
L'esecutivo horror ha il dna del Bullo. Mentre i barconi tornano all'orizzonte, si spreca l'elenco delle promesse: dal raddoppio degli 80 euro, alle scuole gratis. E pensare che il Rottamatore una settimana fa cianciava di crisi.Il governo Renzi mascherato da Giuseppe Conte ancora non c'è, ma la restaurazione del Giglio magico già avanza a passi da gigante. Gli arrivi dei barconi e delle Ong sono ripresi alla grande, proprio come ai bei tempi quando a Palazzo Chigi c'era Lui. E adesso anche la spesa pubblica si prepara a tornare alla stragrande, perché l'ex presidente del Consiglio (che per aver ripreso in mano le fila degli intrighi è descritto da Repubblica come un bambino felice in un negozio pieno di giocattoli) è alla ricerca del consenso perduto. Sempre il quotidiano che un tempo dettava legge alla sinistra e ora si fa dettar legge da Renzi, proprio ieri avvertiva che tra le misure al vaglio dei tecnici del nuovo esecutivo giallorosso c'è un incremento degli 80 euro, che - magia magia - con lui di nuovo in pista diventerebbero 125 al mese, pari a 1.500 euro l'anno. Tra ricchi premi e cotillons, il governo dei perdenti vorrebbe poi azzerare le spese scolastiche, dal nido all'università, a 7 milioni di famiglie, garantendo rette e libri gratis fino alle superiori. Per non dire poi dell'assegno unico e del salario minimo, la pensione di garanzia per i giovani e la parità di retribuzione per uomini e donne. Insomma, nel sacco della Repubblica, che poi è anche quello del Paese, ci sono spese a go-go, perché senza la Lega si prospetta un «Green new deal» in stile Ocasio-Ortez, dal nome della nuova deputata democratica americana che ha fatto innamorare la sinistra radical chic italiana.Ma non c'era la crisi? Non eravamo ridotti con le pezze al sedere tanto da non sapere come evitare l'aumento dell'Iva? È di una sola settimana fa il dolente appello in Senato di Matteo Renzi, il quale aveva giustificato la sua ennesima piroetta politica con la gravità del momento. «Io so», aveva ripetuto più volte nell'aula di Palazzo Madama il giorno in cui Conte aveva annunciato le sue dimissioni da presidente del Consiglio, «Io so che è in arrivo una recessione in questa parte dell'Occidente che è molto preoccupante. Io so che la produzione industriale tedesca nel nostro Nord Est sarà un guaio per tutti. Io so quello che sta per accadere in Europa…». L'ex segretario del Partito democratico in versione Mago Otelma dunque appena una settimana fa prefigurava un futuro prossimo denso di cattivi presagi, previsioni tanto funeste da fargli concludere il discorso promettendo che lui, turandosi il naso, ma nell'interesse delle famiglie e dei consumatori italiani, avrebbe votato a favore di un governo tra Pd e Movimento 5 stelle. «C'è da evitare l'aumento dell'Iva e serve un governo non perché noi vogliamo tornare, ma perché l'aumento dell'Iva porta la crisi dei consumi». Applausi.Peccato che l'aumento dell'Iva, come ha ben spiegato ieri su queste pagine Fabio Dragoni e come ormai hanno fatto capire tutti, Giovanni Tria fra i primi, possa essere evitato facilmente, semplicemente spostando la data di entrata in vigore delle clausole di salvaguardia qualche mese più in là, giusto il tempo di fare le elezioni e restituire la parola agli italiani. Ma soprattutto peccato che, dopo aver vaticinato tempi bui, il senatore semplice di Scandicci tanto angosciato per il futuro del Paese abbia poi proposto di spendere di più, infischiandosene del paletto del 3 per cento imposto dalla Ue. L'Italia era sull'orlo del baratro, con 23 miliardi di quattrini da reperire con le tasse sui consumi. La crisi dell'Occidente era alle porte e la produzione industriale tedesca che insieme con i dazi fra Usa e Cina rischiavano di abbattersi, ma ora che Lui si prepara a tornare ci sono più soldi per tutti.Infatti, se prima bisognava mettere in sicurezza i conti degli italiani, adesso che il governo dei perdenti sta per nascere e ha bisogno di finanziarsi per comprare il consenso, si può spendere. Lo ha detto senza troppi giri di parole lo stesso Matteo Zelig, in uno dei suoi post sui social network: «L'Europa deve cambiare linea economica adesso. In Germania arriva la recessione: l'export non basta. Brexit sarà un disastro per tutti. Lo scontro Usa-Cina ci vede alla finestra. Ora è tempo di investimenti, non di austerity.» In pratica, se fino a una settimana fa gli stessi argomenti erano usati per giustificare un cambio di governo nell'interesse del Paese, ora le nere previsioni sono diventate motivo per autorizzare il futuro governo a spendere di più. Ovviamente sempre nell'interesse degli italiani. Se prima il deficit al 2 per cento era uno scandalo, ora il deficit al 3 per cento non scandalizza, anzi: è la ricetta giusta per rilanciare l'economia come solo Lui sa fare. Gli italiani dunque si preparino. Se nascerà il Renzi bis, mascherato da Conte bis o qualsivoglia altro nome, avremo più debiti. Quando Lui arrivò a Palazzo Chigi il debito pubblico ammontava a 2.017 miliardi, meno di tre anni dopo, quando gli elettori lo costrinsero a lasciare, il debito aveva raggiunto quota 2.218. Duecento miliardi in più: un bel record per chi si dipinge come il salvatore dei soldi degli italiani.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.