2023-10-07
Screzi in Vaticano sull’esortazione «Ignorata la Segreteria di Stato»
Pietro Parolin (Imagoeconomica)
Il dicastero, escluso dalla revisione della «Laudate Deum», forse avrebbe mosso rilievi alle sbandate filocinesi. Indiscrezioni sui veri autori (argentini) del testo: il cardinale inviso ai conservatori e la teologa terzomondista.Ok dell’Europarlamento al bando degli impianti con gas fluorurati già dal 2027. Proteste delle associazioni: «Divieti sconsiderati che ritarderanno l’addio ai fossili». Lo speciale contiene due articoli. È piaciuta a Giorgio Parisi, a Vandana Shiva, a Carlo Petrini, a Greenpeace; persino a Coima, la società immobiliare che gestisce il quartiere Porta Nuova a Milano e che, forse, pregusta il business delle case green. L’esortazione apostolica Laudate Deum, però, ha destato perplessità all’interno delle sacre stanze. Specie nella Segreteria di Stato vaticana, attualmente retta dal cardinale Pietro Parolin.Ieri ne ha dato conto il sito americano The Pillar. Una fonte bene informata, oltre che direttamente interessata, per ovvie ragioni geografiche, alla contrapposizione tra il Papa e la frangia conservatrice del clero statunitense.Secondo la testata, il dicastero che gestisce i rapporti tra la Santa Sede e gli organismi internazionali è stato escluso dal processo di stesura del documento. La decisione avrebbe lasciato i funzionari vaticani «sconfortati». Alla Segreteria il testo sarebbe stato consegnato soltanto per un commento e solo all’ultimo minuto, «senza nemmeno un giorno di tempo» per esaminarlo. Un comportamento anomalo, che ha violato la «prassi stabilita», in virtù della quale qualsiasi scritto che contenga riferimenti alla politica e alla diplomazia viene trasmesso al dicastero con largo anticipo, per tutte le opportune valutazioni. Certo, non è la prima volta che il Pontefice venuto «dalla fine del mondo» rompe le consuetudini. Ma stavolta, in ballo, non ci sono esclusivamente questioni dottrinali. Il malessere della Segreteria di Stato dev’essere legato alle osservazioni che ieri, sulla Verità, ha svolto Stefano Graziosi, a proposito delle sviolinate alla Cina di cui è disseminata l’esortazione apostolica.Francesco ha assolto il Dragone, il grande inquinatore del pianeta, scaricando la responsabilità delle emissioni di CO2 sugli Usa e, più in generale, sullo «stile di vita irresponsabile» degli occidentali. Le frequenti strizzatine d’occhio al regime asiatico stanno compromettendo il Papato. Sullo sfondo, c’è la blindatura dell’accordo sinovaticano, che però, per i cattolici cinesi, non si sta rivelando granché vantaggioso: le persecuzioni non sono cessate e, di fatto, Xi Jinping ha ottenuto quello che voleva, ossia affidare al partito il controllo della Chiesa. Da parte Vaticana, invece, proseguono i cedimenti: il più clamoroso è stato l’invito di Jorge Mario Bergoglio ai fedeli cinesi, durante il viaggio in Mongolia, a essere «buoni cittadini».L’ambigua relazione con il Dragone passa altresì per gli intrecci con la sinistra a stelle e strisce, a partire dalla famiglia Clinton. E quale inquilino della Casa Bianca promosse l’ingresso di Pechino nell’Organizzazione mondiale del commercio, grazie alla quale il gigante orientale ha potuto piegare a proprio vantaggio la globalizzazione? Il presidente Bill Clinton.A proposito dell’interesse da Oltreoceano per la sensibilità green del Papa, le talpe della Segreteria di Stato, sentite da The Pillar, hanno riferito un dettaglio succoso: John Kerry, altro clintoniano, oggi inviato per il clima di Joe Biden, si era messo in contatto con il dicastero appena Bergoglio aveva dato l’annuncio di voler aggiornare l’enciclica Laudato Si’. Aveva fatto pervenire «suggerimenti molto seri», tuttavia gli uffici di Parolin non hanno avuto modo di girarli agli estensori della Laudate Deum. Ricordando gli attriti tra Kerry e i funzionari cinesi, durante la sua visita di luglio a Pechino, si può ipotizzare perché il Papa abbia preferito dribblare la Segreteria: l’organismo di governo della Santa Sede avrebbe magari chiesto di temperare i vari passaggi filocinesi. È un disagio che le fonti interne confermano: «Ai sensi del protocollo, la vicenda è molto imbarazzante e rende ancor più difficile il lavoro di molte persone intelligenti». I responsabili della politica estera vaticana. L’entourage di Kerry ha preferito tenersi fuori dalla disputa: il messo di Biden si è limitato a salutare con ammirazione le «parole potenti» del testo appena licenziato.A questo punto sorge una domanda: di chi è la «manina» dietro l’esortazione ecologista? Si mormora che le penne al servizio della causa verde siano quelle del cardinale Víctor Manuel Fernández, da poco prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, e della teologa Emilce Cuda. Entrambi argentini come il Pontefice, il primo è reduce da una feroce polemica con il porporato americano Raymond Leo Burke, sull’ipotesi