
Dopo i buoni propositi di inizio anno gli italiani possono rinunciare alla palestra, ma non agli sport sulla neve. E cresce il numero di chi passa in montagna qualche mese, alternando lavoro da remoto e camminate in quota.Il primo buon proposito dell’anno, ogni volta che inizia, è spesso quello di iscriversi in palestra. Ce lo si dice proprio a gennaio, immaginando un semestre giusto giusto di rimessa in forma fisica prima della prova costume estiva: è un grande classico che asseriamo o sentiamo asserire, determinato dai chili accumulati con le abbuffate delle feste natalizie. Ad iscriversi davvero nei luoghi del fitness poi, però, sono pochi. Accanto a questa sportività invernale tanto millantata quanto disattesa, ce n’è un’altra di cui si parla forse meno, ma che si concretizza di più. Si tratta dei cosiddetti sport invernali, che molti praticano nella «sessione» continuativa della settimana bianca, altri nei weekend. Per alcuni settimana bianca è soltanto il grazioso brano appunto intitolato Settimana bianca de Il pagante del 2018, una canzone (e un video musicale girato a Courmayeur, sul Monte Bianco) omaggio a uno dei più noti cinepanettoni, il film Vacanze di Natale di Carlo Vanzina del 1983 ambientato a Cortina d’Ampezzo, sulle Dolomiti. Vacanze di Natale è considerato il controcanto invernale del film Sapore di mare, che raccontava le vacanze estive. La definizione «di Natale» è più simbolica che letterale: si inizia ad andare a far vacanze sulla neve a dicembre, ma si prosegue fino a marzo. La settimana bianca, infatti, è un periodo che si trascorre nelle località sciistiche innevate per praticare gli sport invernali, specularmente alle vacanze estive che solitamente si svolgono al mare dove si nuota e si praticano altre attività insieme fisiche e ricreative che vanno dal beach volley al pedalare in acqua sul pedalò. Gli sport che si praticano durante la settimana bianca sono tanti tipi di sci: lo sci alpino, lo sci alpinismo, lo sci nordico. Poi, lo snowboard, lo slittino, il pattinaggio sul ghiaccio. Si fanno anche escursionismo e ice climbing e a dirla tutta si va anche semplicemente a riposarsi, fare attività di spa e mangiare la cucina di montagna innevata. È la neve a fare la differenza: non tutte le vacanze invernali sono bianche. Bianca è solo la settimana di vacanza nelle località turistiche invernali che subiscono innevamento (naturale o artificiale). Le previsioni divulgate a novembre scorso dall’Osservatorio Italiano del Turismo Montano di Jfc sanciscono una abitudinarietà degli italiani nel rivolgersi alla montagna innevata in inverno, con una crescita della stagione invernale 2024/2025 - in svolgimento adesso - rispetto a quella precedente di oltre il 4%, un aumento dei turisti stranieri e una stima di fatturato intorno agli 11 miliardi di euro: ospitalità 5 miliardi e 755 milioni, servizi per gli sport invernali come noleggio attrezzature, maestri di sci, skipass, impianti di risalita ecc. 4 miliardi 510 milioni, altri servizi come ristorazione, commercio, attività ricreative e di divertimento 1 miliardo e 408 milioni. Osservando la settimana bianca dal punto di vista del vacanziere, le previsioni ci dicono che egli spenderà un po’ di più rispetto all’anno scorso per via degli aumenti: in hotel si paga il 5,1% in più, per lo skipass un incremento del 6,2%, per la scuola di sci più 6,9%, per i servizi di ristorazione più 8,1%. In sostanza, una settimana bianca costa una media di 1.453 euro a persona, un nucleo familiare di coppia con un figlio paga 3.720 euro. Molto interessanti sono le nuove tendenze della settimana bianca. Per esempio, la concezione della montagna innevata non solo come meta turistica, ma anche come comunità umana, una società diversa da quella da cui si proviene in cui cercare esperienze e relazioni umane autentiche. Altra tendenza sempre più diffusa è quella della concezione del monte bianco non solo come luogo di sci, ma anche di relax e piacere personale. Cambia anche la modalità di prenotazione: ci sono coloro che prenotano con largo anticipo per avere il posto assicurato nel clou della stagione e chi invece sceglie la montagna all’ultimo minuto magari monitorando le condizioni climatiche, così come aumentano i piccoli gruppi di amici o la combinazione nonni con nipoti. Ci sono poi i cosiddetti «snowmads digitali». La parola snowmad è una crasi di snow e nomad, neve e nomade in inglese, e indica quei lavoratori che si trasferiscono in montagna per almeno 100 giorni in inverno. Sono per il 55,3% donne, oltre il 60% laureate, e con figli, e a prescindere dalla differenza di genere lo snowmad cerca nella montagna innevata un luogo