2019-05-27
Lega primo partito, ora cambia tutto
La Lega è il primo partito d'Italia. Le notizie giunte nella notte hanno tolto ogni dubbio, soprattutto hanno sconfessato le previsioni delle ultime settimane e anche gli exit poll, gli instant poll e tutti gli altri sondaggi che nella giornata di ieri circolavano nelle redazioni. Il partito guidato da Matteo Salvini ha superato tutte le previsioni, sfondando il tetto del 30 per cento. Gli ultimi dati lo danno al 34, più di quanto prese il Movimento 5 stelle (...)(...) un anno fa. I rapporti di forza tra i due alleati di governo si sono ribaltati. La Lega ha più dei voti che presero i grillini e questi sono più o meno allo stesso livello della Lega dopo il 4 di marzo. Per Salvini si tratta di un risultato straordinario, perché cinque anni fa, quando la Lega si presentò all'appuntamento con il voto europeo, prese un magro 6 per cento, dietro al Pd, ai 5 stelle e a Forza Italia. All'epoca sembrò un fallimento, ma in realtà si trattò di un successo, perché alle precedenti politiche il partito che era stato di Umberto Bossi, dopo gli scandali faticò a mantenere il 4 per cento. Proprio per questo, per quel risultato in crescita nonostante il partito fosse dato quasi da tutti per morto, parlammo di Salvini come nuovo leader del centrodestra. Oggi, a distanza di cinque anni, il Capitano leghista non solo si conferma capo incontrastato di quel fronte moderato che in Italia è sempre stato maggioranza, ma addirittura si laurea alla guida del maggior partito italiano, raggiungendo percentuali che un tempo sono state appannaggio della Dc, del Pci e di Forza Italia.Che la Lega raddoppiasse i voti ottenuti un anno fa e quasi decuplicasse quelli conquistati sei anni fa, i fini analisti della politica del piffero pare non lo avessero previsto. Soprattutto non avevano immaginato che concetti come la difesa dei confini e dell'interesse nazionale, la sicurezza e la legittima difesa, l'autonomia regionale potessero conquistare oltre un terzo dell'elettorato. Ancor questo risultato pare straordinario se si considera che è stato ottenuto pur in presenza di un'alleanza contro natura come quella con i 5 stelle, un'intesa che nelle ultime settimane è stata messa a dura prova. Già, un risultato inimmaginabile per gran parte dei soloni della stampa, ma soprattutto un messaggio chiaro da parte degli italiani.Certo, ora si tratterà di capire come dovrà essere declinato questo messaggio, ossia come sarà possibile tradurre in pratica il consenso conquistato. A naso, dopo aver ascoltato il commento notturno di Salvini ai dati delle elezioni, ci pare di poter dire che la crescita della Lega e la decrescita (non sappiamo se felice o meno) del Movimento 5 stelle consentano una sterzata al governo che, al di là delle chiacchiere se il Pd di Nicola Zingaretti abbia vinto o meno, è ciò che ci preme di più. Fino a ieri i rapporti di forza fra Salvini e Di Maio erano a favore di quest'ultimo. Come spiegò il vicepremier grillino in vista del voto sul sottosegretario Armando Siri, i pentastellati nel consiglio dei ministri sono maggioranza. Da oggi a Palazzo Chigi i 5 stelle continueranno a essere maggioranza, così come in Parlamento manterranno il numero più consistente di onorevoli. E però, questo è certo, nel Paese le cose sono ormai diverse. Il fascino del movimento che voleva aprire le Camere come una scatola di tonno è appannato, forse svanito. Per il partito di Di Maio una crisi di governo e il ritorno alle urne in questo momento avrebbe un effetto devastante. Molti grillini, a cominciare dal vicepremier e ministro del Lavoro, non potrebbero candidarsi per via del limite dei due mandati. E allo stesso tempo, passare dal 32 per cento del 4 di marzo di un anno fa al 22 o 23 del 2019 significherebbe perdere almeno un terzo degli eletti, riducendo le truppe parlamentari. Si tratta di un prezzo molto alto, che difficilmente Di Maio e compagni potrebbero pagare.Dunque, indipendentemente dai consensi riconquistati ieri sera dal Pd (grazie all'assenza di Leu), la sostanza ci pare evidente. Dopo il voto europeo, Salvini ha la possibilità di dare una sterzata al governo, facendo ciò che nell'anno passato, a causa delle divisioni con i 5 stelle, non è stato possibile fare. Al tavolo con i grillini, da ieri il Capitano leghista ha un'arma in più, ovvero le elezioni. All'alleato ormai divenuto avversario infatti può prospettare la fine della legislatura, sapendo che per Di Maio e compagni sarebbe una sciagura. Allo stesso tempo, Salvini sa che un'intesa fra Pd e 5 stelle non è realizzabile, un po' per la diversità di vedute tra i due partiti, ma molto per la difficoltà di raggiungere una maggioranza.Ovviamente il voto di ieri vale per il Parlamento europeo e non per quello italiano. Eppure, mai come in questo caso influirà sui nostri destini. Perché si è votato per Bruxelles, ma con un occhio e forse più a Roma. Così dal governo del cambiamento siamo passati alle elezioni del cambiamento. E ora è il momento di invertire la rotta.
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (Ansa)
Federico Marchetti, fondatore di Yoox (Ansa)
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)