Salvini archivia i casi Ppe e Giorgetti: «Governo fermo sull’immigrazione»
Né Ppe né concessioni particolari alla presunta linea alternativa prospettata da Giancarlo Giorgetti. Intervenendo presso la scuola di formazione politica della Lega, Matteo Salvini è parso piuttosto netto nel ribadire le sue posizioni: sull'Europa, sul dibattito interno al partito, sull'immigrazione, e su qualche obiettivo concreto da conseguire nella discussione parlamentare della legge di bilancio.
Entrare nel Ppe? No, perché «non è come citofonare come se fosse uno scherzetto di Halloween». E ancora: «Il mio scopo non è inseguire la sinistra, ma consolidare il centrodestra. Noi siamo alternativi alla sinistra». E, per chi non avesse compreso bene, il segretario ha ribadito: «Il problema non è portare la Lega in gruppetti che inseguono la sinistra, perché se noi politicamente e culturalmente inseguiamo la sinistra abbiamo perso. L'agenda la dobbiamo scrivere noi». Il primo passo sembra dunque essere un'intesa tra i gruppi alla destra del Ppe. Quanto al dibattito interno alla Lega, Salvini ha tagliato corto sul consiglio federale tenutosi nei giorni scorsi: «Abbiamo parlato di futuro, perché per me le polemiche sono una fastidiosa perdita di tempo. Il confronto è bello, la polemica no». Interpellato sull'eventuale presenza dello stesso Giorgetti alla scuola politica, Salvini si è tenuto sulle generali: «È richiesto un contributo a tutti i governatori e ai ministri, in presenza o in remoto. Io ci sono, è la mia città. Conto che tutti portino il loro contributo».
E poi, in modo più esplicito: «Mi sembra che abbia avuto qualche problema di intendimento o fraintendimento con Bruno Vespa, ma se lo chiariranno loro. Non faccio il mediatore». Conclusione con richiesta di unità all'interno e all'esterno: «Il bello e la forza della Lega è da sempre stata la compattezza, la graniticità e le solidarietà. Si discute nelle sedi in cui è giusto discutere e poi si esce compatti e uniti come un sol uomo. Questa è la nostra scuola». Quanto alla prossima manovra di bilancio, Salvini ha indicato una battaglia specifica: «In questi giorni personalmente sto lavorando per sbloccare il bonus per i genitori separati che è stato approvato e finanziato, ed è bloccato per motivi burocratici. L'obiettivo è rendere disponibili questi soldi. Sono 800 euro al mese per mamme e papà separati o divorziati, che durante il Covid hanno avuto difficoltà sul lavoro e non riescono a pagare l'assegno di mantenimento. Questa è vita reale. Entro novembre si deve sbloccare questo bonus e anzi contiamo di arricchirlo tagliando degli sprechi che finanziano i furbetti del reddito di cittadinanza. Serve un emendamento e ci stiamo lavorando». Chiusura sull'immigrazione, con un messaggio a Luciana Lamorgese: «Ci sono stati mille sbarchi nelle ultime ore e arresti e sequestri di decine di milioni di euro per gente che con l'immigrazione clandestina mangia e ruba. Bloccare le partenze significa salvare vite e tutelare l'Italia. L'Europa da questo punto di vista non ha fatto e non fa nulla. Mi aspetto che lo faccia il ministro dell'Interno». Poi una stoccata indiretta anche a Mario Draghi, che avrebbe dovuto farsi promotore di un incontro tra la titolare del Viminale e il suo predecessore leghista: «Da mesi attendo un incontro, ma a questo punto non lo chiedo neanche più perché rischio di essere fastidioso. Se pensa di fare da sola tra un rave party e una baby gang, auguri all'Italia. Se invece il ministro Lamorgese con la regia del presidente Draghi avesse voglia di confrontarsi e capire come si può intervenire per bloccare degli sbarchi, che ormai stanno arrivando quasi a 60.000, io sono a disposizione», ha concluso.
L'insofferenza (motivata) verso le lentezze e le cattive performance del governo è dunque palpabile. Resta da capire se e come la Lega e il centrodestra saranno in grado di tradurla in iniziative politiche efficaci e percepibili dagli elettori.





