2018-10-31
Salta l’emendamento per abolire la norma salva parenti di Renzi
Non passa la proposta di Fdi: senza la querela di Unicef, i pm non possono indagare sui 6,6 milioni per i bimbi finiti a Alessandro Conticini. La Lega e il M5s «salvano» i Conticini, i fratelli del cognato di Matteo Renzi, da un'inchiesta della Procura di Firenze. Sembra fantascienza, anzi fantapolitica, invece siamo di fronte a uno degli effetti collaterali della difficile ricerca d'equilibrio fra i due contraenti del contratto di governo. Il presidente della Commissione affari costituzionali del Senato (Stefano Borghesi, della Lega) ha dichiarato inammissibili molti emendamenti presentati da Fratelli d'Italia tra i quali uno - in particolare - che avrebbe reintrodotto la procedibilità d'ufficio per l'appropriazione indebita. Ovvero ciò che la Procura di Firenze contesta ai fratelli del cognato di Renzi (il marito della sorella è invece accusato di riciclaggio). Alessandro Conticini, lo ricordiamo, è stato il fondatore della Play therapy Africa e di altre due società attraverso le quali, secondo i pm di Firenze, insieme con i fratelli Andrea (cognato di Renzi) e Luca, avrebbe accumulato un tesoretto di 6,6 milioni dollari grazie ai «contributi di beneficenza» ricevuti da organizzazioni umanitarie - come Unicef - per finanziare attività di sostegno per i bambini africani. Soldi che, secondo l'accusa, sarebbero invece finiti nelle tasche dei Conticini. Il reato di appropriazione indebita però non è più perseguibile d'ufficio: la scorsa primavera il governo (all'epoca guidato da Paolo Gentiloni) ha approvato un decreto, firmato dall'allora ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ha modificato la procedibilità di alcuni reati, in particolare i «delitti contro il patrimonio». Reati come truffa, frode informatica e appropriazione indebita non sono più procedibili d'ufficio ma solamente in seguito a una querela delle parti offese. Unicef non ha presentato alcuna querela, ergo l'indagine rischia di finire in un nulla di fatto. Uno degli emendamenti al decreto sicurezza presentati da Fratelli d'Italia, se approvato, avrebbe permesso ai magistrati fiorentini di proseguire l'indagine anche in assenza di querela delle parti offese. I senatori Luca Ciriani, Giovanbattista Fazzolari e Ignazio La Russa avevano infatti proposto di reintrodurre la procedibilità d'ufficio in alcuni casi specifici per i reati di truffa, frode informatica e appropriazione indebita aggravata. A proposito dell'articolo 646, quello sull'appropriazione, i tre senatori avevano presentato questa proposta di modifica: «Si procede d'ufficio, se ricorre la circostanza indicata nel capoverso precedente o taluna delle circostanze indicate nel numero 11 dell'articolo 61». I pm dunque non avrebbero più bisogno di una querela di parte per agire «se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario» oppure «con abuso di autorità o di relazioni domestiche, ovvero con abuso di relazioni di ufficio, di prestazione d'opera, di coabitazione o di ospitalità». Però, il suddetto emendamento è finito fra quelli non ammessi. «Hanno detto», spiega Ignazio La Russa alla Verità, «che è estraneo alla materia. Non è stato neanche messo in votazione, così come gli altri emendamenti bocciati. La verità è che si tratta di emendamenti sensibili dal punto di vista politico. La manovra che stanno facendo in questo momento la Lega e il M5s, per non disturbarsi a vicenda», aggiunge La Russa, «consiste nel dichiarare inammissibili tutti quei nostri emendamenti sui quali la Lega dovrebbe votare a favore perché ripropongono punti del programma di centrodestra. Così ha deciso inappellabilmente il presidente della commissione, anche se io sostengo che non poteva farlo». Il problema, però, si riproporrà molto presto, perché Fratelli d'Italia non molla la presa: «Riproporremo questi emendamenti per l'aula: toccherà alla presidente Casellati», aggiunge La Russa, «valutarne l'ammissibilità». Che farete se verranno dichiarati inammissibili? Voterete no all'intero provvedimento? «Io personalmente», risponde La Russa, «sono molto perplesso: prendetevi la responsabilità di bocciarli, ma non farli neanche discutere… Ne parlerò con la Meloni e con il partito. Siamo un'opposizione patriottica: votiamo i provvedimenti che reputiamo buoni per gli italiani. Conto che la presidente Casellati metta in discussione gli emendamenti». Stando a quanto trapela dal «palazzo», le possibilità che il partito di Giorgia Meloni voti contro il decreto sicurezza sono scarse, considerati i temi contenuti nel provvedimento. Scarse, però, non significa nulle. L'irritazione per il comportamento della Lega, accusata di annacquare il programma di centrodestra per risolvere i problemi interni al M5s, è forte.