2024-09-13
I medici van protetti pure da censure e obblighi imposti dai loro Ordini
Orazio Schillaci, ministro della Sanità ed ex rettore dell'Università di Roma Tor Vergata (Ansa)
Per riavere la fiducia dei pazienti servono il dialogo e un cambio dei vertici che vietarono il dissenso e punirono i non allineati. Se ne discute da parecchio tempo e non si può certo dire che la politica sia rimasta a guardare. Delle aggressioni ai medici si occupano a ripetizione giornali e talk show, e ieri sull’argomento è intervenuto con convinzione pure il ministro della Sanità, Orazio Schillaci, che ha parlato con i cronisti al termine di una riunione con il sottosegretario Marcello Gemmato e con gli ordini professionali sanitari. «Ne ho parlato anche con il ministro Nordio, in questo momento riteniamo che lo strumento più utile per cercare di combattere questo fenomeno inaccettabile sia quello di introdurre sempre l’arresto in flagranza di reato anche differita», ha detto Schillaci. Il ministro ha ricordato i numerosi interventi del governo sulla questione: «Lo scorso anno per decreto abbiamo aumentato le pene per chi commette violenza nei confronti degli operatori sanitari e istituito anche la procedibilità d’ufficio. Ieri ho incontrato anche il ministro Piantedosi: i posti di polizia nell’ultimo anno sono aumentati in maniera significativa, il governo è assolutamente sul pezzo ma si tratta di un problema culturale».Questo è il punto forse più interessante nel discorso del ministro, secondo il quale «bisogna trovare rapidamente in questo momento degli strumenti per contrastare il fenomeno e ci vuole anche un cambio di marcia culturale. È inaccettabile che persone che sono lì con il camice bianco per assistere e per aiutare vengano aggredite verbalmente o peggio, come abbiamo visto negli ultimi giorni».Il nodo della questione, probabilmente, è tutto qui: nel rapporto fra i professionisti della salute e i potenziali pazienti, fra il sistema sanitario e chi ne usufruisce. Un rapporto che, soprattutto durante e dopo la pandemia, si è clamorosamente deteriorato. Sarebbe utile allora tentare una riflessione approfondita e lucida sul tema, ma per lo più la discussione si concentra sulle misure di sicurezza, che per i rappresentanti dei medici vanno aumentate. «Bene il ministro Schillaci sull’uso della flagranza di reato anche differito entro 48 ore contro chi commette violenze ai danni degli operatori sanitari», ha commentato Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo). «Ora il problema da risolvere è dotare tutti gli ospedali di videosorveglianza e impedire a chiunque di entrare. L’episodio gravissimo di Foggia dimostra che chiunque può entrare in un ospedale e arrivare alla sala chirurgica. Questo va impedito. Abbiamo chiesto anche al governo di difendere i medici perché noi siamo il baluardo della scienza, quindi non possono prevalere sui media le fake news sulla medicina e la scienza che alimentano un clima di diffidenza nei confronti della categoria». Se è sacrosanto occuparsi della tutela dei medici e scongiurare ogni aggressione, è anche vero che l’idea di posizionare telecamere negli ospedali è vagamente discutibile, oltre che potenzialmente lesiva della dignità dei pazienti e dei medici stessi. Forse sarebbe davvero il caso di agire più in profondità, provando appunto a ricostruire una relazione gravemente compromessa. Dare la colpa a presunte fake news diffuse dai media di sicuro non contribuisce a sciogliere i nodi, semmai peggiora la situazione. Bisognerebbe, piuttosto, che anche la classe medica su questo argomento si rendesse più disponibile al dialogo: la sfiducia si può vincere soltanto con maggiore apertura. Purtroppo, non sembra che gli ordini professionali abbiano deciso di intraprendere questa strada, al contrario negli ultimi anni hanno mostrato la seria intenzione di controllare e limitare ancora di più la libertà di espressione dei loro stessi iscritti. Già nel 2022, Anelli in persona si espresse sulla riforma del codice etico della categoria. «Saranno sicuramente introdotti degli articoli relativi ai vaccini e alle vaccinazioni», disse. «I vaccini rappresentano un fondamentale strumento di prevenzione e i medici non potranno disconoscerne il valore scientifico. Conseguentemente, il medico non può sconsigliarne l’utilizzo». Insomma, l’idea era quella di impedire ai dottori di criticare pubblicamente i vaccini. Non solo. Anelli fu ancora più preciso: «Se i medici verranno chiamati a partecipare a campagne vaccinali non potranno non effettuare la somministrazione degli immunizzanti». Rileggendo queste parole sorgono non poche perplessità. Se è tanto importante - e lo è - la tutela dei medici, allora deve essere importante anche la tutela della loro dignità professionale e della libertà di esprimersi e giudicare in scienza e coscienza. Come potrebbero, poi, giovare al rapporto tra medici e pazienti questo tipo di restrizioni? L’unica cosa a cui fanno pensare è che agli esperti sia concessa poca autonomia, che essi siano tenuti alla sudditanza. Come può tutto ciò non generare sfiducia?Sono argomenti, questi, che tornano di grande attualità in queste ore. Da qui a novembre in varie regioni italiani ci saranno le elezioni dei nuovi Ordini dei medici. Gli iscritti all’albo sono chiamati a scegliere liste di rappresentanti, per altro con un sistema non molto democratico (si votano appunto le liste, e quella che vince governa sostanzialmente l’Ordine senza spazio per l’opposizione). Ci risulta che il processo di rinnovamento del codice etico sia ancora in corso, e viene da pensare che - se dovesse prevalere ancora una volta la linea di pensiero che ha caratterizzato gli Ordini in questi anni - il risultato finale sarebbe abbastanza preoccupante. Come potrebbero, del resto, agire diversamente le stesse persone che negli anni del Covid, invece di tutelare i colleghi critici, si sono poste in prima fila nel plotone di esecuzione provvedendo a sospensioni e altre reprimende? Dunque queste elezioni sono particolarmente rilevanti per il futuro della professione e del rapporto tra medici e cittadini. È giusto proteggere i medici: talvolta vanno protetti anche da sé stessi.