2024-04-22
La Schlein si mette nel simbolo, il Pd la molla
Romano Prodi e Elly Schlein (Imagoeconomica)
Confermata la candidatura del segretario che vuole inserire il suo nome nel logo del partito. Da Provenzano fino a Cuperlo fioccano i «no». Prodi: «Ferita alla democrazia». La scelta passa alla segreteria. Affluenza bassa in Basilicata: le urne chiudono oggi alle 15.Pare non ci sia nessuno scandalo né casi giudiziari nel Pd: tengono banco soltanto le solite lotte intestine. Lo dimostra la Direzione del Nazareno di ieri. La segretaria Elly Schlein ha rotto gli indugi e ha ufficializzato la sua candidatura alle elezioni europee come capolista nel Centro e nelle Isole. La soddisfazione del presidente Pd Stefano Bonaccini sì è subito tradotta con la proposta di mettere il nome della Schlein nel simbolo ma il partito si è immediatamente spaccato, tanto che alla fine la Direzione ha dato il via libera alle liste mentre sulla questione del simbolo ha dato mandato «alla segretaria per un «approfondimento a cominciare dal logo elettorale». «Non sei Giorgia Meloni» le aveva detto Gianni Cuperlo. «Le elezioni europee non sono un’elezione monocratica. Il nome del simbolo è sempre conseguente a un modello di legge elettorale. In questo caso si vota il Pd. Mettere il nome del simbolo implica obiettivamente una identificazione che presuppone un’idea di politica e un modello di partito che fino ad oggi non è mai stato il nostro modello di partito», ha aggiunto Cuperlo. «La discussione sul partito si farà dopo le Europee», ha ammonito Peppe Provenzano nel suo intervento, dicendosi contrario all’inserimento insieme a Marco Sarracino e Debora Serracchiani: «Alle Europee si vota il Pd, non il segretario. Il nome nel simbolo è stato inserito solo una volta, alle politiche con Veltroni. Anche con Bersani e Renzi una proposta del genere è stata bocciata». «Assolutamente no. Non per Elly, ma per la nostra idea di partito», aveva detto Susanna Camusso. Contrari anche Cesare Damiano, Paola De Micheli, Silvia Costa e Stefano Lepri uniti in una nota: «Il Pd è sempre stato un partito plurale, che ha sempre cercato di viversi come comunità. Pertanto non comprendiamo la scelta di inserire il nome della segreteria nel simbolo, scelta rischia infatti di alimentare la personalizzazione della vita politica e di omologarci agli altri partiti fondati sulle sole leadership». A sostenere la proposta Bonaccini, Francesco Boccia: «Io penso che il nome della segretaria nel simbolo serva, per queste elezioni, a confrontarsi con Giorgia Meloni e a garantire quel valore aggiunto, nella competizione europea, che tutti le riconoscono». Sarà dunque la stessa segretaria dem a decidere dopo aver comunque sottolineato: «Sono disponibile a dare una mano con spirito di servizio, mi candido a dare una spinta a questa meravigliosa squadra e a un progetto di cambiamento del Pd e del Paese. Nelle liste del Pd ci sono apertura, esperienza, innovazione, militanza, accoglienza, personalità indipendenti. Una squadra plurale e competente sperando di eleggerla tutta. Io naturalmente resterò qui, da segretaria, nel confronto quotidiano in Parlamento con Giorgia Meloni e le sue scelte scellerate per l’Italia. Se vinciamo noi l'alternativa è già domani, forza». Fortemente critico il fondatore dell’Ulivo Romano Prodi: «Onestamente quello che sta succedendo nelle candidature alle Europee vuol dire che non mi dà retta nessuno. Io faccio dei ragionamenti sul buon senso perché così si chiede agli elettori di dare il voto a una persona che di sicuro non ci va a Bruxelles se vince. Queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso. Questo ragionamento riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti i leader che si candidano: non è un modo per sostenere la democrazia». Il Pd dunque oltre a Elly Schlein capolista al Centro e nelle Isole, avrà al Centro Nord Cecilia Strada, figlia di Gino, fondatore di Emergency, nel Nord Est primo della lista il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, mentre al Sud la capolista sarà Lucia Annunziata, la giornalista che lasciando la Rai aveva negato di avere alcun interesse a entrare in politica. Un’altra stroncatura alla candidatura della segretaria dem, talora alleata, è arrivata nel corso di «In mezz’ora», il programma di Rai3 condotto da Monica Maggioni, dal leader M5s Giuseppe Conte: «Ho chiarito da subito che nella nostra comunità non è pensabile che esibisci il tuo nome sulla scheda elettorale e non sei conseguente. Per noi questa è una presa in giro dei cittadini... Confermo che non sarò candidato e non ci sarà il mio nome nel simbolo». E in diretta ha annunciato la candidatura di Carolina Morace, ex calciatrice e oggi allenatrice. «Abbiamo delle liste di costruttori di pace, ma non solo. Da Tridico ad Antoci fino a Biggeri, e oggi Morace». E sempre in anteprima tv Conte ha mostrato il simbolo del M5s per le Europee con l’hastag #pace. Per fine settimana è atteso l’annuncio della candidatura di Giorgia Meloni (il suo nome è nel simbolo di Fdi), mentre in casa Lega sarebbe sicura la candidatura in tutte le circoscrizioni del generale Roberto Vannacci.Intanto si può votare fino alle ore 15 nelle 628 sezioni nei 131 Comuni lucani per eleggere il presidente della Regione Basilicata e i 20 componenti del consiglio regionale. Ieri alle ore 19 l’affluenza al 27,40% ben diversa dal 50,88% di cinque anni fa quando però si votava soltanto la domenica. Tre i candidati alla carica di governatore: l’uscente e favorito Vito Bardi (centrodestra, sostenuto da 7 simboli), Piero Marrese (centrosinistra, con 5 simboli) ed Eustachio Follia (Volt).