Ansa
«Se l'Eni avesse ricevuto una fornitura di 3 milioni di tonnellate di kerosene o gasolio, nel palazzo di vetro in cui all'Eur ha sede il quartier generale del gruppo l'avrebbero saputo anche gli uscieri». Ride di gusto il mio interlocutore, un manager che di affari internazionali ne ha conclusi a dozzine. In base alla sua esperienza, quella messa in scena nella hall del Metropol di Mosca non era una trattativa per vendere petrolio e finanziare la Lega, ma solo un trappolone per allocchi. Così, mentre sghignazza, mi spiega: «Ma le pare che 12 milioni di barili arrivino senza che se ne sappia nulla? Primo: l'Eni non importa prodotti raffinati, ma greggio, e se avesse sottoscritto un contratto come quello, avrebbe dovuto giustificare un cambio di rotta nelle strategie aziendali, comunicandolo all'intero (...)