2019-04-03
Scomparsi i rimborsi agli sbancati. Il Mef continua a fare ostruzione
Ieri sera dal decreto Crescita è saltato l'articolo 35 sui risparmiatori truffati: Giovanni Tria vuole l'ok dell'Europa. Fra le altre misure, rottamazione per multe e tributi locali. Luigi Di Maio: «Meno Irpef per chi fa figli».«Questa settimana confidiamo di approvare il decreto Crescita». Lo ha dichiarato ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al termine del colloquio a Palazzo Chigi con il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. Non a caso in questi giorni i tecnici del governo stanno lavorando a tambur battente per in vista del consiglio dei ministri che si terrà domani. Al momento i nodi ancora da sciogliere sono quattro: la scelta tra taglio Imu e Ires, le modifiche sui Pir (i piani individuali di risparmio) e le norme per sbloccare i rimborsi ai risparmiatori vittime del crollo degli istituti bancari.Ieri su questi temi si è tenuta una riunione preparatoria per accorciare le distanze che al momento ci sono tra il ministero dello Sviluppo economico guidato da Luigi Di Maio e quello dell'Economia retto da Giovanni Tria. dati a confrontoTra i temi in discussione, in particolare, c'è la deducibilità al 100% dell'Imu sui capannoni, un'idea su cui spinge il Movimento 5 stelle, oppure il progressivo taglio del 4% dell'aliquota Ires per tutte le imprese, scelta che invece sarebbe gradita alla Lega.Come spiega Massimo Garavaglia, sottosegretario all'Economia in quota Lega, per decidere tra le due misure bisogna dare uno sguardo ai numeri. Capire quante sono le persone che potrebbero godere di questi benefici. Secondo il Tesoro, a godere della riduzione progressiva dal quest'anno di 1,5 punti percentuali dell'aliquota Ires sugli utili reinvestiti, fino ad arrivare a regime nel 2022 a un taglio di 4 punti percentuali, sarebbero «almeno 396.000 imprese con una riduzione fiscale media di circa 2.300 euro all'anno per il 2019, di circa 3.100 euro per il 2020, quasi 4.700 euro all'anno per il 2021 e di circa 5.900 euro all'anno a decorrere dal 2022». Sempre secondo Garavaglia e le stime del Mef, sarebbero decisamente meno le persone che beneficerebbero della deducibilità dell'Imu (da un minio del 40% fino al 100%).In questo caso, sarebbero 284.000 i soggetti che possiedono immobili strumentali (cioè legati all'attività di impresa) che potrebbero avere un beneficio medio di 1.700 euro.Come ricorda Garavaglia, dunque, «non solo la platea dei soggetti beneficiari è maggiore ma anche il vantaggio economico a confronto è superiore fin dal primo anno d'imposta: i 2.300 euro dell'Ires contro i 1.700 euro dell'Imu». Al momento quindi non è chiaro quale soluzione verrà scelta. Il sottosegretario leghista non esclude nemmeno che il governo possa scegliere entrambe le soluzioni, immettendo «quante più risorse nel circuito imprenditoriale da utilizzare senza vincoli e paletti».Tra i provvedimenti ancora in bozza c'è anche un allargamento della rottamazione agli enti locali che non hanno utilizzato per la riscossione la ex Equitalia. La norma, spiega la relazione illustrativa, «introduce la possibilità per gli enti territoriali di disporre la definizione agevolata delle proprie entrate, anche tributarie, non riscosse a seguito di provvedimenti di ingiunzione fiscale, stabilendo l'esclusione delle sanzioni». Gli enti potranno definire, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge crescita, «l'esclusione delle sanzioni» relative alle entrate. La definizione agevolata riguarda gli anni dal 2000 al 2017.Via libera anche a 100 milioni di euro nel 2019 per rifinanziare il fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa: il fondo, nato nel 2013 con la legge di stabilità, «concede garanzie fino al 50% dell'importo di mutui erogati per un ammontare inferiore a 250.000 euro» connessi all'acquisto o all'acquisto collegato a interventi di ristrutturazione di immobili non di lusso. Nel dl Crescita i tecnici stanno discutendo anche della dismissione degli immobili degli enti locali sottolineando che «oltre l'80% degli immobili delle amministrazioni pubbliche risulta di proprietà degli enti locali». All'interno della riunione in vista del Cdm di domani grande importanza è stata data anche alla questione degli indennizzi ai risparmiatori delle banche finite a gambe all'aria. Un tema su cui le polemiche non sono mancate. Il primo di aprile il Movimento 5 stelle ha chiesto al ministro Tria di trovare una soluzione al più presto. Tria «può stare tranquillo», ha detto due giorni fa il vicepremier Di Maio, ma a una condizione: deve firmare il decreto «il prima possibile», perché «ci abbiamo lavorato otto mesi e per noi è fondamentale». E non è mancato neanche il pressing di Matteo Salvini e del premier Giuseppe Conte. Ma evidentemente tutto questo non è bastato: la norma infatti sembra essere saltata.Nelle prime bozze del decreto era previsto un articolo, il 35, dedicato proprio ai rimborsi ai risparmiatori con sul piatto 1,5 miliardi di euro. Figurava solo il titolo, senza il dettaglio dei contenuti, che avrebbero dovuto contenere le norme di attuazione del fondo di ristoro dei risparmiatori truffati dalla banche previsto dalla legge di bilancio. Un modo per aggirare la ritrosia del Tesoro che aspetta il via libera dell'Europa. Ieri in tarda serata però è scomparso qualsiasi riferimento alla disposizione. Il testo della misura avrebbe dovuto ricalcare, secondo quanto trapelato, quello del decreto attuativo che da settimane è sul tavolo di Tria in attesa della sua firma.pannoliniSempre in tema di crescita il vicepremier Di Maio è intervenuto su alcune norme legate alla famiglia affermando che nel «Def, in qualità di ministro del Lavoro e delle politiche sociali, proporrò l'inserimento di un capitolo dedicato proprio alla famiglia, incluse alcune misure che possiamo portare a casa già nel 2019 e con la prossima finanziaria», ha detto. Il modello è quello francese: «50% di sconto sui pannolini, 50% sulle spese per la baby sitter e coefficiente famigliare che riduce proporzionalmente l'Irpef a seconda di quanti figli hai».