2025-02-10
Le calzature della nuova era per il piacere di camminare scalzi
Stare a piedi nudi migliora la circolazione e la postura. Nell’antichità era una prassi, oggi sarebbe bizzarro. Però esistono scarpe minimaliste che, una volta indossate, si comportano quasi come una seconda pelle.Forse avrete già sentito parlare delle calzature barefoot. O dello scalzismo. Cosa sono? Il termine inglese barefoot, composto da bare, che vuol dire nudo, e foot, ossia piede, significa letteralmente piede scalzo. Altro termine è gimnopodismo, da cui gimnopodista. La parola gimnopodismo è composta da gimno, dal latino gymno, dal greco gumnos che vuol dire nudo, e podismo dal greco pous, podos ossia piede. Insomma, scalzismo, barefooting e gimnopodismo sono sinonimi e indicano tutti e tre la pratica del vivere a piedi scalzi. Attenzione, non per motivi di feticismo del piede, attinenti a una sfera psicologica e sessuale, ma di benessere del piede e maggiore naturalità esistenziale.Oggi indossare scarpe è la norma, ma se volgiamo il nostro sguardo indietro al passato dell’essere umano lo troviamo per lo più scalzo. Per lo più, perché sandali, hypodémata - una specie di suola che si legava al piede - e protostivali fatti con pelli animali si attestano nell’uso già 9.000 anni avanti Cristo. Nell’antichità, tuttavia, la maggior parte dei popoli viveva più scalza che calzata e, addirittura, i giochi olimpici greci non solo si svolgevano senza calzature, ma anche senza vestiti. Per chi non sia uno scalzista l’idea di vivere senza scarpe è bizzarra, a voler essere gentili. Tanto che per descrivere uno stato esistenziale precario si usa l’espressione «stare con una scarpa e una ciabatta»: avere solo una scarpa e non due ai piedi è sinonimo di imperfezione, di vita arrabattata. Figuriamoci nessuna. La scarpa non è solo uno status symbol dei modaioli ben lieti di spendere, per esempio, più o meno mille euro per un paio di Finger Ankle Boots di Avavav, stivaletti entrati subito nel cuore dei fashion addicted per l’assoluta originalità delle quattro dita che principiano laddove la scarpa finisce. Né, basti pronunciare solo il nome di un altro marchio, Louboutin, un simbolo di stile e di sexyness femminile. La scarpa è un simbolo in quanto tale, un accessorio ormai elevato a elemento essenziale perché senza borsa o senza cappello usciamo di casa, senza scarpe proprio no: a prescindere dalle sue caratteristiche, marchio compreso, la calzatura è un simbolo di civiltà. L’associazione tra scarpe e ricchezza e, di converso, scalzismo e povertà, diventa forte nel Medio Evo, quando i nobili ricchi indossano scarpe di fattura artigianale e di grande originalità, mentre i plebei poveri non le indossano quasi mai, meno che mai i loro bambini. Oggi che, invece, anche in virtù della produzione industriale è impossibile non potersi procurare almeno un paio di scarpe, lo scalzismo è visto come emancipazione da una sorta di «fascismo della calzatura», inteso in due sensi: da una parte, nel senso di un’estetica conformista che non concepisce nemmeno che si possa vivere scalzi (giustamente, asseriscono i pro scarpa e, tra questi, noi); dall’altra, nel senso della costrizione fisica che il piede subirebbe a causa della scarpa (ma è ovvio che la scarpa atta a proteggere e tenere caldo il piede lo può fare solo se calza sul piede come un guanto, pensano i no barefoot). Il compromesso sembra essere rappresentato dalla scarpa barefoot, una calzatura che non costringe il piede e che anche gli scalzisti indossano volentieri per la sua calzata più simile a una seconda pelle che a una vera e propria scarpa. Chiamate anche scarpe a piedi nudi, scarpe minimaliste o scarpe zero drop, queste scarpe nascono per soddisfare (e un po’ creare, sulla scia della produzione capitalistica sempre attenta a trasformare qualsiasi scelta di vita in un nuovo settore merceologico) quella fetta di mercato composta dai dubbiosi della calzatura convenzionale e dagli appassionati di una vita il più possibile naturale che vuol camminare da scalzista. Lo scalzismo, infatti, non obbliga ad andare in giro sempre scalzi, poiché lo scalzista considera la calzatura un accessorio del vestiario di cui può fare a meno e questo fare a meno può essere assoluto, non indossare giammai calzature, o relativo, non calzarle in situazioni dove si può fare senza problemi e/o calzare delle scarpe non scarpe come sono le scarpe barefoot. Come sono fatte queste scarpe che potete trovare indicate anche come scarpe da scoglio? Si tratta di scarpe letteralmente piatte. Il drop è la differenza di altezza a fondo scarpa tra tallone e parte anteriore del piede ed è anche detto inclinazione della scarpa da tallone ad avampiede. Più il drop è alto, più il tallone sta in alto rispetto all’avampiede. Un grande esempio di drop alto è il famoso «tacco 12» delle décolleté. Dodici sono i millimetri di sopraelevazione del tallone rispetto all’avampiede, dodici è il livello di drop. Nella produzione normale di scarpe il drop 0 esiste solo per scarpe tecniche come le scarpine in plastica da scoglio, appunto, o le scarpette da danza classica mezza punta. Quando c’è anche solo mezzo centimetro di tacco, come nel caso delle scarpe modello ballerine che alla suola di cuoio hanno attaccato un