2018-03-30
Così Francesco perde di credibilità: si deve guardare dai suoi generali
Ogni giorno ci domandiamo quale nuovo «errore o incidente» leggeremo esser generato dai «generali» di papa Jorge Maria Bergoglio. L'ultimo incidente riguarda il caso di cui è stato protagonista monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della segreteria vaticana per la comunicazione. Non lo riprendo nella storia avendone La Verità parlato con dovizia. Nell'ansia di rassicurare il mondo cattolico, che nostalgicamente rimpiange Benedetto XVI, Viganò ha cercato di spiegare a modo suo che c'è una esplicita apprezzata continuità (in evoluzione migliorativa) di magistero, con il successore Francesco. Ma lo ha fatto in un modo talmente equivoco ed errato, da riuscire, non solo a farsi smentire, creando disagio al Papa, ma anche a provocare una reazione, da parte di alcuni teologi «progressisti», di difesa a papa Francesco e di attacco a Benedetto XVI. Reazione che sta manifestamente creando maggior disunione e discontinuità, detto in altro modo, sta producendo mattoni e massi per costruire muri sempre più alti all'interno del mondo cattolico.Perché mai papa Bergoglio avrebbe avuto bisogno di un assist di Benedetto?, visto che è così amato ed apprezzato ovunque e continua completare con successo tutte le riforme previste per ristrutturare la Santa Sede? Con il suo operato Viganò ha, involontariamente, lasciato immaginare che il Papa si trovi in difficoltà di credibilità e ha provocato reazioni che assicurano che la discontinuità tra i due Pontefici è totale. All'inizio del pontificato di papa Francesco, nel marzo 2013, si impose (se ricordo bene grazie a padre Lombardi) la parola d'ordine di «continuità» fra i due pontificati . Solo Vito Mancuso, su Micromega, si domandò se il Papa emerito avesse potuto costituire per Bergoglio un'ombra o una sorgente di luce e ispirazione. Non immaginava Mancuso che sarebbero arrivati ad andare a provocarlo, con un trucco malconcepito e malgestito, convertendo la buona intenzione in un problema, non tanto di ombre o di luci, quanto di credibilità dei «generali» intorno al Papa. «Generali» di cui Viganò è solo uno dei tanti incaricati di valorizzare la Santa Chiesa di Cristo. Ma abbiamo altri, persino più interessanti da valutare. Per esempio, abbiamo un «generale» laico, che commentando in una intervista i risultati elettorale del 4 marzo, spiega che sono stati una sconfitta per la Chiesa , perché ora non passerà più lo ius soli e si freneranno le immigrazioni. Perbacco, questa è la sconfitta della Chiesa? Pensavo fosse il crollo delle vocazioni e della fede. Abbiamo poi un «generale» (vescovo) che spiega, sempre in un'intervista, che la dottrina sociale della Chiesa si attua in Cina. Perbacco, c'è mai stato in Cina? Ma questi «generali» contro chi stanno combattendo? San Giovanni Evangelista (Giov 12,41) dice: «Tuttavia anche tra i capi molti credettero in Lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla Sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio».Quante divisioni ha il Papa?, chiese Stalin a Yalta nel 1945. In realtà il Papa ha solo 110 guardie svizzere che darebbero la vita per lui, ma in compenso ha troppi «generali», che non solo non sembrano così disposti a dare la vita per il Papa, ma sembrano essere un po' più interessati alla carriera. Infatti si guardano bene di esporre al Papa perplessità, dubbi, suppliche, ma solo a compiacerlo. Al fine di sottolineare l'ironia, espressa anche nel mondo più laico, sulla evidente «discontinuità», con una conclusione paradossale e divertente, vi invito a leggere un libretto fantasioso: Le tre parole che cambiarono il mondo, di Marc Augè, scritto nel 2016 (Raffaello Cortina editore). Le tre parole, e il contesto in cui vengono dette, sono inquietanti. Esse sono: «Dio non esiste» e secondo la storiella di Augè, verranno pronunciate da papa Francesco nel messaggio Urbi et orbi, proprio il giorno di Pasqua del 2018, domenica prossima 1°aprile. Il contesto in cui vengono dette è più o meno sinteticamente il seguente: scienziati illuminati inventano un farmaco neurobiochimico che agisce sulla mente umana cancellando ogni alienazione, soprattutto quella religiosa. Detti scienziati si fanno ricevere in udienza da papa Bergoglio e lo sfidano a bere la sostanza per testarne la validità scientifica. Lui la beve e la domenica di Pasqua annuncia che «Dio non esiste». Deciso che il farmaco funziona, si immette la stessa sostanza negli acquedotti di tutto il mondo per farla bere a ogni essere umano affinché rinneghi il suo credo religioso (alienante). Il finale scontato è che, in tal modo, senza religioni, scoppia la pace universale.