Il governo pensa di finanziare il taglio tassando i profitti extra delle aziende energetiche. Però ha lasciato loro 13 giorni di tempo per investire tale denaro azzerando gli utili e, di conseguenza, il prelievo di Stato. Tutto legale. Ma così i 4 miliardi necessari spariscono. Allarme di Assosistema sulla sanità: «Il caro energia pregiudicherà 110.000 posti letto».
Il governo pensa di finanziare il taglio tassando i profitti extra delle aziende energetiche. Però ha lasciato loro 13 giorni di tempo per investire tale denaro azzerando gli utili e, di conseguenza, il prelievo di Stato. Tutto legale. Ma così i 4 miliardi necessari spariscono. Allarme di Assosistema sulla sanità: «Il caro energia pregiudicherà 110.000 posti letto».Credevamo di avere ormai alle spalle le fantasiose «slide» di Matteo Renzi e le conferenze stampa in cui Giuseppe Conte all’ora di cena annunciava, sotto l’attenta regia di Rocco Casalino, il dispiegarsi di una impressionante «potenza di fuoco mai vista». Ci sbagliavamo, perché il decreto legge varato venerdì sera, con tanto di conferenza stampa a seguire, ci ha ricondotto a quelle tecniche da cinegiornale Luce. «Tassiamo una parte degli straordinari profitti che i produttori stanno facendo grazie all’aumento dei costi delle materie prime e distribuiamo questo denaro a imprese e famiglie in difficoltà». Sono state queste le parole usate venerdì sera dal presidente del Consiglio Mario Draghi per commentare il provvedimento che taglia le accise sui carburanti e dispone nuovi aiuti per imprese e famiglie, trovando buona parte della copertura finanziaria in un prelievo straordinario su tutte le imprese attive nella filiera di produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e prodotti petroliferi. Un contributo che dovrebbe produrre un gettito di circa 4 miliardi su cui si regge quasi tutta l’impalcatura degli aiuti.la bollinaturaMa numerosi e di vario tipo sono i dubbi sulla natura assolutamente precaria della copertura finanziaria fornita dal contributo straordinario. Non a caso, fino a ieri sera, abbiamo continuato a raccogliere autorevoli indiscrezioni che davano la «bollinatura» da parte della Ragioneria generale ancora in alto mare proprio per la copertura traballante, per non parlare dei rilievi che potrebbero giungere dal Colle sulla costituzionalità di tale prelievo.Premesso che ragioniamo su bozze tutte da validare, qui non si tratta di proteggere gli interessi della categoria di imprese colpite dal prelievo, quanto di proteggere gli italiani dalla sciatteria (ipotesi ottimistica) con cui è stata concepita e comunicata la norma.Innanzitutto, va rilevato che il prelievo, operando su un semestre tuttora in corso, lascia il fianco scoperto a operazioni elusive. Poiché i calcoli del fantomatico extraprofitto si eseguono operando su due semestri (ottobre 2020-marzo 2021 in confronto ad ottobre 2021-marzo 2022) è tuttora possibile per gli operatori del settore aumentare gli acquisti di idrocarburi e gas, destinandoli allo stoccaggio e non alla vendita, per comprimere il margine e quindi il prelievo. Non appare necessario uno stuolo di fiscalisti, che certamente non mancano a società di grandi dimensioni, per acquistare prodotti a fine mese, per poi rivenderli il 1° aprile. Come si evince dalla tabella, si preleva il 10% da un eventuale incremento del saldo delle operazioni Iva registrato nei due semestri di osservazione, purché sia almeno pari a 5 milioni e superiore al 10%.Non è quindi vero che questo prelievo, come sostenuto da Draghi, colpisce i «profitti». Agisce invece su uno strano ircocervo che non trova corrispondenza in nessun manuale di contabilità e bilancio. Cioè la differenza tra operazioni attive e operazioni passive ai fini Iva; in tal modo restano fuori ammortamenti, svalutazioni, costo del lavoro, oneri e proventi finanziari e, come detto, eventuali variazioni nelle rimanenze di prodotti. Aver lasciato aperta la finestra fino al 31 marzo costituisce una discreta opportunità per gli operatori intenzionati a mitigare l’impatto della misura. Più in generale, progettare un prelievo fiscale sui maggiori profitti utilizzando i dati di costo e ricavo rilevanti ai fini Iva, equivale a fare un intervento chirurgico usando l’accetta al posto del bisturi.La conferma giunge dal report pubblicato proprio ieri dalla banca d’affari J.P. Morgan che ha esaminato preliminarmente l’impatto del decreto legge sui conti di Enel, concludendo che l’impatto del contributo sui conti della società è del tutto «trascurabile, se non nullo». Nel caso specifico, pesa sui conti di Enel la relativa bassa profittabilità dell’ultimo trimestre del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020, che difficilmente potrà essere risollevata nel trimestre in corso, in modo da portare l’incremento complessivo tra i due periodi oltre il 10% e subire così il prelievo.È lunga anche la lista delle perplessità di ordine giuridico e, in particolare, costituzionale. A tal punto che la norma appare scritta appositamente per ricevere la bocciatura della Consulta. Come autorevolmente osservato dal professore di diritto tributario Dario Stevanato, sembra evidente la violazione del divieto di retroattività e del divieto di disporre con decreto legge l’istituzione di nuovi tributi (salvo deroga disposta con «legge generale»). La ConsultaDubbi sorgono anche sulla scelta del semestre a cavallo tra 2020 e 2021 come base per il calcolo dell’incremento: infatti quel periodo risentiva ancora di prezzi particolarmente depressi per la pandemia. L’aumento dei prezzi sui mercati internazionali è una variabile esterna di cui è difficile isolare gli effetti sui conti aziendali, perché confusa con l’effetto sui volumi e sui margini unitari, anch’essi concorrenti al maggior reddito. Agendo in modo così grossolano, è davvero alto il rischio che questa norma finisca sotto la mannaia della Corte, come accadde nel 2015 con la Robin tax.Tutto questo caos solo per non fare ciò che un governo lungimirante avrebbe dovuto fare già da tempo, ancor prima che la guerra in Ucraina esacerbasse le tensioni già presenti sui prezzi: definire un congruo scostamento di bilancio e farlo approvare dal Parlamento. Purtroppo questo è un argomento tabù e solo una preventiva luce verde da Bruxelles potrebbe sbloccare la situazione. Allora si è preferito prendere tempo - inventandosi una copertura che fa acqua da tutte le parti - in attesa di istruzioni dall’alto.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






