2018-06-21
«La Rai ripari i danni che ha causato con lo spot pro cannabis di Saviano»
«Le droghe “leggere" hanno effetti pesanti. Legalizzarle farebbe male a tanti giovani e non al narcotraffico». Indignato per il comizio a scuola dello scrittore, Enzo Pennetta, biologo di Critica scientifica, offre la sua controlezione.Doveva essere una lezione di storia, invece è stato «uno spottone a favore della legalizzazione della cannabis. Scorrettissimo. Chiedo alla Rai di poter fare io una controlezione sullo stesso argomento». Enzo Pennetta, 57 anni, biologo romano con una laurea anche in farmacia, non si dà pace per la propaganda di Roberto Saviano che il servizio pubblico ha trasmesso pochi giorni fa, in prima serata. Su Rai 2 prendeva il via il programma Il supplente, ambizioso progetto di rendere più interessante una mattinata a scuola, sostituendo il prof di turno con un personaggio noto. Agli allievi del liceo classico Giordano Bruno di Maddaloni, in provincia di Caserta, era toccato Saviano che doveva parlare di storia, perché «è necessario avere uno sguardo che attraversa il tempo». Pochi minuti di introduzione e lo scrittore, paladino della libertà di pensiero e di espressione (la sua), ha trasformato la sua apparizione in Rai in un monologo pro legalizzazione delle droghe leggere, «per sottrarre alla criminalità» il mercato delle sostanze stupefacenti. Saviano predicava ex cathedra davanti a giovani studenti, mentre milioni di telespettatori ascoltavano perplessi, affascinati, colpiti, «le verità» di Saviano il censore. Pennetta, responsabile di Critica scientifica, nato nel 2011 come blog e diventato sito di informazione e analisi su fatti e argomenti di attualità, ha subito reagito con un tweet di indignazione. Caduto nel nulla. Solo apprezzamenti per la trasmissione, «anche da parte di colleghi che l'hanno trovata carina», riporta ancora incredulo il docente di biologia. Per non parlare del plauso di Maurizio Martina, segretario reggente del Pd, entusiasta che in prima serata, da un canale del servizio pubblico, fosse pubblicizzata la legalizzazione delle droghe leggere: «Con #IlSupplente una bellissima pagina di servizio pubblico della Rai. Complimenti a @robertosaviano», è stato il suo cinguettio nel Web. Dalla Rai, nessun commento.Professore, che cosa l'ha disturbata maggiormente?«L'utilizzo di una scuola e dello spazio pubblico televisivo per propagandare le idee di uno solo. Saviano ha potuto parlare indisturbato, senza dibattito, dietro a una cattedra che gli conferiva l'autorevolezza dell'insegnante. Chissà a quanti sarà sembrato naturale che la cannabis debba essere legalizzata, se a dirlo era un personaggio pubblico in un'aula scolastica».Il messaggio non era affatto educativo, considerando che l'Italia è al terzo posto per uso di cannabis, la sostanza illecita più consumata nel Vecchio continente secondo l'ultimo rapporto, datato 7 giugno, dell'Agenzia europea delle droghe.«Saviano ha messo insieme motivazioni eticamente non accettabili e previsioni non realistiche di riduzioni dei consumi delle droghe leggere. I derivati della cannabis sono nocivi, legalizzarli significherebbe tranquillizzare i consumatori riguardo agli effetti che producono, aumentandone inoltre la diffusione. Lo stesso giudice Paolo Borsellino ricordava che “non si riflette che la legalizzazione del traffico di droga non elimina affatto il traffico di droga" e che è da “dilettanti di criminologia" pensare che la legalizzazione combatta il narcotraffico e la mafia».Lei contesta le analogie fatte da Saviano tra gli effetti delle droghe «leggere» e quelli da uso di alcol e sigarette.«La cannabis produce danni neurologici molto più specifici. C'è un rapporto della Fondazione Veronesi che evidenzia l'aumento di psicosi, di disturbi del comportamento provocati dall'uso continuativo di questa sostanza. Quindi anche il parallelismo compiuto da Saviano va respinto, ogni sostanza deve essere considerata per quello che è e per il suo effetto dannoso». Il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni, sulla rivista Rolling Stone ha appena dichiarato: «Checché se ne pensi, il Thc (o tetraidrocannabinolo, la principale sostanza psicoattiva presente nella cannabis, ndr), fa molto male ai ragazzini, e nel mio lavoro i casi di paranoia spinta, un tempo appannaggio di certe psicosi old style, ora sono quasi esclusivamente confinati al mondo dei Thc addicted». Concorda?«Per un giovane la cannabis ha una pericolosità diversa rispetto ad alcol o fumo, anche meno controllabile nel tempo. Dalla diminuzione della capacità di apprendere o di memorizzare, come effetto immediato, a patologie più serie, come una psicosi cronica simile alla schizofrenia. Non c'è un uso innocuo della cannabis».È anche l'anticamera del consumo di droghe più pesanti.«Alcuni lo negano, eppure storicamente negli anni Settanta l'ingresso dell'eroina sul mercato italiano fu successivo alla sparizione della cannabis, per l'intensificarsi dei controlli. I consumatori abituali sentirono subito il bisogno di sostituirla con la nuova entrata nel campo delle sostanze stupefacenti. Figuriamoci se legalizzare la cannabis servirebbe. In California, dopo il via libera di quest'anno alla vendita e al consumo di marijuana per scopi ricreativi, già si teme che il peso fiscale possa alzare troppo i prezzi e spingere i consumatori di nuovo nel mercato nero, dove tra l'altro non c'è limitazione del principio attivo. Roberto Saviano, suo malgrado, sembra fare l'interesse dei poteri forti». Si spieghi meglio.«Inevitabile pensare a quello che fece il pubblicitario Edward Bernays nel 1929 per aumentare il fatturato dell'industria del fumo. Associò il consumo delle sigarette alla liberazione delle donne, alle loro rivendicazioni, in realtà “vendendole" alle grandi compagnie. Non vorrei che pensando di fare un dispetto alle mafie, finissimo per regalare un fatturato stratosferico alle multinazionali del tabacco. Lo Stato sappiamo che cosa guadagnerebbe, lo ha ricordato Saviano: “Se sulla cannabis venisse applicata la stessa imposta applicata sulle sigarette, allo Stato entrerebbero 3,9 miliardi di euro". Soldi buttati poi in assistenza sanitaria per curare dipendenze e disturbi psichici, aggiungiamo noi».