2025-09-22
Salvini lancia la piazza pro Occidente. «I capetti Ue vogliono guerra, noi no»
Nel tradizionale raduno di Pontida, il segretario traccia la rotta: lotta all’immigrazione e niente esercito europeo. Roberto Calderoli tuona sull’autonomia, Roberto Vannacci vuole il giuramento della X Mas insegnato nelle scuole.Mentre la polenta sobbolle, il pratone di Pontida si colma di cinque, dieci, forse 20.000 militanti della Lega. Arrivano dalla Lombardia, dal Piemonte, ma anche dalla Sardegna: hanno la bandiera coi quattro mori, garrisce con quella del leone di San Marco.Qui l’autonomia - s’incaricherà di interpretarla Roberto Calderoli che alla sinistra urla: «Ci hanno messo di mezzo anche la Corte costituzionale ma io, come mi ha insegnato Bossi, non mollo» - è ancora il collante. A Giorgia Meloni che dalla festa dei «suoi» ragazzi all’Eur dice «Kirk lo hanno ammazzato perché era pericoloso: smontava la narrazione del mainstream con la logica», risponde Matteo Salvini: «Non un minuto di silenzio ma un pensiero a Charlie Kirk e un applauso che arrivi fino all’Arizona». La platea leghista è qui anche per Charlie Kirk: è sotto il segno del «martire» Maga che si celebra il raduno delle origini, 35 anni dopo il primo appuntamento voluto da Umberto Bossi - a lui un augurio speciale di Salvini che ricorda anche Silvio Berlusconi - dove i Comuni lombardi giurarono contro l’imperatore Federico Barbarossa. Ma quel popolo è qui anche per ricordare che la Lega è una. La dipingono divisa tra Salvini, i governatori e Roberto Vannacci. In effetti, ad ascoltare gli interventi, sembra che esista una Lega di lotta, quella del generale che ha un esercito di 150 circoli e un arsenale di 500.000 voti, e una di governo, quella di Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia che schiera un bilancio pubblico risanato, e degli amministratori con in mezzo Matteo Salvini che vuole guidarla verso una lenta mutazione dell’identità.Invece ha ragione il popolo: la Lega è una. Lo dice Giancarlo Giorgetti che pare schermare le velleità di Roberto Vannacci: «C’è il cuore che batte qui e ci lega alle nostre tradizioni che continuano e durano nel tempo, c’è un capo e ci vuole rispetto per la gerarchia altrimenti finiremo come tutti gli altri». E lo dice anche Luca Zaia. Tutti convinti che il «doge» venisse per rompere e invece insiste: «Non penso che sia lesa maestà chiedere un candidato leghista come mio successore: il nostro candidato è Alberto Stefani».Una cosa che la Lega assolutamente non vuole è la guerra. Matteo Salvini dal palco insiste, sempre nel nome di Kirk e con alla spalle lo slogan di quest’anno che è «Senza paura», annuncia: «Il 14 febbraio faremo una grande manifestazione per i valori, i diritti, i confini e le libertà della civiltà occidentale». Il tema forte è quello dell’immigrazione e delle espulsioni che viene cavalcato anche da Vannacci. Il segretario e vicepremier ricorda che si dovrà difendere in Cassazione dal ricorso che la Procura di Palermo ha fatto contro la sua assoluzione con formula piena nel processo Open Arms. E insiste: «Il nostro obbiettivo è blindare i confini sempre che qualche magistrato politicizzato non ci fermi. Ci sono immigrati che si vogliono integrare, ma il fanatismo islamico è incompatibile con le nostre leggi». Da qui il raduno pro-Occidente.Matteo Salvini, poi, alza e sposta il tiro: «Non asseconderemo la voglia di guerra di capetti e mezzi leader europei che parlano di guerra per nascondere i loro fallimenti. Non manderemo mai nostri figli e nipoti a combattere in Ucraina, non siamo in guerra contro nessuno. Domani», ha insistito Salvini, chiederò a tutti, nei Comuni, di depositare una mozione che ricordi che l’Italia è contro la guerra e per vedere come la pensano i partiti». Il segretario leghista ha toccato tutti i temi dell’attualità. Su Gaza ha scandito: «Due popoli due Stati è il mio auspicio ma finché ci saranno i tagliagole di Hamas è irrealizzabile». Sulla prossima manovra di bilancio insiste: «La banche, quelle grandi, che hanno guadagnato 46 miliardi e mezzo miliardo di commissioni ci devono dare una mano». Tocca a Roberto Vannacci, durissimo sull’immigrazione, che fa una doppia provocazione: «Il giuramento di Pontida andrebbe insegnato nelle scuole, così come andrebbero insegnati ai ragazzi chi sono stati gli eroi della Decima Mas. Oggi i ragazzi non li conoscono mentre sanno chi è Greta Thunberg che, invece, non ha combinato nulla». Si attende reazione da sinistra. Numerosi gli ospiti stranieri, dal figlio di Jair Bolsonaro, Flavio, a Santiago Abascal di Vox, ma il più atteso è Jordan Bardella, presidente francese del Rassemblement national che dice: «Cercherò di parlare italiano per rendervi omaggio. Una delle battaglie che ci unisce è la libertà d’espressione contro l’odio». Andandosene, Zaia sussurra: «Vannacci va bene se fa il leghista».
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