tacco di pochi millimetri, comunque ci troviamo di fronte a un drop. Drop che serve ad ammortizzare l’impatto del tallone sul suolo duro su cui camminiamo, l’asfalto. L’azzeramento della scarpa barefoot non riguarda soltanto il dislivello tra tallone e punta del piede: quello zero è registrabile anche sotto il cosiddetto arco del piede. La scarpa barefoot, infatti, deve permettere al piede di appiattirsi a terra esattamente come se fosse scalzo. Le scarpe barefoot non hanno tacco, ma hanno sovente una suola senza drop e senza arco plantare che corre da tallone ad avampiede, ciò che fa percepire il terreno con tutto il piede proprio come se si fosse scalzi. Altra caratteristica della scarpa barefoot è la forma anatomica della punta, talvolta con le cinque dita separate. Ciò che nel piede viene costretto dalle scarpe normali, dicono gli scalzisti, sono anche le dita: le scarpe dalla suola stretta e magari a punta, infatti, spingono le dita dei piedi uno contro l’altro, privando il piede della normale e salutare apertura libera delle stesse che si ha quando si cammina scalzi. Forse gli scalzisti non sanno che oggi anche nel mondo delle calzature normali, perfino con tacco, esiste tutta un’estetica avanguardista della scarpa che rifiuta la punta stretta, a triangolo, e sviluppa una suola larga e/o una punta anatomica su una scarpa normale: square toe è la moda del momento ed essendo una calzata comoda vedrete che diventerà un classico. Con la decostruzione delle estetiche tradizionali che la moda di ricerca porta avanti da anni, chi cerca una scarpa che calzi il piede morbidamente come un guanto, lasciando l’avampiede libero di aprire le dita, pur con un po’ di arco plantare e del drop può facilmente rivolgersi alle belle produzioni di tanti stilisti di talento, dalle Disk, pump round toe di Paul Andrew con tacco scultoreo alle Anatomic di MM6 Maison Margiela, passando per le produzioni meno stilose ma sicuramente comode di Birkenstock e Crocs.Queste calzature comode comunque non soddisfano lo scalzista che vuol sentire ad ogni passo la sensazione del piede nudo a terra. Il movimento barefoot, infatti, considera il cammino a piedi nudi e preferibilmente a piedi nudi in contesti naturali una prassi che stimola il benessere da vari punti di vista e la rimozione della scarpa o al massimo la scarpa barefoot il suo strumento.Il piede è un meccanismo particolarissimo che la maggior parte di noi usa senza conoscerlo: pensate, ben un centinaio tra tendini, legamenti e muscoli, 26 ossa e 33 articolazioni, un’orchestra che sostiene tutto il nostro peso, quando siamo fermi in piedi o quando ci muoviamo, equivalente a una pressione, pensate, corrispondente a ben tre volte quanto pesiamo. Un piede in forma ha sicuramente bisogno di camminare scalzo e tanti di noi lo fanno già non soltanto in spiaggia e in acqua, al mare, al lago o in piscina, d’estate, ma anche in casa, tanti anche in inverno coi soli calzettoni. Camminare scalzi, infatti, migliora la circolazione sanguigna, migliora l’equilibrio grazie al grounding, cioè al tarare la nostra postura percependo il suolo direttamente coi piedi, sviluppa percezioni che calzando scarpe non anatomiche possiamo non sentire più: i recettori del piede (pelle, muscoli e articolazioni) funzionano informando il sistema nervoso centrale della situazione che si trova sotto il piede e di rimando il sistema nervoso centrale comanda le catene muscolari coinvolte per gestire al meglio la specifica tipologia di suolo, ma scarpe troppo morbide come quelle da ginnastica o troppo costrittive come per esempio le scarpe eleganti, altissime e a punta triangolare da donna impediscono l’esecuzione corretta di questa dinamica. Scarpe sbagliate modificano la pressione sui meccanorecettori del piede, che invia informazioni falsate al sistema nervoso centrale e la muscolatura del piede viene regolata in modo errato. I piedi, allora, dolgono e si possono storcere. I muscoli di un piede che cammina sempre costretto da calzature sbagliate, corte, strette, costrittive, troppo alte non si esercitano tutti come dovrebbero e come fanno camminando scalzi. Le scarpe alte femminili, per esempio, spostano il baricentro e fanno confluire il peso più sull’avampiede che sul tallone, ma la distribuzione del peso dovrebbe funzionare esattamente al contrario. Perciò quando una donna scende da un tacco vertiginoso e poggia il piede a terra prova sollievo.Camminare barefoot occasionalmente può certamente aiutare a scoprire una camminata diversa rispetto alla solita, basta anche farlo in casa in tutta sicurezza, se non ci si vuole - comprensibilmente - avventurare con scarpe barefoot o addirittura completamente scalzi fuori casa. Deve però evitare la scarpa e la pratica barefoot chi soffre di patologie da sovraccarico, il diabetico con tendenza all’ulcera del piede, chi ha già problemi osteoarticolari, come piede piatto o pronato, alluce valgo, dita a martello, artrite. Chi vuol provare invece il barefoot running, cioè la corsa barefoot, deve assolutamente passare dalla normale scarpa running alla running barefoot in maniera graduale e cominciare su terreni morbidi, come sabbia o prato.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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