2022-11-21
Sono di Saman i resti nel casolare. «Ritrovati su indicazione dello zio»
I Carabinieri del Ris sul luogo del ritrovamento dei resti nei pressi di Novellara. (Ansa)
Sepolta sotto due metri di terra a 300 metri da casa. Ora il test del Dna per la conferma. Non c’è ancora la certezza scientifica, ma gli inquirenti non hanno dubbi: i resti ritrovati nell’ex porcilaia nella campagna di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, sarebbero quelli di Saman Abbas. Potrà confermarlo solo l’esame del Dna, ma sembra che sia stato lo zio della diciottenne, Danish Hasnain, che si trova detenuto nel carcere di Reggio Emilia, a condurre gli investigatori al casolare diroccato. La notizia della sua presenza sul luogo del ritrovamento ha trovato conferma da fonti qualificate e avvalora la tesi degli inquirenti secondo cui i resti sarebbero proprio quelli della giovane pakistana. Il cadavere era avvolto da alcuni teli, ricoperto di terra a due metri di profondità, probabilmente dalla notte del 30 aprile 2021. Il rudere si trova a 300 metri dall’azienda agricola dove la famiglia Abbas lavorava e viveva. La porcilaia era già stata ispezionata più volte dai carabinieri ma senza risultati, questa volta però c’era Hasnain, che insieme ai genitori di Saman e ai due cugini della ragazza avrebbe partecipato al delitto, a indicare il preciso punto in cui scavare. Una volta trovato il corpo, i militari, con il Ris di Parma e i vigili del fuoco, si sono concentrati sul mettere in sicurezza l’area perché prima di esumare e spostare il cadavere sarà necessaria una perizia tecnica e dovrà disporla la Corte di assise. Il processo ai cinque imputati, infatti, è già stato fissato per febbraio, l’accusa è di omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere. L’esame del Dna darà un nome a quei resti e il referto del medico legale farà luce sulle cause della morte. I cugini di Saman, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq, ora si trovano in carcere in Italia, dopo esser stati fermati in Francia. Il padre, Shabar Abbas, è in arresto in Pakistan da pochi giorni, mentre la madre, Nazia, è l’unica ancora a piede libero. Adesso si troverebbe in Europa, ma insieme al marito era fuggita proprio in Pakistan all’indomani della scomparsa di Saman. La prima svolta nelle indagini si ebbe con la telefonata del padre a un parente cui rivelò: «Ho ucciso mia figlia e sono venuto. Non me ne frega nulla di nessuno». E ancora le riprese di alcune telecamere di sorveglianza di un capannone che, il giorno prima del delitto, hanno registrato i due cugini e lo zio dirigersi con secchi e badili nella direzione proprio dell’ex porcilaia. Chi segue le indagini è convinto che i tre uomini sarebbero andati lì per preparare la fossa dove poi l’avrebbero gettata il giorno dopo, circostanza che configurerebbe un omicidio premeditato. Le telecamere di videosorveglianza hanno poi registrato Saman allontanarsi con i genitori (la coppia qualche minuto più tardi è rientrata senza figlia) poco dopo la mezzanotte e il fratello minore della ragazza, testimone chiave dell’accusa, afferma di aver visto lo zio tornare a casa un’ora e mezza dopo. Tempi e ricostruzioni, tutto combacia. Quel casolare, oltretutto, era frequentato dai tre (cugini e zio) anche per consumare alcolici, ha rivelato la trasmissione Chi l’ha visto? e chissà se lo hanno fatto anche quella sera, dopo aver ricoperto di terra il corpo ormai senza vita di Saman. Era il 30 aprile del 2021 quando si sono perse le sue tracce. È ancora tutto da confermare, ma se quel cadavere fosse il suo, si sarebbe sempre trovata lì, a pochi metri dove abitava, dove sognava una vita diversa da quella che la sua famiglia aveva scelto per lei.
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