2024-12-02
Salta il capo della Fiat
A sorpresa Tavares, il manager auto più pagato al mondo (37 milioni nel 2024), si dimette da Stellantis: era ormai l’unico a insistere sull’elettrico invocando altri sussidi. Mentre in Germania i sindacati fan sul serio: battaglia durissima contro i tagli di Volkswagen.Si tratta di una vera e propria accelerazione da parte della proprietà del gruppo che ha in pancia marchi quali Fiat, Citroen, Peugeot, Jeep e Alfa Romeo e che, da mesi, si sta dibattendo in una crisi di vendite senza precedenti. È giusto parlare di accelerazione, perché già nei mesi scorsi erano trapelate le intenzioni della proprietà di arrivare a un cambio al vertice operativo di Stellantis, assicurando però che Tavares sarebbe rimasto al suo posto almeno fino alla scadenza del suo mandato, nel 2026. Così non è stato: il ceo portoghese non mangerà il proverbiale panettone.Dopotutto, i numeri non depongono proprio a suo favore: nel terzo trimestre 2024 Stellantis ha visto calare del 27% i ricavi a 33 miliardi di euro, principalmente a causa del baratro delle vendite, crollate a 1.148 milioni di unità, in calo di 279.000, ovvero del 20% rispetto all’anno precedente. Per Stellantis i dati sono da coma profondo: 496.000 veicoli immatricolati in Europa da luglio a settembre nel 2024 rispetto ai 599.000 del 2023 (-103.000) e di appena 299.000 modelli venduti negli Usa confrontati con i 470.000 di 12 mesi fa (-171.000). Meno modelli, i ricavi sprofondano: 12 miliardi persi nell’ultima trimestrale. Nei primi nove mesi del 2024 il gruppo ha venduto 1.550.430 auto, in calo del 6% sull’analogo periodo del 2023. La quota di mercato è pari al 15,9% contro il 17% di un anno fa: in Europa nessuno sta andando così male come Stellantis.Troppo (poco) anche per un supermanager come Tavares il cui stipendio, nel 2023, è stato di oltre 23 milioni di euro, salito all’incredibile cifra di 37 milioni nell’anno in corso. Il più pagato al mondo. «Siamo grati a Carlos per il suo impegno costante in questi anni e per il ruolo che ha svolto nella creazione di Stellantis, in aggiunta ai precedenti rilanci di Psa e di Opel, dando avvio al nostro percorso per diventare un leader globale nel settore», sono le parole di circostanza espresse da John Elkann in una nota, «intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo comitato esecutivo ad interim, con il supporto di tutti i nostri colleghi di Stellantis, mentre completiamo il processo di nomina del nuovo ceo. Insieme garantiremo la puntuale attuazione della strategia della società nell’interesse di lungo termine di Stellantis e di tutti i suoi stakeholder».La defenestrazione dell’ex capo di Psa, assurto a stratega di tutto il gruppo franco-italo-americano (ma ormai sempre meno «italo») mettono sotto una luce diversa le continue fughe dello stesso Tavares dal confronto con le parti politiche, italiane soprattutto. «Non rimpiangeremo Tavares. Il sostenitore della teoria “darwiniana” applicata però solo ai lavoratori. Ora diventa ancora più urgente riconvocare John Elkann in Parlamento. Domani scriverò a Fontana», s’affresta a postare Carlo Calenda, di cui resta un memorabile attacco, a metà ottobre, all’ormai ex ceo venuto a battere cassa (sussidi) di fronte alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato, dove lo ha accusato de visu di aver mentito per buona parte dell’anno precedente. «Siamo curiosi di sapere quanto prenderà Carlos Tavares come “premio” economico dopo la sua disastrosa gestione», ringhia la Lega di Matteo Salvini.Aveva promesso la produzione di un milione di auto in Italia, a fine settembre se ne sono prodotte meno di 400.000. Aveva promesso modelli a raffica per tutte le tasche, sono arrivate soltanto auto elettrificate che arrancano in tutte le classifiche di vendita. Aveva promesso la Gigafactory al posto dell’impianto motoristico di Termoli: niente neanche qui. Aveva promesso il rilancio di Maserati e Alfa Romeo: la prima è praticamente scomparsa, la seconda ha visto una macchina solo del nuovo corso, la Milano, poi ribattezzata il giorno successivo Junior per via delle scaramucce con il governo. Ecco, le liti con la politica, soprattuto italiana, non sono mai mancate. Contro l’esecutivo Meloni, ovviamente. Contro alcuni gruppi di minoranza, con Calenda sugli scudi. Mai, invece, una parola troppo forte o sopra le righe da parte del Pd. O della Cgil di Maurizio Landini: a momenti gli portano via le sue tute blu e lui disquisisce di altro. Il grande guru dell’auto a batteria a tutti i costi, l’unico dei grandi ad rimasto a sostenere questa posizione invocando sussidi (ma «per i cittadini»), lascia un’azienda che ha deciso la chiusura di fabbriche, come quella inglese di Luton, e vagheggiato lo spostamento della produzione in Oriente, soprattutto nell’amata Cina (dove Elkann si è appena recato in pompa magna con Prodi e Mattarella: la strategia andrà avanti?). E che si trova sull’orlo del precipizio anche nei confronti della nuova amministrazione americana di Donald Trump. Se il modello Tavares è arrivato al capolinea, lo è anche quello tedesco. Da oggi Volkswagen si trova ad affrontare uno sciopero a oltranza dei suoi lavoratori. Lo ha annunciato Ig Metall, il sindacato dei metalmeccanici tedeschi, dopo il rifiuto da parte dell’azienda delle proposte di quest’ultimo. Sul piatto ci sono 15.000 dipendenti che rischiano il licenziamento (il 2% del totale) e la chiusura di due o tre stabilimenti in Germania (sarebbe la prima volta nella storia). Il piano di ristrutturazione, secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, prevede una riduzione dei costi per quattro miliardi di euro, con un taglio del 10% agli stipendi e il congelamento dei salari per gli anni 2025 e 2026. «Se necessario, questa sarà la battaglia contrattuale collettiva più dura che Volkswagen abbia mai conosciuto», ha affermato in un comunicato Ig Metall, che rappresenta gran parte della forza lavoro. Un po’ diverso rispetto a chi, quando chiudono le fabbriche, dà interviste ai giornali del proprietario.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.