2025-09-08
«I santi Frassati e Acutis invitano i ragazzi a non sciupare la vita»
Ieri la canonizzazione. Il Papa: «C’incoraggiano a rendere l’esistenza un capolavoro».Davanti a oltre 80.000 fedeli riuniti in piazza San Pietro, papa Leone XIV ieri ha proclamato santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis. Una canonizzazione attesa, che unisce due epoche, due culture e due destini giovanili, ma in un unico slancio verso Cristo. Per Carlo Acutis era presente tutta la sua famiglia: il papà Andrea, la mamma Antonia, il fratello Michele e la sorella Francesca. Si tratta di un evento eccezionale considerato che i tempi di canonizzazione normalmente sono lunghi. Un precedente ci fu nel 1950 con Maria Goretti. L’omelia del Papa, scandita da applausi, ha sottolineato che il rischio dell’esistenza è «sprecarla al di fuori del progetto di Dio».Pier Giorgio Frassati, studente torinese dei primi decenni del Novecento, incarnò una fede anche sociale, vissuta nell’Azione cattolica, nella Fuci, nelle Conferenze di San Vincenzo. Sempre pronto ad aiutare i poveri, visse la santità come azione concreta, intrecciando spiritualità e impegno politico. Carlo Acutis, adolescente dei nostri giorni, coniugò invece la passione digitale con il fervore eucaristico. Leone XIV ha ricordato una sua frase: «Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’eucaristia si diventa santi». Autore di una mostra sui miracoli eucaristici diffusa nel mondo, visse la fede in modo semplice ma radicale. «La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio», scriveva, ricordando che «la conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’Alto». Entrambi, ha osservato Leone XIV, hanno percorso la stessa via di tanti altri santi: da Francesco d’Assisi, che seppe «spogliarsi di tutto per seguire il Signore», ad Agostino che, tra i nodi aggrovigliati della vita, sentì la voce di Dio: «Voglio te». «A volte noi li raffiguriamo come grandi personaggi, dimenticando che per loro tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto sì a Dio».In un tempo in cui si parla molto della necessità di riscoprire l’identità cristiana, l’esempio di Pier Giorgio e Carlo appare come la risposta più limpida: la santità non è un ideale irraggiungibile, ma un «sì» dato alla grazia di Dio. La santità non è un oggetto da difendere, ma una relazione viva con Cristo. Il santo è colui che si lascia plasmare, giorno dopo giorno, spesso nei gesti più semplici: la Messa, l’adorazione eucaristica, la confessione, la carità discreta. «Carissimi», ha detto il Papa, «i santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. Ci incoraggiano con le loro parole: “Non io, ma Dio”, diceva Carlo. E Pier Giorgio: “Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine”».Nei giorni in cui a Roma si è parlato molto del cosiddetto «giubileo/pellegrinaggio Lgbt», la canonizzazione ha mostrato una prospettiva diversa. Le polemiche e le rivendicazioni sbiadiscono davanti alla forza silenziosa della testimonianza cristiana: perché l’identità non nasce da etichette o accomodamenti, ma dalla sequela radicale del Vangelo.La santità, ha sottolineato Leone XIV nell’omelia, «non si adatta ai capricci o alle emozioni del momento, ma chiede la conversione del cuore». È un cammino che trascende ogni appartenenza umana, perché radicato nella persona viva di Cristo. «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo», ha ricordato il Papa citando il Vangelo di Luca.Il motto che Frassati scrisse ai piedi di una sua fotografia di montagna - «Verso l’alto» - è la migliore delle didascalie per la giornata di ieri. È la stessa direzione che Carlo, con il suo amore per l’eucaristia e la sua creatività digitale, ha indicato ai coetanei. «Il giorno della morte sarà il più bel giorno della mia vita», confidava Pier Giorgio. «Il Cielo ci aspetta da sempre», diceva Carlo. Così, davanti a due giovani santi , la Chiesa intera riscopre la sua identità più autentica: quella di un incontro trasformante che rende nuova la vita.
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