2019-03-26
Salvini striglia Tria sugli sbancati: «Firmi il decreto, non aspetti l’Ue»
Il vicepremier accelera sulla questione degli indennizzi ai risparmiatori travolti dalle crisi bancarie. Il ministero aveva paventato il rischio di sanzioni a causa del contrasto tra i rimborsi e i paletti europei.Gran pressing di Matteo Salvini sul ministro dell'Economia e finanze Giovanni Tria a proposito della questione degli sbancati. Ieri il leader leghista ha posto con forza la questione dei decreti attuativi per indennizzare i risparmiatori travolti dalle crisi bancarie: «Con tutto il garbo e l'educazione possibile, mi aspetto entro questa settimana i decreti del Mef, altrimenti li andiamo a scrivere noi», ha detto il vicepremier. Alternando bastone e carota (poca carota), Salvini ha poi precisato che i rapporti con Tria sono «eccezionali: Tria è parte di una squadra fortissima». «Se poi mi firma i decreti attuativi per i rimborsi ai risparmiatori truffati, lo porto via per il weekend. Però», ha aggiunto, «o li firma entro questa settimana, e lo dico nel modo più costruttivo possibile, oppure, se mi dice “aspettiamo una risposta dall'Europa", ne facciamo a meno di questa risposta». Salvini ha ricordato: «C'è tanta gente che si arrabbia e che ha fame e ha fretta: quindi non credo si possa aspettare mezz'ora di più. Sono certo che entro questa settimana Tria firmerà i decreti e saremo tutti felici e contenti». Incalzato dai cronisti sull'eventualità di un no del Mef, Salvini ha risposto laconico: «Non lo prendo neanche in considerazione. Non possiamo sempre aspettare le letterine dall'Europa». E la chiave per capire il cuore del problema sta nell'ultima battuta di Salvini: il rapporto con l'Ue. Un documento di fine anno del Mef, infatti, aveva sollevato proprio il tema del possibile contrasto tra i rimborsi e le mitiche regole Ue, e l'eventualità di sanzioni verso l'Italia. Ma può essere davvero questo fattore a bloccare ancora una volta la macchina degli indennizzi? Su Twitter, il presidente della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi ha supportato il pressing di Salvini: «Se serve una mano, ho la penna pronta», ha scritto. Il presidente della commissione Finanze del Senato, Alberto Bagnai, ha evocato il tema che può effettivamente cambiare la partita, e cioè il recente clamoroso pronunciamento della Corte di giustizia dell'Ue, che ha accolto il ricorso contro la decisione della Commissione di Bruxelles che considerò «aiuto di Stato» l'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi per il salvataggio di Tercas nel 2014. Quella decisione cambia tutto, e non si capisce per quale ragione l'Italia debba continuare a giocare in difesa, anziché andare all'attacco. «La sentenza del tribunale dell'Ue», ha detto Bagnai, «stabilisce che la commissione, proibendo l'intervento del Fondo interbancario, ha commesso un atto non solo ingiusto, perché negava al nostro Paese spazi di manovra concessi ad altri, ma anche illegittimo perché contrario alle regole europee. Questa sentenza apre quindi al nostro governo uno spazio politico per esigere che i danni causati da questa decisione, che causò una crisi bancaria, con l'azzeramento di migliaia di piccoli azionisti e obbligazionisti, vengano risarciti». Insomma, lo spazio per uscire dall'attesa c'è. La pensa così, sia pure con una nota polemica nei confronti della Lega, il sottosegretario grillino al Mef, Alessio Villarosa: «Salvini stia tranquillo, dalla sentenza della scorsa settimana della Corte Ue sul caso Tercas, abbiamo velocizzato la scrittura dei decreti attuativi e sono certo che il ministro Tria firmerà nei prossimi giorni». Alcune ore più tardi, dalla sua pagina Facebook, pure Luigi Di Maio si è espresso: «Qui non basta che il Mef firmi subito il decreto per rimborsare i risparmiatori truffati dalle banche. Qui bisogna anche fare chiarezza su come quelle povere famiglie sono state truffate. Il rimborso deve arrivare subito, questo non va messo nemmeno in discussione, ma bisogna lavorare anche ad altro». Chiaro riferimento alla Commissione d'inchiesta sulle banche. C'è da augurarsi che questa pressione porti il Mef a sbloccare l'iniziativa. Del resto, dopo la decisione della Corte di giustizia Ue, tutto è cambiato. Lo stesso ministro degli Esteri Enzo Moavero, solitamente prudentissimo quando si tratta di Europa, nei giorni scorsi aveva a chiare lettere evocato la possibilità di una richiesta di danni. Sarebbe paradossale che proprio ora che la commissaria Ue, Margrethe Vestager, è più in difficoltà (di tutta evidenza, le sue decisioni aggravarono la crisi bancaria italiana, innescando un effetto domino), fosse proprio il Mef italiano ad arretrare. Se i timori - e di fatto un implicito parere negativo - del Mef potevano essere discutibili, ma almeno comprensibili, prima della decisione della Corte Ue, ora lo scenario è del tutto cambiato: e davvero non avrebbe senso un approccio rinunciatario e timido. Il governo ha tutta la possibilità di procedere. Va ricordato che la platea dei risparmiatori interessati si avvicina alle 300.000 unità. Da tempo, le bozze dei decreti attuativi sono pronte, e si attende solo la firma del titolare del Mef. Le associazioni dei danneggiati rumoreggiano, Lega e M5S sono ben consapevoli dell'attesa (e di qualche comprensibilissimo nervosismo) degli sbancati. Farli attendere ancora non è consigliabile.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)