2024-01-15
Gli sceriffi social col grilletto facile dovrebbero almeno prender la mira
Selvaggia Lucarelli e Fedez (Ansa)
La pizzaiola di Lodi suicida dopo le critiche del fidanzato di Selvaggia Lucarelli, Fedez mostra il volto di un presunto hater ma mette alla gogna l’uomo sbagliato: chi ha milioni di fan e punta il dito sui poveracci, li mette a rischio.Con tutto il rispetto che si deve ai brillantissimi faticatori dei social, forse è arrivato il momento di prendere due goccine, di imparare a verificare i fatti prima di accusare le signore Marie, di non sentirsi investiti della ricerca della verità planetaria e di non avere sempre il dito sul grilletto. Perché quando si hanno milioni di follower si dispone di un’artiglieria pesante. Che può uccidere le persone normali. Come nel caso di Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria Le Vignole di Sant’Angelo Lodigiano che si è tolta la vita dopo esser stata oggetto di una violentissima tempesta di odio sui social. O si può mettere comunque in pericolo un povero cristo qualunque. Tipo quel quarantenne tifoso interista additato per sbaglio al pubblico ludibrio da Fedez come l’hater che gli aveva augurato di morire di cancro. L’uomo ora promette al signor Ferragni una sostanziosa causa per danni, ma intanto ha paura che qualche esaltato lo vada a prendere sotto casa. I carabinieri stanno indagando sulla morte della signora Pedretti e al momento l’ipotesi più accreditata è quella del suicidio. Aveva 59 anni e il suo cadavere è stato ripescato dal Lambro. Non ci sono ancora ipotesi di reato, anche perché bisogna aspettare l’autopsia, ma verranno passati al setaccio il computer e il cellulare della donna per capire che cosa potrebbe averla spinta a togliersi la vita. Da una settimana, era nell’occhio del ciclone sui social, su vari siti internet ed era stata intervistata dal Tg3 per via di una recensione omofoba e volgare sulla sua pizzeria. Lei l’aveva denunciata, ma qualcuno l’aveva accusata di aver fatto tutto da sola per farsi pubblicità e nei giorni scorsi era stata sentita in questura come persona informata sui fatti per quella recensione (per la quale si poteva prefigurare il reato di istigazione all’odio). Il primo ad avere dei dubbi sull’autenticità della recensione è stato un cuoco cremonese di 34 anni. Si tratta di Lorenzo Biagiarelli, compagno dell’ex giornalista Selvaggia Lucarelli e anche ballerino provetto, che avrebbe anche chiamato la Pedretti incalzandola, nel nome della ricerca della verità. Ieri Biagiarelli è stato a sua volta investito dalla macchina impazzita dell’odio, come se fosse il responsabile della morte della ristoratrice lodigiana, e ha preferito disertare la puntata di È sempre mezzogiorno, condotto da Antonella Clerici su Rai1. «Mi dispiace moltissimo della morte della signora Giovanna e il mio pensiero va alla sua famiglia», ha scritto lo chef danzante, e «mi dispiace che pensiate che la ricerca della verità possa avere queste conseguenze. Ci tengo a respingere con forza le accuse di “odio sociale” e “shitstorm”, vi invito solo a riflettere sul concetto di verità». E poi arriva al punto chiave: «Se ogni persona che tenta di ristabilire la verità in una storia dovesse temere questo epilogo a quel punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social». Vero, ma c’è un problema di sproporzione dei mezzi sul quale si tornerà più avanti. La sua compagna Selvaggia Lucarelli, apprezzata giudice di Ballando sotto le stelle, gli ha dato manforte negando che vi sia stata alcuna gogna, per poi buttare lì che forse c’è dell’altro: «Qui c’è una storia personale con precedenti drammatici, ma adesso non è il momento di parlarne». I cassetti sono pieni, par di capire. Nelle ultime settimane, Lucarelli ha scoperchiato lo scandalo di Chiara Ferragni e della sua beneficenza farlocca, per poi attaccare frontalmente tale Matteo Mariotti, un ragazzo di Parma a cui è stata amputata metà gamba per colpa di uno squalo in Australia e a favore del quale è stata avviata una raccolta di fondi che la blogger riteneva immotivata. In ore così concitate non poteva mancare il contributo di Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez. Ieri il rapper ha usato il proprio podcast Muschio selvaggio per scagliarsi contro un odiatore da tastiera che aveva fatto ironie sul suo tumore. Ha mostrato la sua foto e, in un momento di cyberbullismo che avrà fatto piangere la Ferragni, ha minacciato: «Il prossimo che vado a pigliare si chiama Davidone, io e lui su X abbiamo una storia un po’ lunga perché aveva già detto che era contento che mi fosse morto il cane». Passano pochi minuti e su X salta fuori il tizio della foto, che però non è Davidone, ma un tifoso nerazzurro che racconta: «Adesso ho paura a uscire di casa». Per poi riprendersi subito e annunciare: «È un segno del destino, ora sono ricco. Prossimo anno abbonamento al primo anello rosso di San Siro. Questo grazie a Fedez che non verifica le fonti e che mi mette alla gogna mediatica». Già, la verifica delle fonti e il famoso fact checking di cui si riempiono la bocca coloro che combattono le cosiddette fake news. Qui invece, tra una pubblicità occulta e una lezione di morale spicciola, vale tutto? Fedez e i suoi fratelli, sia cantanti, che ballanti o cucinanti, possono sparare i loro «scoop» con la massima leggerezza? Ovviamente nessuno li accusa di avere sulla coscienza la signora Giovanna o eventuali cazzotti in faccia all’uomo scambiato per un hater, ma forse è il momento di fermarsi un attimo a riflettere. È davvero il caso di passare la vita su Internet e sui social in perenne stato di eccitazione, a caccia di poveracci da trasformare in mostri? Soprattutto, tra i doveri di chi sostiene di fare informazione esiste un principio che si chiama di «proporzionalità» e che nel caso della pizzaiola lodigiana è stato probabilmente violato perché è stata trattata come se fosse il Licio Gelli delle recensioni. In più, è appena il caso di ricordare che Lucarelli ha 1,3 milioni di follower su Instagram, Biagiarelli ne ha 230.000 e Fedez ben 14,7 milioni. Questi numeri, certamente meritati, non dovrebbero servire solo a fatturare e a farsi invitare in tv a pontificare sulla qualunque. Dovrebbero aiutare a capire che quando hai un mano un bazooka non puoi sparare a gente che ha al massimo una cerbottana.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.