2019-02-24
«Salvai Tiziano al processo di Genova. E ho avuto un lavoro alla Marmodiv»
Antonello Gabelli ha patteggiato 22 mesi per il crac Chil Post: «Il babbo dell'ex premier, Massone e le mogli sono un mostro a più teste». Dopodiché Tiziano Renzi «mi offrì un incarico, ovviamente in nero. Non credo sia uno stinco di santo».La stazza è imponente, e allora indossa i panni di Ercole, che nella seconda delle sue dodici fatiche affrontò e uccise l'Idra di Lerna, il grande serpente marino con nove teste, di cui una immortale. «Tiziano Renzi, Mariano Massone e le loro mogli Laura Bovoli e Giovanna Gambino mi ricordano quell'essere mitologico che aveva molte facce, ma un solo corpo. Anche loro erano tanti, con tante società, ma un unico soggetto. Massone e Renzi sono molto bravi dal punto di vista commerciale, hanno una parlantina facile, sciolta, si presentano bene. Le mogli sono le amministrative, sono quelle che spolpano l'osso».Antonello Gabelli, 56 anni, alessandrino con la passione del Toro e della buona cucina piemontese, è l'Ercole che ha deciso di provare ad abbattere l'Idra. Nel 2016, invece, aveva accettato di andare al patibolo in silenzio, aveva patteggiato una pena a 22 mesi per reati che è convinto di non aver commesso, ma che per una malintesa ragion di Stato aveva deciso di accollarsi. Matteo Renzi era il presidente del Consiglio e lui accettò di stare zitto. La condanna arrivò per il crac della Chil post, la società che nel 2010 Tiziano Renzi aveva ceduto a Mariano Massone e che nel febbraio 2013 era miseramente fallita. Nel 2014 Gabelli, Renzi senior e Massone vennero iscritti sul registro degli indagati della Procura di Genova con l'accusa di bancarotta. Nel 2016 Tiziano fu prosciolto, Massone e Gabelli, invece, patteggiarono senza mai parlare con i magistrati. Due anni dopo il manager alessandrino, questa volta come testimone, è stato sentito dagli inquirenti fiorentini nell'ambito del fallimento della Delivery service Italia, finita sul lastrico nel luglio 2015. E questa volta Gabelli ha collaborato e ha offerto ai magistrati un scenario molto diverso da quello che aveva portato i magistrati ad archiviare Renzi senior a Genova, ossia che Tiziano e Mariano fossero, a partire dal 2010, due universi distinti e separati. Dopo gli arresti di lunedì, quando sono finiti ai domiciliari Renzi senior, Massone e Laura Bovoli, il procuratore di Genova Francesco Cozzi ha annunciato alla Verità di voler acquisire gli atti di Firenze per verificare possibili nuovi elementi, anche relativamente alla Chil post.Gabelli, alla fine i suoi vecchi compagni di lavoro sono stati arrestati tutti quanti.«Mi sono sempre chiesto come fosse possibile che i magistrati non avessero ancora contestato nulla. Ma prima di fare questa intervista vorrei premettere che io per Tiziano Renzi ho avuto sempre un grande rispetto e una grande stima, perché lui nei miei confronti si è sempre comportato molto bene, da signore. Per carità, non penso che sia uno stinco di santo, però i veri maneggi li faceva Massone. Per me il diavolo di questa storia è lui. L'altro era il socio e ha la colpa di essere andato troppo dietro al diavolo...». Nel procedimento fiorentino le sue dichiarazioni contro questi signori sono considerate molto importanti. «Il tempo è galantuomo, la verità viene fuori. Bisogna solo avere pazienza e aspettare che le cose vengano fuori. Anche se, a proposito dell'inchiesta di Genova sul mio conto sono state scritte cose sbagliatissime. Nessuno si è preso la briga di leggere le imputazioni, la sentenza: io non sono stato socio di quelle persone, non solo non ho intascato un soldo, ci ho rimesso un anno e più di emolumenti». La colpa è un po' anche sua che è sempre stato zitto con i magistrati e con i giornalisti. «Tenga conto che io per questa situazione ci ho rimesso la salute e mi sono gravemente ammalato di cuore». Se verrà riscritta la storia dell'inchiesta genovese lei riavrà almeno in parte il suo onore…«Guardi, quando è uscita la notizia dell'arresto e le mie dichiarazioni alla Procura di Firenze, ho girato gli articoli a mia figlia. Mi ha scritto su Whatsapp un messaggio più o meno di questo tenore: finalmente la verità viene a galla, sono contenta per te, sono fiera di te. Finalmente gli hai spiegato come siano andate le cose e in questo modo hai fatto venire fuori la verità. È questo, se vogliamo, che mi dà coraggio».La verità giudiziaria della Chil post è incompleta?«Su quell'inchiesta non è stato scritto niente di vero, ma io vorrei andare nel Gange a purificarmi e dimenticarmi di questo mondo e di questa gente».Che colpe si dà per il fallimento?