, direttore generale dell’Upa (Utenti pubblicità associati), l’associazione delle imprese inserzioniste, spiega che è in atto un mutamento delle strategie di marketing che sono diventate più sofisticate e specializzate. «La tendenza è di allargare il limite alto di interesse che fino a qualche anno fa arrivava a 54 anni, portandolo a 65. Ma questo non vuol dire trascurare le fasce anagrafiche più giovani. Le aziende più avvedute che pianificano per un lungo periodo nella manutenzione del brand equity, devono essere attenti a comunicare in modo specifico e trasversale. Questo significa parlare al sessantenne ma anche a colui che ha trent’anni e che tra dieci anni ne avrà quaranta. Un’azienda che parla costantemente solo a un target preciso di utenti, fallisce la propria mission. Ecco che il marketing è diventato più sofisticato perché deve abbracciare uno spettro anagraficamente più ampio di consumatori e deve seguirli nell’avanzare dell’età. La quindicenne di oggi, avrà domani 30 anni. Quindi un’azienda deve essere pronta a intercettare i bisogni diversi». È vero come diceva l’ad di Procter Italia che la borsa ce l’hanno gli anziani ma è altrettanto vero che spesso in una famiglia chi decide i consumi sono i figli. «È quello che in pubblicità si chiama responsabile degli acquisti. In una famiglia c’è chi ha i soldi e chi decide cosa comprare. L’acquisto di un’auto come di un viaggio lo decide il genitore ma il modello o la meta spesso i figli. E siccome c’è una dialettica molto chiara e una distribuzione dei ruoli nel nucleo familiare, la pubblicità si pianifica su chi è il responsabile degli acquisti. I figli hanno un peso nelle decisioni in misura rilevante in base all’età. L’Auditel sta studiando una migliore definizione del responsabile acquisti, differenziando tra settori merceologici, il food o i servizi». Quindi anche se la borsa la tiene la persona più anziana non vanno trascurati i decisori della spesa, che possono essere coloro che pur non dispongono di un reddito. «Un tempo», spiega Pastore, «il responsabile acquisti era per il 99% la donna più anziana della famiglia. Ora questa è un’immagine irrealistica. Circa il 30% delle decisioni sulle spese fa capo a una figura maschile. Spesso anche l’uomo va a fare la spesa quotidiana. C’è stato un mutamento delle dinamiche degli acquisti dentro le famiglie».
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)