2024-06-08
Scintille tattiche fra Lega e Fi su Macron
Matteo Salvini: «Il presidente francese è bombarolo e guerrafondaio. Se qualcuno nel centrodestra lo preferisce a Marine Le Pen è un problema». Antonio Tajani gli risponde: «Cerca di recuperare consensi. Io sono un patriota». Il contrasto permette di occupare spazi dell’opposizione.Siccome alla fine il mestiere non s’improvvisa, nell’ultima giornata di campagna elettorale Matteo Salvini ruba la scena persino al suo ultimo pupillo, il generale Roberto Vannacci. Il leader della Lega scatena un attacco mirato a Emmanuel Macron con quattro aggettivi da ring. Il presidente francese è «pericoloso, instabile, guerrafondaio e bombarolo», perché si ostina a predicare un’escalation della guerra in Ucraina contro la Russia che anche la stragrande maggioranza degli italiani, stando ai sondaggi, non vuole minimamente. Di fronte alla lesa maestà dell’inquilino dell’Eliseo, ovviamente, abboccano indignati il Pd, Italia viva, Azione e perfino Forza Italia, che con Antonio Tajani si dissocia dalle parole del collega vicepremier, ma intanto così occupa anche uno spazio che l’opposizione probabilmente pensava di avere tutto per sé. Vista la giornata e il ruolo, Giorgia Meloni lancia invece un appello agli elettori molto istituzionale e patriottico: «Sabato e domenica siete voi a decidere del vostro futuro e siete voi che dovete decidere quanto l’Italia possa e debba essere forte in Europa». Il premier non si è nascosto in campagna elettorale e nell’ultimo giorno affida ai social un video in cui chiede la forza per «difendere gli interessi nazionali» con «serietà» e «pragmatismo». Dopo di che rivendica di aver fermato in 20 mesi di governo «il declino» dell’Italia e di essere fiera per i risultati ottenuti sull’occupazione e «sulla crescita economica superiore alla media Ue». Fratelli d’Italia era data in vantaggio in tutti i sondaggi e la Meloni non ha alzato i toni. Nel resto del centrodestra, però, si gioca un derby tra la Lega e una Forza Italia che finora ha sorpreso tutti per la capacità di andare avanti anche senza Silvio Berlusconi. Salvini non fa neppure finta di indossare la grisaglia ministeriale e già al mattino orienta la giornata puntando al bersaglio grosso. A un comizio milanese del Carroccio, il vicepremier prende la mira sull’Eliseo: «Se qualcuno in Italia di centrodestra preferisce la sinistra al centrodestra, e preferisce il bombarolo e guerrafondaio, il pericoloso Macron, perché Macron è pericoloso e lo vedo instabile...». Poi si gira verso Forza Italia e, senza nominarla, continua: «Se si preferisce Macron alla Le Pen, la guerra alla pace, il centrodestra disunito a favore del centrosinistra è un problema». Infine, il governo: «Le parole di Macron e del segretario generale della Nato sono assolutamente chiare: quando uno ipotizza di bombardare e uccidere in Russia, è un criminale perché ci avvicina alla terza guerra mondiale. Sono contento se l’intero governo italiano la pensa come me». Il problema di Tajani è che non è solo vicepremier e capo del proprio partito, ma è anche ministro degli Esteri. Quindi si smarca alla velocità della luce su La7: «Capisco i toni da campagna elettorale di Salvini che sta cercando di recuperare voti: io sono ministro degli Esteri, non posso usare parole volgari nei confronti di un presidente di un altro Stato. Io sono un patriota italiano, ho fatto il militare, sono stato inquadrato in un reparto operativo Nato. Non ho mai parlato di secessione». Niente, è proprio la giornata dei patrioti. Alla fine l’effetto Vannacci è contagioso. Ma Tajani sa che il proprio elettorato non impazzisce per Marine Le Pen e allora chiede alla Lega: gli esponenti di Rassemblement national «hanno abbandonato l’idea di mettere nel congelatore la Nato? Hanno rinunciato a remare contro l’Unione europea, scegliendo di criticare di continuo il percorso della nostra unità? Hanno abbandonato i toni tendenzialmente xenofobi che quel gruppo ha sfoggiato per anni?».L’attacco di Salvini a Macron inorridisce i filofrancesi d’Italia e gli adoratori di quel Trattato del Quirinale che rischia di fare dell’Italia un protettorato transalpino. Il problema è che si tratta degli stessi personaggi che si dichiarano più o meno pacifisti. Elly Schlein ostenta superiorità, ma intanto abbocca: «Salvini dice che Macron è instabile? Mi sembra che Salvini si commenti da solo e faccia fatica a inventarsi qualcosa per emergere». Il segretario del Pd lamenta che «il governo in questi ultimi giorni ha fatto decreti fuffa perché non sono stati in grado di fare provvedimenti economici». Scatenato l’ex ministro renziano Carlo Calenda, per il quale «abbiamo al governo una persona pericolosa per l’Italia, per i nostri rapporti internazionali, una persona che non ha consapevolezza del suo ruolo e dice solo quello che gli fa comodo. Per questo Salvini si deve dimettere». E con Repubblica prova a tendere la trappola alla Meloni: «Non può anteporre il proprio alleato di governo al suo ruolo istituzionale. Se il vicepremier insulta il presidente francese si apre una crisi con la Francia». La prende male anche Matteo Renzi che su X rivendica di aver fatto cadere il governo Lega-M5s «mandando Salvini al Papeete» e aggiunge: «Ora qualcuno dovrebbe spiegargli che definire criminale il presidente di un Paese alleato è indecente. Salvini dice meno Europa, io dico meno Salvini». Ci potrebbe essere invece molto Vannacci, nelle urne, domenica notte. L’imprevedibile generale ormai dribbla qualunque domanda e interrogato su Benito Mussolini da La7 ha confermato: «È stato uno statista. È uomo di Stato chiunque abbia avuto un ruolo apicale nello Stato. Lo era Stalin, lo è Mussolini». Mentre l’ultimo appello di Pasquale Tridico, punta di diamante del M5s, è da brividi: «Noi rilanciamo, ci vuole un reddito minimo universale a livello europeo». Tanto per affossare la moneta unica una volta per tutte.
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