2021-11-25
Schiaffo dei pm di Roma ad Amara nell’archiviazione di Patroni Griffi
Filippo Patroni Griffi (Ansa)
Il presidente del Consiglio di Stato era stato indagato per aver chiesto «utilità» per una sua amica. Per i magistrati non c'è reato anche se il faccendiere avrebbe mentito e costruito prove false.La Procura che per prima aveva scommesso sull'avvocato-faccendiere Piero Amara e sulle sue confessioni fiume ora, invece, lo fa a pezzi. In una richiesta di archiviazione accolta a settembre, a firma del procuratore aggiunto Ilaria Calò e di un tridente di pm, Rosaria Affinito, Fabrizio Tucci e Gennaro Varone, le toghe romane, il 10 giugno 2021, coincidenza, appena due giorni dopo l'arresto dell'avvocato Amara a Potenza, causato dagli intrallazzi giudiziari per salvare l'Ilva a Taranto, sembrano dedicare una certa cura alla demolizione dell'uomo di cui l'aggiunto Paolo Ielo (astenutosi in questo caso) nel 2019 aveva sconsigliato l'arresto ricordando ai colleghi che avrebbero dovuto «affrontare un dibattimento con Amara teste di accusa». Oggi quel teste sembra valere meno di una moneta di latta.Indagato eccellente del procedimento, insieme con Amara, era il presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi. L'ipotesi d'accusa, ormai caduta, era di «induzione indebita a dare o promettere utilità». A far aprire il fascicolo era stato un esposto di un ex coindagato di Amara, il giudice del Tar (che Patroni Griffi aveva perseguito disciplinarmente) Dauno Trebastoni, il quale aveva segnalato «comportamenti» che, a suo giudizio, avrebbero potuto «concretizzare reati». Stando alle accuse, il consigliere avrebbe preteso che l'avvocato Amara, socio di studio di Giuseppe Calafiore (presunta fonte di Trebastioni), che «continuasse il rapporto di lavoro in essere tra la società Dagi (amministrata da Amara) e una donna, tale Giada Giraldi, con la quale il presidente asseritamente intratteneva una relazione sentimentale». Nell'ultimo interrogatorio Amara, che nel 2018 aveva sfiorato la questione in termini molto vaghi, riacquista la memoria e definisce la Giraldi come una donna «di un'arroganza spaventosa», che pretendeva «10.000 euro al mese». Aggiungendo che l'imprenditore Fabrizio Centofanti, dopo aver subito una perquisizione, gli aveva chiesto la cortesia di assumerla perché «era l'amante di Patroni Griffi». E allora i pm hanno convocato la Giraldi, ma le sue dichiarazioni, vengono definite dai pm come «costellate di gravi falsità». In compenso gli inquirenti hanno verificato che la donna avrebbe incassato 2.500 euro netti per circa nove mesi di lavoro, a partire dal novembre 2016.E con questa scoperta la Procura ha trasformato in carta straccia le dichiarazioni di Amara e Calafiore che avevano parlato di una busta paga da 4-5.000 euro.A pochi mesi dall'assunzione, Amara avrebbe poi deciso di licenziare la Giraldi, purché la cosa non fosse sgradita a Centofanti, a sua moglie e al presidente. «Fu a questo punto», ricostruiscono i magistrati, «che, secondo Amara e Calafiore, Patroni Griffi si premurò di avvicinare il primo, mentre questi si trovava con il suo socio nel ristorante il Gusto per chiedergli di non licenziare la Giraldi». Patroni Griffi avrebbe fatto sapere al faccendiere di considerare l'eventuale licenziamento della donna «un grande sgarbo». I magistrati, pur non credendo che il dialogo sia avvenuto in quei termini, ritengono che in ogni caso non costituirebbe «un abuso di potere» visto che in quel momento «non erano pendenti cause patrocinate da Amara, sulle quali Patroni Griffi avrebbe potuto influire».Prima di chiedere l'archiviazione di Patroni Griffi le toghe hanno concentrato un certo sforzo investigativo sul rapporto tra l'illustre collega e la Giraldi: «Prescindendo dall'inverosimile racconto di quest'ultima (la quale ha ridotto la conoscenza a pochi incontri occasionali)», scrivono i pm, «e dalle dichiarazioni di Patroni Griffi volte a minimizzare l'intensità del suo interesse, si ha vivida consistenza del rapporto dall'esame della memoria del telefono della donna». Il presidente del Consiglio di Stato dal novembre 2015, ricostruisce l'accusa, e per tutto il 2016 «ha manifestato un persistente interesse sentimentale per la Giraldi; con la quale ha intrattenuto un'intensa corrispondenza, quasi giornaliera, di pensiero/messaggi e un'abituale e varia commensalità e frequentazione pubblica». Patroni Griffi, nell'interrogatorio, ha ammesso di avere presentato la Giraldi a Centofanti e di «avergliene rappresentato le doti curriculari» e per i pm «non può dubitarsi si sia trattato di una vera e propria calda raccomandazione, come emerge da una registrazione».Un rapporto che, però, giurano i magistrati, dopo aver esaminato le chat del cellulare consegnato da Patroni Griffi, non è mai diventata una relazione amorosa: «Sulla scorta di tali evidenze, si può escludere che i predetti siano stati amanti, contrariamente a quanto asserito da Amara e insinuato da Calafiore. È infatti evidente che la Giraldi abbia ricambiato le manifestazioni di stima e affetto con un marcato distacco amicale, seppure fortemente interessata, per finalità lavorative, alla vasta rete di relazioni intrattenute da Patroni Griffi».Ma all'esterno quell'amicizia «certamente poteva suscitare l'idea di un rapporto intimo» ed «è il loro apparire che Amara ha usato per dirsi certo che i due fossero amanti, ma tale dichiarazione è stata smentita dalla prova documentale rappresentata dai messaggi intercorsi tra i due».Per i magistrati, «le dichiarazioni di Amara e Calafiore, sul punto, appaiono meritevoli di forti perplessità, se non proprio di essere ritenute artefatte». E a indurli in errore non possono essere state le menzogne della Giraldi che «non aveva alcun interesse a inimicarsi una persona che le aveva mostrato affetto e dalla quale si attendeva certamente un ritorno».Per i magistrati «le dichiarazioni di Amara non reggono il vaglio di attendibilità», soprattutto perché «contraddicono quelle rese nell'interrogatorio ai pubblici ministeri» nel 2018, cioè quando Ielo lo considerava un valido «teste d'accusa». Secondo la Procura non vi è prova che Patroni Griffi e Amara si conoscessero o avessero avuto un rapporto che rendesse plausibile la ruvida interlocuzione al ristorante. Il faccendiere e il sodale Calafiore, secondo l'accusa, sarebbero addirittura arrivati a precostituirsi delle prove false per «superare tale evidente incoerenza». Infatti hanno consegnato un video in cui si vede Calafiore avvicinarsi a Patroni Griffi per salutarlo dentro a un locale. Un filmato che non convince gli inquirenti: «Gli atteggiamenti documentati dal filmato non indicano alcuna particolare confidenza che Patroni Griffi conceda al suo improvvisato interlocutore, la cui invadenza egli appare subire, tanto da restare seduto, non presentare la propria compagna e limitarsi a non rifiutare una stretta di mano». Per i pm «l'iniziativa di Calafiore è suggestiva di aver preparato una prova da usare contro Patroni Griffi». Insomma ci troveremmo di fronte a un maldestro tranello. Che ha convinto inquirenti e giudice ad archiviare la pratica.
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