2025-10-02
San Siro, Sala lascia per strada 40 milioni
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Opere di manutenzione non realizzate, canoni sospesi per il Covid e oggetto di contenzioso, imposte sulla pubblicità mai riscosse. Inter e Milan si comprano lo stadio a prezzo di «svendita» pur avendo debiti da capogiro con il Comune. Ma per Mr. Expo è tutto ok.Nella notte tra lunedì e martedì il Consiglio comunale di Milano ha votato a favore della delibera che autorizza la cessione di San Siro a Milan e Inter. Una decisione storica, che segna l’inizio di una presunta crisi nella giunta di Beppe Sala (che, però, potrà iniziare ufficialmente solo dopo le dimissioni dell’assessore Elena Grandi) ma, soprattutto, l’uscita del Comune dalla gestione diretta del Meazza. E che porta con sé un paradosso clamoroso: proprio mentre l’amministrazione Sala si appresta a vendere lo stadio simbolo della città, rischia di perdere oltre 40 milioni di euro tra canoni sospesi, imposte mai riscosse e lavori di manutenzione mai realizzati.I numeri emergono dagli accessi agli atti promossi da Luigi Corbani e dalle relazioni della Corte dei conti, oltre che dalle sentenze del Tar Lombardia, e tracciano un quadro inquietante. Dal 2019 al 2025 i due club avrebbero dovuto realizzare interventi di manutenzione straordinaria e innovazioni per quasi 28 milioni di euro, a scomputo del canone. In realtà i lavori eseguiti sono stati soltanto 14, per un valore di 1,6 milioni. La differenza, 26,4 milioni, dovrebbe essere versata in moneta sonante a Palazzo Marino ma resta, per ora, solo sulla carta. Sul fronte dei canoni, la partita più delicata riguarda le stagioni 2019/20 e 2020/21, gli anni della pandemia: Milan e Inter hanno contestato le richieste del Comune, sostenendo che le limitazioni di pubblico giustificassero una riduzione più ampia. Palazzo Marino ha riconosciuto uno sconto rispettivamente del 22,7 e del 19,6%, includendo nel calcolo anche i diritti televisivi. Le società hanno impugnato la decisione davanti al Tar, che a novembre 2024 ha dato ragione al Comune, stabilendo che i diritti tv fanno parte degli «incassi» e vanno conteggiati. Risultato: saldo richiesto alle squadre da 3,87 milioni di euro. Ma i pagamenti non sono arrivati e la vicenda è finita in appello al Consiglio di Stato, dove resta pendente. Nel frattempo, nelle casse comunali mancano circa 20 milioni di euro.Ancora più clamoroso è il capitolo della pubblicità: dal 2012 al 2018, il Comune ha annullato in autotutela tutte le pretese impositive sugli impianti interni allo stadio (cartellonistica, led a bordo campo, maxischermi) e dal 2019 al 2025 non ha mai avviato accertamenti. Risultato: per 14 anni nessuna entrata. Una rinuncia che, pur valendo «solo» alcune centinaia di migliaia di euro, completa il mosaico delle perdite. Il tema era già esploso il 14 aprile scorso quando, in commissione consiliare, il consigliere di Fratelli d’Italia, Enrico Marcora, aveva posto la domanda che ora suona profetica: «Milan e Inter sono in regola con i pagamenti del canone di locazione di San Siro o stiamo per vendere l’impianto a privati inadempienti nei confronti del Comune?». L’assessore allo Sport, Martina Riva, aveva replicato: «I pagamenti risultano in regola, con l’eccezione delle annate 2019-2020 e 2020-2021. Le squadre hanno fatto ricorso, abbiamo vinto in primo grado, ora attendiamo la conferma del Consiglio di Stato. Marcora, può stare tranquillo». Ma oggi il voto in aula rilancia le stesse perplessità: ai cittadini basta un contenzioso aperto per essere esclusi da bandi e gare, mentre qui due società con decine di milioni in sospeso possono diventare proprietarie dello stadio. Già nel 2022 la Corte dei conti lombarda aveva invitato il Comune a vigilare meglio sulle opere «a scomputo» e a rafforzare la riscossione delle entrate extratributarie. Un monito rimasto inascoltato, se oggi la somma delle voci non riscosse supera i 40 milioni di euro.Come noto, il prezzo ufficiale della vendita di San Siro è di 197 milioni. Dentro ci sono i 73 milioni del manufatto e i 30 milioni del sedime. L’intero compendio di 280.000 metri quadrati è stato valutato 124 milioni, a 441 euro al metro quadro, lo stesso prezzo della sola superficie edificabile: una sottostima che equivale a una «svendita». In sostanza, il Comune rinuncia non solo alla gestione ma anche a una parte consistente del valore immobiliare, mentre nelle casse mancano ancora i soldi dei canoni contestati e delle manutenzioni fantasma. Per l’opposizione è un vero e proprio «regalo» a Milan e Inter: uno stadio storico ceduto a prezzo di saldo a chi, negli ultimi anni, non ha onorato pienamente i propri obblighi.Il sindaco Giuseppe Sala e l’assessore Riva difendono la scelta: meglio chiudere la partita e scaricare i costi di gestione sugli attuali utilizzatori, evitando che il Comune continui a sobbarcarsi spese e contenziosi. Ma i numeri messi in fila raccontano un’altra storia: tra il 2012 e il 2025, la città non ha incassato quanto dovuto da chi oggi si appresta a diventare proprietario dello stadio. Se la vendita è presentata come una mossa per liberare risorse e responsabilità, resta la sensazione di un doppio paradosso: non solo lo stadio viene ceduto, ma lo si cede a chi deve ancora saldare un conto di decine di milioni con i milanesi.«Dal sogno iniziato con Pisapia all’incubo di questi giorni. Per me la misura è colma. Addio!»: nel frattempo l’addio di Carlo Monguzzi alla maggioranza fa rumore, ma non basta da solo ad aprire una crisi nella giunta Sala. Il consigliere verde denuncia «la sostituzione di una parte della maggioranza con Forza Italia» e parla di una coalizione che «ama il cemento, il Salva Milano, la svendita di San Siro». Parole dure, che certificano la rottura politica. Ma sul piano istituzionale non cambia nulla: l’assessore Grandi resta al suo posto, le commissioni non vengono ridiscusse, i numeri in aula non si muovono. Per aprire davvero una crisi servirebbero dimissioni o voti contrari ripetuti in Consiglio. Finché non accade, l’uscita di Monguzzi resta solo uno slogan.Intanto, dopo l’astensione decisiva di Forza Italia in consiglio, Fratelli d’Italia ribadisce la sua linea d’opposizione. Riccardo De Corato (FdI) invita Sala alla cautela: «La partita su San Siro è ancora aperta, la magistratura sta valutando tutti gli atti. Noi continueremo un’opposizione ferrea contro scelte inadeguate e dannose del centrosinistra, senza compromessi o accordi anomali».
Claudio Del Monaco (Ansa)