2021-09-23
Preso lo zio di Saman: «Era protetto a Parigi»
Lo zio di Saman Danish Hasnain (Ansa)
Arrestato Danish Hasnain, accusato di essere l'esecutore materiale dell'omicidio della nipote, scomparsa il 30 aprile scorso. Era nella capitale francese, coperto da alcuni connazionali. Beccato grazie ai social, tra una settimana dovrebbe essere in Italia.Lo hanno rintracciato in Francia tramite i social network e presto sarà in Italia, dove gli investigatori lo attendono per interrogarlo. È accusato di aver ucciso e occultato il cadavere di sua nipote Saman Abbas, la diciottenne pakistana scomparsa nel nulla la notte tra il 30 aprile e l'1 maggio scorso a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, per essersi opposta a un matrimonio combinato. Danish Hasnain, 33 anni, era partito di corsa la mattina dell'1 maggio ed era riuscito a far perdere le sue tracce. I carabinieri, però, sin dal 25 maggio, giorno in cui è stato emesso il mandato di cattura internazionale, hanno cominciato a seguire le tracce digitali che lasciava sui social. E anche se non postava foto o commenti, la sua chat di Facebook risultava spesso attiva. Gli indirizzi Ip negli ultimi giorni indicavano la sua presenza in Francia. Finché la gendarmeria l'ha individuato in rue de Bastion, quartiere di Garges les Gonesse a Parigi. Ieri mattina la polizia francese ha fatto irruzione nell'appartamento che condivideva con i connazionali che gli avevano offerto rifugio e coperture. Non aveva documenti, ma è stato riconosciuto da un neo sulla parte destra del volto. Le impronte digitali, poi, hanno fornito la prova: l'uomo fermato era davvero il ricercato pakistano accusato di essere l'esecutore materiale dell'omicidio. Sull'accusa pesa non poco la testimonianza di Alì, fratellino sedicenne di Saman, che ai carabinieri aveva subito riferito: «Secondo me l'ha uccisa strangolandola, anche perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano». E in un secondo verbale, a modo suo, aveva spiegato: «Io penso che tutto quanto accaduto è stato mio zio Danish. [...] perché mio zio guardava male mia sorella, nei giorni precedenti, e lui è uno che picchia e uccide. Ciò in quanto mia sorella era già scappatadue volte, una volta in Belgio e una volta in comunità, e nella nostra religione ciò è un grande sbaglio... Sono molto spaventato da lui. Mia sorella invece non aveva paura di lui e lei gli rispondeva e questa cosa a lui non piaceva. Non piaceva neanche che lei era scappata…». E aveva concluso la sua verbalizzazione nel modo più drammatico: «Nella nostra cultura va bene quando una ragazza scappa di casa, ma quando smette di essere musulmana lei viene uccisa». La stessa notte della scomparsa, lo zio, messaggiando via Whatsapp con una donna, aveva comunicato: «Abbiamo fatto un lavoro fatto bene». Parole che gli investigatori riconducono al delitto. Anche perché l'interlocutrice aveva risposto: «Sto tremando». Ma alla donna Hasnain aveva riferito anche che i genitori di Saman erano partiti per sempre per il Pakistan. E infine l'aveva invitata a «cancellare la chat». Un altro dettaglio che gli investigatori ritengono di particolare rilievo.Il quadro indiziario si è aggravato quando i carabinieri hanno acquisito il filmato dalle telecamere dell'azienda agricola in cui lavoravano i parenti di Saman, che hanno ripreso lo zio e i cugini con arnesi da lavoro e con una pala e un piede di porco muoversi in un orario sospetto il giorno prima della scomparsa della ragazza. Secondo l'accusa, avrebbero collaborato anche i due cugini: Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Il primo è in carcere a Reggio Emilia, anche lui arrestato a fine maggio in Francia. Il secondo è ricercato. Latitanti sono anche i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen (indagati pure loro per concorso morale in omicidio). «Siamo molto soddisfatti», ha commentato il procuratore di Reggio Emilia Isabella Chiesi, «aspetteremo che giunga in Italia per avere contezza di qualcosa di più». Per la consegna, ha spiegato il magistrato, «di solito i tempi sono di una settimana, dieci giorni».L'arresto, ha aggiunto Chiesi, «è fondamentale perché ci consentirà di avere una versione dei fatti, sempre che la voglia rendere, o delle indicazioni anche su dove si trova il corpo di Saman». E ora gli inquirenti hanno anche la possibilità di «mettere a confronto le versioni dei fatti» dello zio con quella del cugino. In base agli accertamenti, «riteniamo», ha concluso il pm, «che fosse la mente di questo progetto criminoso pazzesco». All'indagato, infatti, viene contestata anche la premeditazione. E nel capo d'imputazione che è stampato sul mandato di cattura europeo, i magistrati ricostruiscono così la notte tra il 30 aprile e l'1 maggio: «Per impedire a Saman di allontanarsi da casa, il padre Abbas chiamava Danish Hasnain, il quale giungeva con Nomanulhaq Nomanulhaq e Ljaz Ikram e con questi attendeva la nipote in un campo vicino alla loro abitazione; nel frattempo, i genitori (Abbas e Shaheen) inducevano la figlia a seguirli in tale luogo, poi si allontanavano e la lasciavano con lo zio e i cugini». È a quel punto che, secondo l'accusa, «Hasnain, unitamente a Nomanulhaq e a Ikram la prendeva in consegna e, dopo averla privata della libertà di movimento, la conduceva in luogo non individuato e ne cagionava la morte, con una condotta materiale allo stato in fase di accertamento». È quest'ultima la parte della macabra storia che per gli investigatori è ancora oscura. E che solo lo zio e i due cugini della vittima potranno ricostruire. Sulla scena, come dimostrano i filmati della telecamera e stando a quanto testimoniato dal piccolo Alì, quella maledetta notte non c'erano altre persone su quella che gli investigatori chiamano la scena del crimine. Per inserire l'ultimo tassello che andrà a completare l'accusa, quindi, gli inquirenti attendono lo zio Danish.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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