2023-03-24
Sciopero per la dieta dei gruppi sanguigni. Il sindacato fantasma che blocca la scuola
Gli istituti del Nord Est nel caos per la serrata annunciata per oggi da una sigla senza iscritti e che sul suo sito vende regimi alimentari personalizzati a 20 euro.Non si sa se oggi i professori saranno regolarmente in cattedra. All’Itis «Segato» di Belluno un comunicato afferma che sicuramente ci saranno «vigilanza degli impianti» e «smaltimento dei rifiuti» ma non «altri servizi per cui non è possibile garantire l’erogazione». L’istituto comprensivo «Serena» di Treviso ha invitato i genitori «a accompagnare i figli accertandosi di persona sul regolare svolgimento delle lezioni». Anche il «Deganutti» di Latisana (Udine) sollecita «mamme e papà a non lasciare i propri figli all’ingresso senza essersi prima accertati dell’apertura del plesso». Rischiano di rimanere fuori. Sembra la normale cronaca di un venerdì (guarda caso) di sciopero nella scuola italiana. Ma non è così, per almeno due motivi. Il primo è che lo sciopero è stato proclamato per la «promozione della dieta dei gruppi sanguigni». E il secondo è che è stato proclamato da un sindacato che non risulta avere iscritti. Nemmeno uno. Come può un sindacato senza iscritti bloccare la scuola? E come può farlo in nome della dieta dei gruppi sanguigni? Purtroppo può. Spiace ammetterlo, ma è così: l’assurdo sistema italiano lo consente. E lo consente a tal punto che è già successo. L’anno scorso, il 21 gennaio 2022 (un venerdì, guarda caso), lo stesso sindacato proclamò lo stesso sciopero, sempre con le stesse motivazioni. Non se ne accorse praticamente nessuno. Ma la scuola elementare Giacinto Gallina di Venezia rimase chiusa. Quel giorno infatti bastò l’adesione di un unico bidello (pardon: collaboratore scolastico) per impedire l’apertura delle aule, costringendo bambini e bambine a rimanere fuori. Il bidello (pardon: collaboratore scolastico) aveva deciso di cogliere al volo l’occasione dello sciopero senza essere iscritto al sindacato. Quanti lo faranno anche oggi? Difficile dirlo. Così le scuole vanno in difficoltà, anche solo con l’effetto annuncio. E in attesa della dieta, i nostri gruppi sanguigni ribollono. Di rabbia. Il sindacato protagonista di questa meravigliosa performance si chiama Saese, Sindacato Autonomo Europeo Scuola ed Ecologia. Non l’avete mai sentito nominare? Nemmeno io. E probabilmente neppure molti dei lavoratori della scuola. Nelle tabelle dell’Aran non risulta: l’agenzia del pubblico impiego ha appena pubblicato l’«accertamento della rappresentatività per il triennio 2022-2024». Per la scuola ci sono 138 diverse sigle, comprese Sisa, Filda, Clas, Fildi, Saip, Confil, Savt, Cisas, Snadir, Consfafi, Coina, Fvm, Amenif, Disal, Anipa, Confail, Salve e tante altre. Ma il Saese non c’è. C’è persino il Sudi, che più che un sindacato sembra un afrore d’ascella, ma il Saese non c’è. Ci sono 12 sigle che hanno due soli iscritti e 25 che hanno uno solo iscritto, ma il Saese non c’è. Proprio no. Non risulta. Secondo l’Aran non ha nemmeno un iscritto. Però proclama lo sciopero. E siccome in qualsiasi scuola si potrebbe trovare un dipendente che ci tiene davvero alla dieta del sangue o, in alternativa, che ci tiene davvero al week end lungo, le lezioni sono a rischio. Nessun iscritto, tanti disagi. E che vadano tutti a quel Saese. Il sindacato è noto, per altro, per aver indetto scioperi di due giorni alla riapertura delle aule, dopo le vacanze natalizie. A presiederlo come «presidente e tesoriere» Francesco Orbitello, un 45enne professore di scienze siciliano. È lui ad aver indetto la protesta per oggi, 24 marzo, chiedendo che venga presa in esame la «innovativa proposta politico-economica» del Saese (una proposta talmente innovativa che è vecchia di un anno e mezzo) e soprattutto «per la conoscenza e la promozione della dieta dei gruppi sanguigni nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado». Come possa il contestato regime alimentare, inventato in America oltre vent’anni fa dal naturopata Peter D’Adamo e importato in Italia dal dottor Piero Mozzi, portare beneficio all’apprendimento di grammatica e matematica dei nostri studenti non è dato sapere. Quello che è certo è che sul sito del Saese si propone una dieta on line personalizzata al modico costo di 20 euro. Le lezioni, evidentemente, possono saltare. Ma il business no. Sul sito, per altro, c’è anche un elenco dei grandi successi ottenuti dal Saese nei suoi nove anni di vita. Purtroppo i grandi successi sembrano più vaghi che grandi («ottiene dal Miur importante disposizione transitoria sulle prove selettive», oppure «ottiene dall’Europa riscontri positivi in merito alle riserve di posti»…). E purtroppo i grandi successi si fermano al dicembre 2020 quando il sindacato proclama di aver ottenuto dal Comitato europeo dei diritti sociali (Ceds) il riconoscimento di 26.382 lavoratori iscritti. In realtà, come rivela il Gazzettino di Venezia, «l’unico atto del Ceds emanato quel giorno è la dichiarazione di irricevibilità del reclamo presentato dal sindacato» in quanto il Saese «non può essere considerato un sindacato rappresentativo a casa della mancanza di informazioni sul numero di membri che rappresenta». Membri, per altro, pari a zero secondo l’Aran, come abbiamo visto. Nonostante tutto ciò, però, il professor Orbitello, presidente e tesoriere del sindacato senza iscritti, in Italia può permettersi di proclamare lo sciopero, scrivendo al ministero che «si ritiene esonerato dal tentativo obbligatorio di conciliazione data la natura generale e politica» dei temi affrontati. Capito? Pure esonerato dal tentativo di conciliazione perché la dieta dei gruppi sanguigni ha «natura generale e politica». E la cosa assurda è che, secondo la legge italiana, ha ragione. Può farlo. Perché oggi, in questo disgraziato Paese del Saese, chiunque può fondare un sindacato senza iscritti e proclamare uno sciopero, cui chiunque può aderire. Al che mi verrebbe la voglia di fondare un sindacato senza iscritti e proclamare uno sciopero contro i sindacati che organizzano scioperi assurdi. La sigla ce l’ho già: Sudi? Salve? Clas? Sisa? Filda? No. Mavaffa. Suona bene.
Giancarlo Giorgetti (imagoeconomica)