in cui stanziare assai più di una settimana per alternare il lavoro da remoto con attività che in città non potrebbe svolgere come sci e snowboard. Un po’ come quelli che d’estate si trasferiscono per tutta la stagione alla casa al mare. Altra interessante stima di questo inverno in montagna è quella dell’Osservatorio Turismo Confcommercio in collaborazione con Swg Vacanze invernali. Vacanze bianche per 6 italiani su 10 (8,3 milioni di persone) e ben 1 su 5 che le preferisce alle vacanze estive. Anche qui si conferma la novità dell’esperienza turistica extra sportiva: per 1 su 3 l’obiettivo della settimana bianca è lo sport, per altri la conoscenza del luogo o il relax. La presenza di aree benessere attrezzate nelle strutture ricettive è diventato un criterio di scelta per la metà dei turisti al momento della scelta, mentre il 14% cerca un alloggio tipico della montagna come baita, chalet o rifugio. Quanto alle mete, la stragrande maggioranza sceglie mete italiane, ben l’87%: un quarto delle preferenze va al Trentino, poi Lombardia, Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto, Piemonte e Friuli. Le altre regioni italiane che presentano un’offerta turistica montana bianca sono le preferite del restante 20%. Il 10%, poi, preferisce la settimana bianca fuori confine, in particolar modo le Alpi svizzere e francesi, e il 3% calcherà entrambe le montagne, italiana e straniera. Staccare e partire per una bella settimana bianca fa bene in primo luogo all’umore e al relax. Se, bene o male, in estate si trova refrigerio in città con aria condizionata e piscine, è impossibile ricreare una location di montagna innevata nella giungla d’asfalto urbana. La montagna innevata si può solo raggiungere nella realtà e già questo rende la vacanza bianca un’esperienza unica. Un elemento da tenere presente è l’altitudine. Ogni 300 m di altitudine l’intensità dei raggi Uv, a causa della maggiore vicinanza al sole e della rarefazione dell’atmosfera, aumenta di circa il 4%, inoltre sulla neve i raggi Uv sono ulteriormente pericolosi perché la superficie bianca funge da specchio riflettendoli - addosso a noi - fino all’80%, quindi occorre usare la protezione solare alta o molto alta su tutte le parti di pelle esposte, sia che si stia al sole spaparanzati sulla sdraio, sia che si scii come se non ci fosse un domani. La crema serve a proteggere la pelle esposta anche dal freddo, il quale aumenta anch’esso con l’altitudine. Quindi, abbondate. Il freddo è ciò che rende lo sport in montagna leggermente più impegnativo che a bassa quota: per resistere al freddo consumiamo più energia e quindi il nostro metabolismo accelera. Lo sport in montagna si pratica per lo più in compagnia, di amici, parenti, ma anche di persone estranee che però sono compagne di discese e skipass: ciò ci permette di condividere con altri bei momenti e nutrire il nostro buonumore. Anche grazie all’aspetto naturalistico così particolare offerto dalla montagna. Lo sci di fondo è anche detto sci nordico ed è adatto ai principianti. Si svolge in piano o su piccole discese. Gli stivali da sci non sono ancorati agli sci e ciò permette un movimento più libero. Sono coinvolti i muscoli di gambe e braccia e si tratta di uno sport di resistenza e di buon impatto sull’apparato cardiocircolatorio e respiratorio. Lo sci alpino, invece, si svolge sui pendii delle montagne imbiancate: si sale in cima con gli impianti di risalita e poi si scende lungo piste contraddistinte dal livello di difficoltà: verdi/blu sono le semplici, le rosse sono più complicate, le nere sono le piste difficili. Lo sci alpino prevede una preparazione fisica e tecnica maggiore rispetto allo sci di fondo e una grande attenzione, fa lavorare tutti i muscoli e sviluppa l’agilità per i continui cambi di direzione (non si scende in picchiata, ma a zig zag, ciò permette di evitare un’eccessiva velocità). Lo sci alpinismo consiste nello sci su neve fresca, fuoripista. Non si sale in vetta con l’impianto di risalita, ma a piedi. Il consumo calorico durante lo sci dipende da molti fattori: il grado di allenamento, il grado di difficoltà, il livello di pendenza. Lo sciatore provetto può sciare anche per quattro-sei ore - comprese le risalite, naturalmente - mentre uno sciatore al suo esordio sugli sci dedicherà molto meno tempo. In linea di massima, si stima un consumo di 300 kcal/h per un principiante, 600 kcal/h per l'esperto (o l'impegno medio-elevato) e anche 1.000 kcal/h per i super allenati o le discese su pendii decisamente impegnativi.
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Beppe Sala (Imagoeconomica)
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