2023-10-22
Le scelte politiche e non i guai di casa rendono affidabile un primo ministro
Giorgia Meloni (Imzagoeconomica)
Il sostegno finanziario alla famiglia stabilito nel Def è la vera cartina di tornasole.Mentre siamo ancora nel vivo del dibattito sulla legge di bilancio e del confronto fra governo e opposizione, è opportuno, oltre che utile, proporre qualche considerazione che aiuti i cittadini a capire con chiarezza quanto il Def promette di fare per contrastare il drammatico inverno demografico che incombe sul nostro Paese, e per aiutare la famiglia. La manovra economica varata dal governo prevede uno stanziamento di circa un miliardo di euro, con lo scopo di aiutare, sostenere e promuovere l’istituto familiare, vero pilastro della società. La cornice è a tutti ben nota e il ministro Giancarlo Giorgetti ce l’ha raccontata in tutti i modi: soldi pochi, necessità e problemi tanti, non si può avere tutto subito. Dunque, cercando di tenere il più possibile i conti in ordine, «meglio poco che niente», come recita un consolidato detto popolare. E già che ci siamo con l’amarcord, mia nonna canticchiava una antica canzonetta di fine Ottocento che diceva: «Ommi, ommi, ommi, canta la Ninetta, l’Italia l’è in boletta e nisun la pol salvà!». Dunque, niente di nuovo sotto il sole.Tornando a noi, per valutare correttamente l’impatto della manovra sulla vita della famiglia, si devono analizzare due campi, fra loro diversi, ma complementari. Il primo campo riguarda quelle misure che, pur non riguardando direttamente l’economia familiare, contribuiscono indirettamente a dare un aiuto concreto. Per esempio, il taglio del cuneo fiscale ha certamente una ricaduta positiva sui redditi delle famiglie meno abbienti (quelle al di sotto dei 25.000/35.000 euro all’anno). Altrettanto dicasi per gli incentivi messi in campo per favorire l’assunzione dei giovani senza lavoro, che gravano non poco sul reddito della famiglia, o l’allargamento del congedo parentale.Il secondo campo è quello delle misure specificatamente a misura familiare: potenziamento dell’assegno unico per il terzo figlio, sostegno alle rette per asilo nido, decontribuzione per le madri con due figli fino all’età di dieci anni del bimbo, che diventa permanente nel caso di tre o più figli, fino al diciottesimo anno del più piccolo. Sono misure certamente ancora non sufficienti ma significative e che connotano l’attenzione e lo sforzo del governo per le condizioni delle famiglie, luogo privilegiato per l’accudimento e la crescita dei bambini, anche nell’ottica di sostenere e rilanciare la natalità e di rendere concreto il supporto alle mamme-lavoratrici, in ottemperanza all’articolo 37 della Costituzione. Un miliardo di euro è certamente una cifra inadeguata a coprire tutte le esigenze, ma si sta andando nella direzione giusta e, passo dopo passo, si può essere prudentemente ottimisti di poter varare una coraggiosa politica di innovazione strutturale di lungo periodo: primo fra tutti, il tema della «riforma fiscale a misura di famiglia».Fermo restando di onorare il patto «pro life e pro family» che le forze di governo hanno stretto con i propri elettori, dotati di occhio attento e di memoria lunga, e che sono fortemente convinti che il valore e l’affidabilità di un premier si valutano sulle base delle azioni del suo governo e non sulle questioni private personali.
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