2022-07-30
Scatta la tagliola secondo mandato Conte si piega a Grillo e perde i suoi
Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Ansa)
Restano a casa Fico, Crimi, Toninelli, Bonafede, D’Incà e la Taverna. Così l’Elevato fa fuori anche il cerchio magico del leader. Per Giuseppi si annuncia un periodo da navigator per trovare impiego a precari di lussoLa regola del secondo mandato è blindata: Giuseppe Conte subisce il diktat di Beppe Grillo e conferma che alle prossime elezioni politiche del 25 settembre il M5s non ricandiderà chi ha due legislature alle spalle. L’Italia assiste sconcertata e preoccupata a questa strage di menti eccelse: resteranno fuori dal parlamento una cinquantina di uscenti, tra i quali esponenti politici dello spessore di Roberto Fico, Vito Crimi, Danilo Toninelli, Alfonso Bonafede, Federico D’Incà e Paola Taverna, che si prepara al passaggio dalla storia al mito (il mito della Taverna). Curiosamente, alla ufficializzazione della notizia, ieri, le Borse mondiali non sono crollate e lo spread è sceso: evidentemente il pianeta non ha ancora compreso le reali dimensioni della sciagura, o forse la prospettiva di vedere eletto in parlamento Rocco Casalino ha attenuato lo sconforto generale e aperto il cuore dei popoli a una nuova speranza. Fatto sta che Giuseppi ha dovuto sottostare alla decisione di Grillo, che ripetutamente, nei giorni scorsi, ha mandato, è il caso di dirlo, a quel paese il leader pentastellato, incline a concedere delle deroghe ai sedicenti big del M5s. La decisione spalanca le porte del M5s al figliol prodigo (di insulti verso i suoi ex colleghi di partito) Alessandro Di Battista, che di mandato parlamentare ne ha svolto solo uno, rinunciando a ricandidarsi nel 2018, mentre circolano voci di una candidatura di Chiara Appendino. Qualche maligno sostiene che in realtà Giuseppi si sia tolto un pensiero: ora avrà spazio nelle liste per i suoi fedelissimi che hanno una sola legislatura all’attivo, e potrà magari simulare di aver preso lui la decisione, cercando di dimostrare che il suo M5s non deraglia dai principi originari della creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Trattasi di bufala, manco a dirlo, ma spendibile dal punto di vista propagandistico. Non a caso Conte affida a Facebook il suo maldestro tentativo di capovolgere la realtà, fingendo soddisfazione per quella che è a tutti gli effetti una sua ennesima sconfitta: «Alle prossime elezioni politiche», annuncia un preoccupato Conte, «non troverete, tra i candidati del M5s, chi ha già svolto due mandati. Non cambia, quindi, la regola che il Movimento si è imposto dalla prima ora come forma di garanzia affinché gli eletti possano dedicarsi al bene del Paese, senza lasciarsi distrarre dai propri destini personali. Il mio pensiero», aggiunge un commosso Giuseppi, «è oggi rivolto a tutti coloro che nel corso dei due mandati hanno lottato contro tutto e tutti per vincere le battaglie del M5s. Sono partiti dai banchetti nelle loro città per chiedere giustizia sociale, legalità, tutela ambientale». Li rivedremo tra i banchetti delle loro città? Non si sa. Quello che si sa, è che Conte dovrà sistemarli da qualche parte, magari con un incarico nel partito, o in una partecipata, o in un cda: per Giuseppi si annuncia un periodo da navigator, il suo ufficio verrà trasformato in un centro per l’impiego per precari di lusso. Conte la butta sul poetico: «Lasciando il seggio», azzarda il leader grillino, «non potranno più fregiarsi del titolo formale di onorevoli. Ma per noi, per la parte sana del Paese, saranno più che onorevoli. Il patrimonio di competenze ed esperienze con loro maturate non andrà disperso. Continueranno a portare avanti, insieme a noi, le battaglie del Movimento. Abbiamo bisogno della loro esperienza, della loro competenza, della loro inguaribile passione. Ora avanti, tutti insieme: ci aspetta», avverte Conte, «una campagna elettorale molto dura».Giuseppi contatta telefonicamente i futuri disoccupati, parla di una decisione imposta da Grillo, ma si tratta di pura demagogia: del resto, i sedicenti big del M5s destinati a tornare alle loro precedenti attività non sono dotati di voti personali, e non verrebbero eletti neanche in un’assemblea di condominio. La Taverna, su Facebook, simula nobile e austera indifferenza: «Ringrazio tutti voi», scrive la quasi ex senatrice, «per avermi dato la possibilità di essere parte di quella voce in questi 10 anni. Sorrido pensando che forse l’eco delle mie urla contro il sistema e le sue storture continuerà a sentirsi ancora per qualche tempo a Palazzo Madama! È il momento di guardare avanti e di farlo tutti insieme! Con l’entusiasmo delle origini e la voglia di cambiare», aggiunge la Taverna, «che ci ha consentito di vincere tante battaglie». Infine, la terribile minaccia: «Io c’ero, ci sono e ci sarò sempre!».A quanto apprende La Verità da fonti estremamente attendibili, il telefonino di Luigi Di Maio ieri è stato letteralmente inondato da squilli e messaggini affettuosi di decine di vittime della tagliola del secondo mandato: «Luigi, ricordati degli amici!», il ritornello di chi non si rassegna a restarsene a casa e punta sul nuovo progetto politico del ministro degli Esteri e del sindaco di Milano Beppe Sala, che dovrebbe essere varato entro al prossima settimana e che si appoggerà a Centro democratico di Bruno Tabacci per non dover raccogliere le firme necessarie alla presentazione di nuove liste elettorali. In cerca di una ciambella di salvataggio da parte del Pd, invece, due pezzi da novanta, nel senso da novanta voti in totale: il ministro D’Incà e l’ex capogruppo alla Camera del M5s, Davide Crippa, che ha lasciato i pentastellati in dissenso con la mancata fiducia a Mario Draghi. Al suo posto, ieri, è stato eletto Francesco Silvestri, che guiderà il gruppo M5s a Montecitorio in questi ultimi due mesi di legislatura.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)