di concedere la comunione ai divorziati risposati; la seconda, esegeta semiufficiale del pensiero economico di Francesco, ha già tentato di normalizzare le posizioni eccentriche di Bergoglio, approfittandone per riabilitare la teologia della liberazione.Pure la scelta dei ghost writer, allora, è un segnale eloquente: monsignor Fernández è in rotta con i conservatori statunitensi, era inviso al ratzingeriano cardinale Gerhard Müller e soprattutto alla curia romana, alla quale il Papa dichiarò guerra dal momento dell’elezione al soglio. L’ex arcivescovo di La Plata era stato già coinvolto nella redazione della Laudato si’ e della Evangelii gaudium, un’esortazione smaccatamente pauperista, in linea col terzomondismo abbracciato dal successore di Pietro. È appena il caso di sottolineare che, circa un anno e mezzo fa, Buenos Aires e Pechino strinsero un accordo commerciale da quasi 24 miliardi di dollari. E che l’Argentina, a fine agosto, è stata invitata a entrare nei Brics. Bergoglio non ha mai avuto rapporti idilliaci con le élite politiche del suo Paese, ma osserva un nuovo mondo che si muove. Per la sua «Chiesa in uscita», l’Occidente, culla del cristianesimo, non è più una priorità.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/screzi-in-vaticano-sullesortazione-ignorata-2665823920.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lue-ci-spegne-laria-condizionata" data-post-id="2665823920" data-published-at="1696674410" data-use-pagination="False"> L’Ue ci spegne l’aria condizionata Già a partire dal 2027 in Europa non si potranno più vendere condizionatori e pompe di calore che per funzionare utilizzano i gas fluorurati, i cosiddetti F-gas, ritenuti da Bruxelles dannosi per l’ambiente. La nuova legge europea concordata da Parlamento europeo e Stati Ue prevede un percorso di graduale eliminazione dal mercato di questi apparecchi che culminerà con il bando dal mercato dei prodotti monoblocco a partire dal 2027 e per quelli più grandi a partire dal 2032. Il vero problema è che il mercato europeo non è pronto per utilizzare in massa prodotti che non prevedano il ricorso agli F-gas. Le associazioni ricordano che serve più tempo (e molti soldi) per riuscire ad arrivare a un risultato del genere. Di certo quattro anni non saranno sufficienti. Assoclima, in particolare, fa sapere che la filiera sarà destinata ad andare incontro a forti limitazioni dei prodotti al di fuori dell’Ue. In dettaglio l’associazione di categoria è preoccupata per l’obbligo di eliminare i refrigeranti non fluorurati per le unità split di piccola taglia, quelle più vendute in termini di singole unità. Ma non si tratta solo di bandire le nuove unità che non prevedono gas fluorurati, si deve anche ridurre il consumo di questi gas per le macchine già esistenti: a partire dal 2036 solo il 15% dei gas utilizzati dovrà essere fluorarato per poi arrivare alla completa eliminazione entro il 2050. Il punto è che non tutte le unità possono funzionare con gas diversi dai fluorurati, il che significa che prima o poi anche le macchine attuali andranno sostituite. In particolare, il problema si presenterà quando sarà necessaria la rigassificazione di un apparecchio e il gas non sarà più disponibile sul mercato. Inoltre, quando ce ne sarà poco il prezzo della materia prima è destinato a salire, creando ulteriori disagi alla clientela. La European partnership for energy and the environment (Epee), l’associazione che rappresenta l'industria della refrigerazione, del condizionamento e delle pompe di calore in Europa fa sapere che «certamente alcune apparecchiature sono appropriate per i cosiddetti refrigeranti “naturali”, ma non tutte, e un divieto dei gas fluorurati metterà a rischio le opportunità di decarbonizzazione. Questo accordo prolungherà senza dubbio la nostra dipendenza dai combustibili fossili», si spiega in una nota. Il riferimento è tutto alle pompe di calore, che la stessa Commissione europea ha inserito nel suo piano RepowerEu come strumento cruciale da utilizzare per sostituire le caldaie a gas e decarbonizzare i riscaldamenti di case ed edifici. «I divieti sconsiderati» voluti dall’Ue «non tengono conto dell’efficienza energetica e delle prestazioni sicure di apparecchiature e prodotti che fanno parte della vita quotidiana degli europei. Inoltre, con l’aumento delle temperature in tutta Europa, il raffreddamento è diventato un’esigenza per un numero sempre maggiore di europei, e i sistemi combinati che forniscono sia il raffreddamento che il riscaldamento sono il modo migliore per raggiungere questo obiettivo in modo conveniente». Ancora una volta, insomma, l’ideologia penalizzerà i cittadini, che dovranno spendere per avere condizionatori più efficienti. La domanda che sorge è se sia così davvero sostenibile cambiare in massa apparecchiature seminuove, che avrebbero potuto funzionare per anni.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.