2023-12-16
Sbandata di Roccella: critica il gender citando il patriarcato
Alla kermesse, il ministro attacca l’ideologia Lgbt associandola al dominio maschile. Così, però, si perde la guerra delle parole.Cosa c’entra il gender col patriarcato? Perché, per contestarlo, bisogna usare lo stesso lessico delle e femministe? Come si può sperare di vincere una battaglia culturale, sottomettendosi fin dal linguaggio alla cultura che si avversa?Lo domandiamo, con rispetto, al ministro della Famiglia, Eugenia Roccella. Ieri, ad Atreju, durante un dibattito al quale ha partecipato anche il nostro Francesco Borgonovo, si è espressa in questi termini: «Il patriarcato esiste in maniera feroce in grandissime parti del mondo, però io penso che nel mondo occidentale ci siano nuovi rischi, neopatriarcali, come quello del gender, che nega l’identità femminile, nega proprio il fatto che le donne siano donne. Io penso che le schwa (la lettera che indica le desinenze neutre, ndr) e le filosofie gender negano la possibilità di utilizzare la parola donna, come succede ormai in molta parte del mondo anglosassone».Nel merito, la Roccella ha anche ragione. Prova ne sia che, lo scorso giugno, il Parlamento britannico ha dovuto esprimersi su una petizione che chiedeva di definire in modo chiaro - insomma, ai sensi di legge - il significato di parole tipo «sesso, maschio, femmina, uomo e donna». E di stabilire che il sesso è un dato «biologico», non una convenzione fissata «da un certificato di riconoscimento di genere». In più, è evidente che l’ideologia e la prassi della transessualità picconino l’autonomia e la dignità del femminile. Quando un mediocre atleta maschio dichiara di sentirsi donna e, dunque, pretende di gareggiare insieme alle sue presunte pari, sbaragliandole in virtù della ovvia preponderanza delle sue doti fisiche naturali, egli sta colonizzando e depauperando le specificità del sesso femminile. È una lamentela che sono le femministe stesse ad avanzare, fino alla rottura della «sorellanza»: quelle che simpatizzano col gender accusano le altre di essere delle «Terf», delle trans-exclusionary radical feminist (femministe radicali trans-escludenti).Perché, però, bisognerebbe infilarsi nelle guerre tra bande che lacerano l’intricata galassia della identity politics e dell’intersezionalismo? Perché si deve mutuare da quel mondo un intero repertorio di concetti? Se persino chi critica le «filosofie di genere» sente la necessità di misurare quanto patriarcato esse alimentino, significa che Non una di meno ha già vinto. Ha vinto chi pretende di attribuire al maschio in quanto tale una quota di responsabilità per gli omicidi delle donne (si può serenamente evitare di chiamarli femminicidi). Ha vinto chi descrive l’Italia del 2023 alla stregua dell’Iran degli ayatollah. Ha vinto chi s’indigna per il controinterrogatorio alla ragazza che sarebbe stata stuprata da Ciro Grillo e compagni, chi parla di «domande choc»; chi, surrettiziamente, sta suggerendo che l’ipotetica vittima di una violenza sessuale dovrebbe essere creduta a prescindere, senza che si raccolgano prove e si accerti la verità in tribunale.Nel momento in cui afferma che, «nel mondo occidentale, libero e democratico, le donne» sono «molto avanti» nelle loro conquiste, Roccella racconta una storia vera. È la storia di un pezzo di pianeta nel quale, con buona pace dei tetri slogan di piazza, nel giro di pochi decenni si sono compiuti enormi progressi. Il ministro fa bene ad additare i «nuovi rischi» derivanti dalla «questione gender», che «nega l’identità femminile». A ciò si può aggiungere l’oscurantismo delle sedicenti paladine delle donne, in grado di manifestare contro la violenza e perpetrarla nei confronti di chi le contraddice. Sorvoliamo pure sull’episodio dell’assalto alla sede di Pro vita, ma è sconcertante lo sprezzo con cui esse squalificano le donne «sbagliate», da Giorgia Meloni in giù.Ma allora - ci risiamo - per quale ragione tirar fuori le «nuove forme di patriarcato»? A parte che ciò mette a nudo la soggezione mentale di quanti, semmai, dovrebbero lavorare per costruire un’alternativa completa al pensiero unico; ma il ricorso a quel dispositivo costringe ad ammettere che le più bizzarre recriminazioni delle femministe sono fondate. Se ci sono «nuove forme» di patriarcato, vuol dire che il patriarcato, ora, esiste in altre forme. Che l’oppressione sistematica delle donne è davvero un’emergenza. Soprattutto, che non c’è spazio per ribaltare la maniera di guardare al problema, ipotizzando che sia stata l’indefessa erosione dei ruoli e delle identità sessuali, oltre alle martellanti campagne mediatiche, a intossicare la salubre normalità dei rapporti tra uomini e donne. Il ministro Roccella è intelligente e coraggiosa. Ebbe l’acume di lasciare, dopo un ventennio di militanza radicale, un milieu che - citiamo lei - promuovendo una «libertà senza limiti», alla fine, preparava il terreno a «un’illibertà assoluta». Sarebbe bizzarro, se credesse sul serio nel neopatriarcato. E se lo proclamasse dal palco di un festival del principale partito conservatore italiano. Scusate, ma questa non era la destra egemone?
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)