2025-01-07
Sarkozy alla sbarra per i 50 milioni che avrebbe ricevuto in nero da Gheddafi
Nicolas Sarkozy e Muammar Gheddafi (Ansa)
Il finanziamento illecito risalirebbe al 2005. Dopo mollò il rais e lo rovesciò con la Clinton. Destabilizzando Libia e Nord Africa.Lo spettro di Muammar Gheddafi torna a perseguitare Nicolas Sarkozy e Hillary Clinton. Ieri è, innanzitutto, iniziato il processo contro l’ex presidente francese, accusato di aver stretto un «patto di corruzione» con l’allora leader libico nel 2005. Tutto nasce da un’inchiesta pubblicata da Mediapart nel 2012, secondo cui Gheddafi avrebbe illecitamente finanziato la prima campagna presidenziale di Sarkozy con 50 milioni di euro.Qualcuno, in passato, aveva ipotizzato che l’intervento bellico promosso in Libia nel 2011 dall’allora inquilino dell’Eliseo sarebbe da leggersi come un tentativo di coprire i suoi opachi legami con il rais. Ovviamente bisognerà aspettare l’esito del processo per sapere se Sarkozy, che ha sempre respinto le accuse, sia colpevole o meno. Tuttavia questo procedimento giudiziario riaccende i riflettori sulle sue responsabilità libiche.Innanzitutto va ricordato che ci fu un tempo in cui Sarkozy intratteneva ottimi rapporti con il rais. Arrivato all’Eliseo a maggio 2007, a dicembre di quell’anno l’allora presidente francese lo ricevette a Parigi, firmando accordi economici per quasi 15 miliardi di euro e ignorando bellamente le critiche che gli furono mosse sul rispetto dei diritti umani. Diritti umani di cui Sarkozy si sarebbe ricordato all’improvviso solo nel 2011, quando scoppiò la sollevazione contro Gheddafi. Fu allora che il capo dell’Eliseo decise di promuovere un’azione bellica contro di lui. Peccato che le motivazioni alla base del suo intervento fossero meno nobili di quanto affermasse. E questo indipendentemente dall’eventualità che volesse coprire i presunti finanziamenti illeciti che gli sarebbero arrivati anni prima. In primis, l’allora presidente francese era irritato dai rapporti sempre più stretti che il governo Berlusconi stava portando avanti con Tripoli: era agosto 2008 quando fu firmato il trattato di Bengasi tra Italia e Libia. In secondo luogo, Sarkozy temeva il progetto, accarezzato da Gheddafi, di creare una valuta africana, volta a indebolire o a estromettere il franco Cfa. «Sarkozy aveva paura che Gheddafi mettesse a rischio il franco Cfa e conseguentemente l’influenza francese in Africa», ha confermato alla Verità Alberto Michelini, che era stato rappresentante personale in Africa dell’allora premier Silvio Berlusconi tra il 2001 e il 2006.Era inoltre aprile 2011, quando l’allora segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ricevette un promemoria da un suo consigliere ufficioso, Sidney Blumenthal, in cui si sosteneva che Parigi era intervenuta contro il rais temendo che quest’ultimo, con l’oro che aveva accumulato, avrebbe cercato di mettere fuori gioco il franco Cfa. E qui veniamo all’altro responsabile del disastro libico: la Clinton. Dopo essere stata recentemente insignita da Joe Biden della Medaglia presidenziale della libertà, vari repubblicani hanno rammentato le azioni controverse della signora in Libia. Fu lei, da segretario di Stato, a spingere un riluttante Barack Obama a intervenire militarmente contro il rais. Fu, inoltre, lei a dover ammettere le proprie responsabilità per le falle di sicurezza che portarono all’uccisione dell’ambasciatore americano Christopher Stevens a seguito di un attacco jihadista a Bengasi nel settembre 2012. «Me ne assumo la responsabilità», disse alla Cnn il mese dopo. Non solo.Nel 2016, Samantha Power, che insieme alla Clinton fu tra i promotori dell’attacco a Gheddafi, ha ammesso significativi errori di valutazione nel piano di regime change. «Una delle cose che non avevamo previsto era quanto un Paese che aveva appena subito un intervento portato avanti da stranieri fosse anti-straniero», dichiarò. Nel 2011, la Clinton era d’altronde stata una fautrice delle cosiddette «primavere arabe», anche a causa di una sua sostanziale benevolenza nei confronti della Fratellanza musulmana, che quei sommovimenti stava alimentando: sommovimenti che, nelle intenzioni dell’allora segretario di Stato, avrebbero dovuto diffondere la democrazia. E invece produssero il caos. Non a caso, Obama, nel 2016, ammise che l’intervento in Libia «non funzionò». Parliamo dello stesso Obama che, dopo aver inizialmente spalleggiato la Fratellanza musulmana in Egitto, si trovò costretto a fare marcia indietro per ragioni di stabilità: nel 2014, aprì a quel Fattah Al Sisi che della Fratellanza era ed è un arcinemico.D’altronde, anche la Francia ha pagato le conseguenze delle scelte di Sarkozy. La destabilizzazione libica ha contribuito a provocare la metastasi jihadista esplosa poi nel Sahel, determinando smottamenti che hanno infine portato all’indebolimento dell’influenza francese su questa regione. Se oggi Parigi non conta quasi più nulla in Africa, lo deve anche all’allora capo dell’Eliseo. Sebbene mossi da motivi diversi, Sarkozy e la Clinton si allinearono contro Gheddafi che, pur essendo un leader assai controverso, era molto meno pericoloso rispetto agli anni Settanta e Ottanta: nel 2003 aveva rinunciato al suo programma nucleare e, nel 2004, aveva ripristinato le relazioni con gli Usa.I media occidentali che oggi salutano favorevolmente Mohammed Al Jolani in Siria dovrebbero essere più cauti. Il nuovo leader di Damasco è sostenuto da Turchia e Qatar, che sono i principali sponsor della Fratellanza musulmana. Anche nel 2011 c’erano i corifei acritici delle «primavere arabe», di Sarkozy e della Clinton. Abbiamo visto poi come è andata a finire.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».