2025-07-19
Il governo si sfila: respinto l’assalto dell’Oms
Il ministro della Salute Orazio Schillaci (Getty Images)
Con una lettera a Ghebreyesus il ministro della Salute rifiuta le nuove disposizioni e restrizioni che avrebbero insidiato la sovranità nazionale in caso di pandemie. E che sarebbero state usate per limitare la nostra libertà.«Ai sensi dell’articolo 61 del Regolamento sanitario internazionale (2005), per mezzo di questa lettera le notifico il rifiuto da parte italiana di tutti gli emendamenti adottati dalla 77° Assemblea mondiale della sanità con la Risoluzione WHa77.17 (2024)». Questa è stata la risposta del nostro governo, inviata dal ministro della salute Orazio Schillaci al direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Una pietra tombale, almeno da parte dell’esecutivo Meloni, sulle pretese di ridurre la capacità degli Stati di decidere autonomamente in merito alle misure da adottare in situazioni di emergenza pandemica.Un no categorico, dell’Italia, alle modifiche al Regolamento sanitario internazionale (Rsi) approvate dall’Organizzazione mondiale della sanità il 1° giugno 2024. Oggi, 19 luglio, scade il termine entro il quale l’Italia, così come gli altri membri dell’Oms, doveva decidere se accettare o respingere le modifiche e il diniego formale comunicato da Schillaci, d’intesa con il premier Giorgia Meloni, allontana definitivamente la minaccia di nuove disposizioni e restrizioni che avrebbero insidiato la nostra sovranità nazionale. Gli emendamenti rifiutati dal governo italiano sarebbero entrati in vigore dal prossimo 19 settembre, senza bisogno di iter parlamentare o di ulteriore ratifica. Sarebbero stati vincolanti, aggirando il confronto democratico. «Saranno tutelate le libertà dei cittadini», prometteva il ministro della Salute in occasione della Giornata nazionale del personale sanitario, lo scorso 20 febbraio. E così per fortuna è stato. Il rifiuto di delegare all’Oms politiche ed emergenze sanitarie all’insegna del «One Health», rafforzando il ruolo, la discrezionalità e i poteri del mega direttore Ghebreyesus, fa sospirare di sollievo cittadini, associazioni, comitati, medici, giuristi che da mesi scandivano l’approssimarsi della scadenza del 19 luglio con ripetute esortazioni a rigettare in blocco gli emendamenti, senza formulare riserve. «I Paesi che rigettano gli emendamenti non lasciano vuoti normativi, restando vigenti gli attuali Rsi. Né tanto meno significherebbe uscire dall’Oms, ma al contrario sarebbe un segnale forte di insoddisfazione (anche nei confronti di scivolamenti censori nell’Ue), cui far auspicabilmente seguire l’apertura di un ampio dibattito sulle riforme richieste», ha più volte evidenziato la Commissione medico-scientifica indipendente (Cmsi).Gli emendamenti amplieranno le possibilità dell’Oms di attivare il Regolamento sanitario internazionale, passando sopra alle decisioni sanitarie nazionali per dichiarare emergenze di salute pubblica di interesse internazionale (Pheic). Inoltre i vertici dell’organizzazione potranno formulare raccomandazioni vincolanti anche in tema di quarantene o di restrizioni di viaggio. Rifiutare queste imposizioni salvaguarda l’autonomia del nostro Paese nelle decisioni sanitarie emergenziali, che si vogliono accentrare con la scusa di una risposta globale ed efficiente in caso di nuove pandemie. Inoltre, così l’Italia si sottrae agli obblighi di assistenza e fornitura di prodotti sanitari in caso di emergenza, previsti dall’Oms che si è tenuta la discrezionalità di poter ordinare aumenti di produzione e distribuzione.Non ultimo, anzi di fondamentale importanza, il «no» dell’Italia si estende agli emendamenti che in nome di millantato contrasto alla disinformazione avrebbero influito sulla libertà di stampa e sulla privacy dei cittadini durante le emergenze sanitarie. Abbiamo già visto durante la pandemia da Covid come si è fatto in fretta a calpestare diritti e libertà fondamentali, figuriamoci che cosa farebbe l’Oms nell’orchestrare il controllo dell’informazione.Emendamenti, dunque, che se accettati avrebbero rappresentato un pericoloso precedente di adozione automatica di strumenti internazionali in materia di salute pubblica del nostro Paese. «Con questa decisione l’Italia dimostra grande coraggio nell’affermare in maniera netta la propria sovranità nazionale nella definizione delle politiche sanitarie. Non siamo i soli, infatti, a sostenere che il pacchetto di emendamenti al regolamento sanitario internazionale approvato per consenso nel 2024 conferisca eccessivi poteri all’Oms a livello politico, organizzativo e, non ultimo, economico-finanziario», ha sottolineato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, di Fratelli d’Italia. Per poi aggiungere: «Anche altre Nazioni, come gli Stati Uniti, hanno scelto la stessa strada. Rassicuriamo i nostalgici del duo Conte-Speranza: rigettare le modifiche al regolamento non vuol dire uscire dall’Oms. L’Italia, infatti, continuerà a far parte dell’organizzazione e ad applicare la versione del regolamento attualmente in vigore, quindi a cooperare a livello internazionale sulle minacce sanitarie, senza però accettare imposizioni e vincoli che avrebbero avuto un impatto enorme sul nostro sistema politico ed economico». Gemmato ha voluto concludere il suo intervento ringraziando il ministro Schillaci per il documento fatto avere a Ghebreyesus.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)