«Nessuna. Io pregavo e imploravo Massone di risolvere i problemi. Ma non è servito a nulla. Tenga conto che io per questa situazione mi sono separato da mia moglie e mi sono gravemente ammalato di cuore». Ritiene che anche Tiziano Renzi abbia responsabilità nella sua condanna?«Sicuramente». La nominò lui amministratore. «Sì, esatto. Tiziano chiese espressamente che fossi io l'amministratore nella speranza che riuscissi a ficcare il naso nei libri contabili che tenevano Massone e la moglie».Dopo avervi venduto la Chil post, Renzi senior da Rignano sull'Arno non ha smesso di mettere il naso negli affari della sua vecchia azienda. E nel 2011 vi fece cedere l'unico asset importante che avevate, il contratto da mezzo milione l'anno con Tnt. «Esatto».Quella decisione ha contribuito al dissesto?«Noi ci siamo trovati in mano una scatola vuota, a quel punto non avevamo più credito in nessuna banca. Era sì un'azienda con una storia, però, non c'era più niente dentro».Purtroppo a firmare quella cessione di appalto hanno mandato lei… «Certo, certo».Il suo parere in quella decisione quanto è contato?«Meno di zero! Neanche me l'hanno accennato!».Ma lei era in confidenza con Tiziano? Non provò a protestare?«Non sarebbe servito proprio a niente. Tiziano era caduto nel gorgo e doveva cercare di salvarsi perché anche lui era in difficoltà economiche. A mio avviso, questa è una mia supposizione, ma non ho mai avuto la certezza, ha perso tanti soldi con i giochetti di Massone. Il mondo della distribuzione e del volantinaggio è brutto, fatto da gente brutta, dove purtroppo le persone corrette sono rarissime, e comunque si devono anche loro sporcare. Non si va al mulino senza infarinarsi...».Compreso Tiziano Renzi? «Assolutamente sì».Lei sa qualcosa dei rapporti recenti tra Tiziano e Mariano a partire dalla cessione di Chil Post a oggi?«Hanno continuato sempre nello stesso modo! E sono tuttora negli stessi rapporti. Né più né meno».La vicenda Chil post mi pare che le abbia rovinato la vita. Ma almeno qualcuno dei suoi vecchi compari ha provato ad aiutarla?«Renzi senior lo ha fatto finché poteva, poi non so perché ha smesso. Dopo il processo io mi sarei aspettato da Tiziano una telefonata e una busta. Invece mi è arrivato un piccolo supporto, nell'ordine di qualche centinaio di euro».In che modo?«Tiziano mi ha fatto fare qualche lavoro di ispezione nel settore del volantinaggio. In nero, ovviamente». Con che società le faceva?«Con la Marmodiv».Un'altra coop piena di guai. Capisce che non c'è niente di normale in quello che ci stiamo raccontando?«Purtroppo sì. Nel 2017 sono stato anche assunto per qualche mese con quella cooperativa. Poi sono iniziati i problemi giudiziari pure lì». Quindi, tra virgolette, il «premio» per il suo silenzio processuale sono state queste ispezioni e quella breve assunzione?«Bravo».Da quanto è che non vede più Tiziano?«Da anni, da quando è scoppiato il casino di Chil». Ma allora alla Marmodiv come ci arriva se non ha mai parlato con Renzi senior?«Mi ha contattato chi amministrava la Marmodiv, su sua indicazione».Ma perché Renzi senior cedette la Chil post a Massone?«Perché Mariano aveva bisogno di un'azienda sana, presentabile, da poter presentare in banca, un'azienda che fosse già sul mercato e non nuova, in modo che avesse una sua storia e presentabilità. Tiziano aveva suo figlio in politica e diceva: “Non si sa mai che rompono i coglioni a Matteo... io me ne libero così non ci sono più casini"». Però si è tenuto la futura Eventi 6. «L'ha fatto perché era nuova e quindi non aveva nessuno scheletro nell'armadio». Ha mai conosciuto Matteo Renzi?«Ho una foto con lui. Durante la campagna per le primarie era venuto ad Alessandria e Roberto Bargilli, l'autista del camper, che conoscevo per motivi di lavoro, me lo presentò fuori dal teatro dove Matteo era atteso per un comizio. In mezzo a mille persone ci siamo dati la mano. Tutto qui».Anche Bargilli è indagato. «Purtroppo è finito dentro all'inchiesta di Firenze pure lui».Si dice facesse il prestanome.«Era uno di noi, uno dei tanti. Erano altri a decidere tutto: Tiziano, Mariano e le loro consorti. Si sono conosciuti, piaciuti e hanno iniziato a collaborare in modo sempre più stretto. Ma purtroppo nel mondo della distribuzione è difficile poter fare le cose in modo pulito».Massone ha mai incontrato l'ex premier?«Credo proprio di sì. Un giorno Mariano è arrivato dicendo: “Sai io adesso vado a prendere un aperitivo a Palazzo Chigi. Vado a prendere un Crodino". Si vantava, faceva un lo sborone come al solito. Però mi penso che Matteo l'abbia sempre tenuto a distanza».(1. Continua)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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