2021-03-12
Scatta la zona rossa in automatico. Regioni chiuse in ordine sparso
Non ci sarà un lockdown nazionale, ma restrizioni severe alla soglia di 250 positivi ogni 100.000 abitanti. Molti governatori stanno già anticipando il governo. Saltata ieri la cabina di regia, si decide oggi in Cdm.Un lockdown dilazionato, ma pur sempre un lockdown. Stando a quello che sta emergendo dal confronto sempre più fitto tra governo, Cts e Regioni, la prospettiva più concreta per gli italiani è che, anche se la chiusura generalizzata non verrà adottata contemporaneamente per tutto il Paese, questa arriverà in breve tempo col rapido passaggio in rosso di quasi tutte le Regioni. Perché tra le cose certe che saranno contenute nelle misure che dovrebbero entrare in vigore da lunedì prossimo, e che se il governo confermerà quanto fatto filtrare saranno raccolte in un decreto legge e non più nel famigerato dpcm di contiana memoria, ci sarà il passaggio automatico in zona rossa per le aree in cui l'incidenza dei nuovi casi settimanali di coronavirus supererà la soglia di 250 contagiati ogni 100.000 abitanti. Una misura su cui gli scienziati avevano più volte insistito nelle scorse settimane, trovando resistenza nel governo, che di fronte all'ulteriore innalzamento della curva, però, ha ceduto. Questo significa che il parametro principale, che ha determinato la maggior parte delle scelte fino adesso, e cioè il famigerato indice Rt, passerà in secondo piano di fronte ad altri numeri, come la citata incidenza dei casi e la pressione sulle strutture ospedaliere. E proprio sulla base di questa nuova impostazione, le ordinanze che il ministro della Salute Roberto Speranza firmerà stasera sulla base dei dati snocciolati dal monitoraggio settimanale previsto per oggi pomeriggio, tingeranno di rosso la gran parte dello Stivale, anche nei territori dove l'Rt non ha ancora superato quota 1,25 teoricamente necessaria per passare in zona rossa. Tra l'altro, una volta delineatesi in modo chiaro le intenzioni del ministro della Salute, alcuni amministratori locali, come ad esempio il sindaco di Bari Antonio Decaro e i governatori di Puglia e Piemonte, hanno anticipato l'esito scontato del monitoraggio con ordinanze ai vari livelli di governo. In soldoni, da lunedì prossimo lo scenario a cui dovremmo trovarci di fronte prevede la sola Sardegna in zona bianca, con Valle D'Aosta, Calabria e Sicilia in zona gialla. Per il resto delle Regioni, si tratterà di scegliere se mantenere ancora per una settimana o al massimo due l'arancione o se passare direttamente al rosso. Partendo da Nord, infatti, il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha già ammesso che gli ultimi dati relativi a ricoveri e terapie intensive sono allarmanti, e questo potrebbe preludere al passaggio in rosso, come pure potrebbe accadere in Veneto, in bilico tra arancione rafforzato e rosso. Gli automatismi in arrivo e i nuovi parametri ancor più stringenti sembrano non lasciare scampo nemmeno al Piemonte, dove il presidente di Regione Alberto Cirio aveva già provveduto autonomamente al giro di vite, e al Friuli Venezia-Giulia e all'Emilia Romagna, che ha già il capoluogo Bologna in rosso da diversi giorni. Verso l'arancione la Liguria e la Puglia, che a macchia di leopardo si va man mano colorando di rosso, mentre la Toscana vorrebbe restare, stando alle parole del governatore Eugenio Giani, in arancione ma potrebbe andare da subito in rosso. Stessa situazione per il Lazio, che oscilla tra arancione e rosso, con una probabile anticipazione a lunedì di una collocazione nella fascia più dura che comunque appare ineluttabile. Regioni che si aggiungerebbero a quelle già in rosso, come Basilicata, Campania e Molise (che però vorrebbe tornare arancione), a comporre un quadro in cui l'opzione del governo per un lockdown generalizzato nei weekend appare meno gettonata di qualche giorno fa, proprio perché andrebbe a incidere su una parte del territorio residuale, che verrebbe ingiustamente penalizzata pur avendo numeri nettamente migliori del resto del Paese. Per questo la partita tra l'ala più dura e quella più flessibile della maggioranza, combinata col confronto sempre più fitto tra esecutivo e Regioni (ma ieri è saltata la cabina di regia, per rimandare ogni decisione al Consiglio dei ministri di oggi), si sta spostando sul periodo pasquale, dove all'orizzonte c'è una stretta simile a quella decretata del governo Conte per le festività natalizie. Da sabato 3 a lunedì 5 aprile spostamenti, visite a parenti e amici saranno fortemente limitati, con bar e ristoranti chiusi. In questo contesto, anche sul fronte della scuola le iniziative degli amministratori locali, a prescindere da cosa deciderà il governo, vanno nella direzione di un'estensione a tutti della didattica a distanza anche nelle zone arancioni, così come potrebbero trovare spazio nel nuovo provvedimento dell'esecutivo ulteriori limitazioni anche per le zone gialle, come ad esempio il divieto totale di asporto di bevande dopo le 18 e un'anticipazione del coprifuoco. Sul fronte politico, regge l'asse tra il leader leghista Matteo Salvini e il sottosegretario grillino alla Salute Pierpaolo Sileri, che invocano entrambi cautela e rispetto delle categorie maggiormente coinvolte dalle eventuali nuove misure: «Per le zone meno colpite dal virus», osserva Salvini, «non è giusto adottare le stesse misure. Alle chiusure per tutti anche dove non c'è pressione ospedaliera dico no», trovando eco nelle frasi di Sileri, per il quale «servono maggiori controlli più che nuove restrizioni», visto che «laddove il virus corre di più è già previsto l'innalzamento delle restrizioni, secondo il sistema dei colori». Per sapere come andrà a finire, bisognerà però attendere l'esito della riunione del Consiglio dei ministri di oggi.
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